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L’autonomia differenziata c’è già in sanità e i risultati sono negativi: 8 Regioni sotto i livelli minimi e non garantiscono appieno assistenza e cura

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L’autonomia differenziata c’è già in sanità come attestato dai Lea (livelli essenziali assistenza) 2022 e i risultati sono negativi. Ben otto Regioni sono sotto i livelli minimi e non garantiscono a pieno assistenza e cura.

di Federico Licastro, già Professore di immunologia nell’Università di Bologna.

Sono stati pubblicati dal Ministero della Salute i risultati del Sistema di Garanzia che rappresenta lo strumento con cui il Governo controlla che l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) avvenga in condizioni di qualità, appropriatezza ed uniformità per tutti i cittadini italiani.

Sono ben 8 le Regioni e Provicie autonome italiane che non garantiscono sufficenti livelli di LEA. Sopra la sufficienza le altre 13 con al top Emilia-Romagna, Veneto e Toscana.

Dal documento ministeriale emerge che nel 2022 registrano un punteggio superiore a 60 (soglia di sufficienza) in tutte le macro-aree: Piemonte, Lombardia, Provincia autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Puglia e Basilicata.

Una Regione, la Valle d’Aosta, presenta un punteggio inferiore alla soglia nelle tre le macro-aree.  Le Regioni Calabria, Sicilia e Sardegna presentano un punteggio sotto soglia nell’area della prevenzione e nell’area distrettuale.  La Provincia autonoma di Bolzano, l’Abruzzo ed il Molise hanno un punteggio sotto soglia per l’area della prevenzione.  La Regione Campania il punteggio sotto soglia è per l’area distrettuale.

E’ importante ricordare che se non si raggiunge il punteggio minimo (60) anche su solo uno dei tre indicatori (prevenzione, distrettuale, ospedaliera), la regione risulta inadempiente.   

“L’area della prevenzione è quella più deficitaria. Infatti, gli indicatori relativi alle coperture vaccinali nei bambini non presentano valori ottimali nella maggior parte delle Regioni. L’indicatore relativo ai controlli sugli animali risulta superiore alla soglia di sufficienza in pressoché tutte le Regioni e mediamente in miglioramento rispetto al 2021. L’indicatore che si riferisce alla copertura delle attività di controllo degli alimenti risulta critico in Campania e Valle d’Aosta e in peggioramento rispetto all’anno precedente in molte altre Regioni.

E’ paradossale che l’indicatore sintetico sugli stili di vita risulti critico nella parte meridionale dell’Italia luogo dove è nata la dieta mediterranea ed è mediamente in lieve peggioramento rispetto all’anno 2021.

Gli indici di copertura degli screening oncologici sono stabili, sui valori di copertura registrati negli anni 2020 e 2021 (però in media inferiori al valore soglia del 50%), con un’alta variabilità interregionale e situazioni di maggiore criticità nelle Regioni del Centro-Sud.

Nella macro-area distrettuale, l’indicatore del tasso di ricoveri prevenibili per le complicanze associate al diabete, la BPCO e lo scompenso cardiaco ha un punteggio positivo in tutte le Regioni. Quindi, questi risultati sottolineano la capacità del sistema sanitario di cogliere in maniera appropriata i bisogni sanitari e della corretta presa in carico dei pazienti con quei tipi di malattie croniche.

L’indicatore “Intervallo Allarme-Target dei mezzi di soccorso”, che misura la capacità tempestiva di risposta del sistema di emergenza e le performance del 118, registra nel 2022 un generale miglioramento rispetto agli anni precedenti. Le criticità, in particolare, sono evidenti nel Sud-Italia e nelle Isole.

I tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali, misurati attraverso la quota di prestazioni ambulatoriali garantite entro i tempi previsti dal Piano Nazionale Governo Liste di attesa (PNGLA) 2019-2021 per la classe di priorità B, peggiorano in 11 Regioni. L’indicatore relativo al consumo di farmaci antibiotici, quali sentinelle di farmaci iper-prescritti nella popolazione, risulta in aumento in tutte le Regioni. I valori più alti nel 2022 si registrano in Campania e Abruzzo.

Per quanto riguarda l’assistenza agli anziani non autosufficienti in strutture residenziali, si osserva una tendenza al miglioramento rispetto all’anno 2021 in quasi tutte le Regioni:  tuttavia, valori dell’indicatore sono molto diversi tra le Regioni, con un gradiente geografico Nord-Sud e valori critici in particolare in Campania e in Basilicata.

Per quanto riguarda la presa in carico della Rete di cure palliative, l’indicatore sul numero di deceduti per causa di tumore assistiti dalla Rete di cure palliative sul numero totale di deceduti per tumore registra, nel 2022, un generale miglioramento nel valore medio, che era rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni: si evidenzia, tuttavia, che solo 8 Regioni hanno ottenuto punteggi al di sopra della soglia di sufficienza dell’indicatore.

Per la macro-area ospedaliera, nel 2022 è presente un aumento del tasso di ospedalizzazione rispetto al 2021, ma senza raggiungere i livelli pre-pandemici. Per questo indicatore, ormai da tempo tutte le Regioni raggiungono il punteggio massimo.

Si registra in quasi tutte le Regioni un lieve miglioramento rispetto al 2021 della proporzione di interventi per tumore maligno della mammella eseguiti in reparti con volume di attività superiore a più di 135 interventi annui in quasi tutta Italia, segno di una maggiore concentrazione della casistica e di maggior sicurezza delle cure. In controtendenza c’è tuttavia la Provincia autonoma di Bolzano, che registra negli anni valori molto al di sotto della soglia, con trend decrescente.

