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L’importanza del fegato quale centralina metabolica

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“Con il progetto Love Your Liver un team di epatologi si è recato in quattro scuole medie di altrettante città, Milano, Roma, Padova, Palermo, per stimolare i più giovani alla prevenzione. Abbiamo illustrato l’importanza del fegato quale centralina metabolica del nostro organismo e posto in luce tutti i rischi a cui è esposto in caso di comportamenti non adeguati, con il fine di generare una completa consapevolezza di fronte alla crescita di fenomeni come disfunzioni metaboliche, abuso di alcol, fegato grasso e relative complicanze. È importante che sin da giovani si acquisisca coscienza dell’importanza di una corretta alimentazione e degli effetti nocivi del consumo alcol, in preoccupante aumento. Oltre alla parte teorica, abbiamo proposto una serie di attività interattive, accogliendo le vivaci domande degli studenti e facendo vedere il fegato attraverso una vera e propria ecografia fatta in classe. Infine, abbiamo coinvolto gli alunni nella costruzione di poster informativi. 

Abbiamo condiviso a livello europeo le iniziative realizzate con l’associazione dei pazienti per favorire gli screening dell’Epatite C, l’appello per l’inserimento nei LEA dei test epatici ancora non disponibili, i rapporti tenuti con le istituzioni per la tutela dei paziente con epatopatia, il lavoro di redazione di un libro bianco sulle malattie epatiche a cui stiamo finendo di lavorare. Particolarmente ricco è stato poi il contributo scientifico, con numerosi studi inediti presentati nelle sessioni che si sono susseguite nei quattro giorni di Congresso EASL. Tra gli approfondimenti proposti, uno studio di un gruppo di Modena ha portato i risultati di miglioramento della sarcopenia nel paziente con TIPS; un lavoro multicentrico con Bologna capofila ha illustrato la risoluzione dei casi di ascite nei pazienti che usano albumina a lungo termine. Sono stati esposti anche i risultati di uno studio condotto dal gruppo di Palermo relativi ai trattamenti con le nuove terapie per l’epatocarcinoma, che impattano significativamente sulla sopravvivenza del paziente. Sono stati poi analizzati i modelli di microeliminazione dell’Epatite C, dove l’Italia nonostante tante difficoltà si conferma un modello e mantiene il suo obiettivo di eliminazione dell’infezione entro il 2030.

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