La “proporzione di colecistectomie laparoscopiche con degenza inferiore a 3 giorni” appare in lieve aumento in tutte le Regioni rispetto ai valori del 2021. Il punteggio dell’indicatore supera la soglia di sufficienza ovunque, tranne che in Valle d’Aosta e Calabria.

La percentuale di pazienti con più di 65 anni con diagnosi di frattura del collo del femore operati entro 2 giorni è complessivamente stabile, ma in 10 Regioni si registra un peggioramento rispetto al 2021 e in 9 Regioni il relativo punteggio è inferiore alla soglia di sufficienza (60).

Nel 2022, la proporzione di tagli cesarei primari in strutture con meno di mille parti/anno appare in diminuzione rispetto al 2021, mentre nelle strutture con più di mille parti/anno si assiste a un peggioramento, in alcuni casi lieve, in 14 Regioni: anche in questo caso emerge un forte gradiente Nord-Sud nei valori dell’indicatore”.


Come già segnalato in un articolo precedente permane una forte disomogeneità nei servizzi sanitari e nelle prestazione di cura fra le regioni italiane;  il sud e le isole offrono un’assistenza di qualità inferiore rispetto alle regioni del nord.  Il sistema sanitario regionale è nel complesso ancora poco efficiente, con alcune eccezzioni, nel fornire servizzi di prevenzione non solo per le malattie infettive ma anche in campo oncologico e cardiovascolare. In sintesi il sistema sanitario rimane  orientato alla cura, cioè in attesa che si manifesti l’evento patologico. mentre è ancora poco attrezzato culturalmete e tecnicamente  nella prevenzione primaria delle malattie croniche e poco sensibile a combattere gli elevati indici di inquinamento ambientale che sono spesso concause della maggior parte delle malattie croniche degenerative.

Infine, a fronte di una situazione così eterogenea la recente legge sull’autonomia differenziata non si fa carico di un riequilibrio territoriale e di governare le disomogeneità già stratificate, ma al momento lascia le regioni alla deriva della realtà consolidata e quindi non tutela i diritti sanitari di gran parte dei cittadini residenti nel sud e isole. Il taglio effettivo delle risorse al SSN già attuato da questo governo e quelli prevedibili nel prossimo futuro a causa delle cattive condizioni del bilancio pubblico e degli impegni europei, renderà difficle il mantenimento degli standard di assistenza anche nelle regioni del nord ed è prevedibile un sempre più esteso ricorso alla sanità privata.  Sfortunatamente non sono buone notizie per i cittadini. 

A questa realtà negativa ci si può opporre sia con l’arma del referendum contro la legge sull’autonomia differenziata, sia aumentando di molto il fondo sanitario  destinato alla prevenzione, sia facendo contribuire in modo più equlibrato i contribuenti italiani alla casse dello stato.  Tutto ciò non verrà attuato dal governo di destra e centro destra in carica, per cui si dovrà lavorare per far saltare i precari equilibri governativi e costruire un’alternativa che unendo le opposizioni e mobilitando i cittadini ridia un futuro migliore al nostro paese.


Di seguito alcuni dettagli dell’analisi ministeriale come riportati dal Quotidiano Sanità del 15 luglio 2024 .   

“L’area della prevenzione è quella più deficitaria. Infatti, gli indicatori relativi alle coperture vaccinali nei bambini non presentano valori ottimali nella maggior parte delle Regioni. L’indicatore relativo ai controlli sugli animali risulta superiore alla soglia di sufficienza in pressoché tutte le Regioni e mediamente in miglioramento rispetto al 2021. L’indicatore che si riferisce alla copertura delle attività di controllo degli alimenti risulta critico in Campania e Valle d’Aosta e in peggioramento rispetto all’anno precedente in molte altre Regioni.

E’ paradossale che l’indicatore sintetico sugli stili di vita risulti critico nella parte meridionale dell’Italia luogo dove è nata la dieta mediterranea ed è mediamente in lieve peggioramento rispetto all’anno 2021.

Gli indici di copertura degli screening oncologici sono stabili, sui valori di copertura registrati negli anni 2020 e 2021 (però in media inferiori al valore soglia del 50%), con un’alta variabilità interregionale e situazioni di maggiore criticità nelle Regioni del Centro-Sud.

Nella macro-area distrettuale, l’indicatore del tasso di ricoveri prevenibili per le complicanze associate al diabete, la BPCO e lo scompenso cardiaco ha un punteggio positivo in tutte le Regioni. Quindi, questi risultati sottolineano la capacità del sistema sanitario di cogliere in maniera appropriata i bisogni sanitari e della corretta presa in carico dei pazienti con quei tipi di malattie croniche.

L’indicatore “Intervallo Allarme-Target dei mezzi di soccorso”, che misura la capacità tempestiva di risposta del sistema di emergenza e le performance del 118, registra nel 2022 un generale miglioramento rispetto agli anni precedenti. Le criticità, in particolare, sono evidenti nel Sud-Italia e nelle Isole.

I tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali, misurati attraverso la quota di prestazioni ambulatoriali garantite entro i tempi previsti dal Piano Nazionale Governo Liste di attesa (PNGLA) 2019-2021 per la classe di priorità B, peggiorano in 11 Regioni. L’indicatore relativo al consumo di farmaci antibiotici, quali sentinelle di farmaci iper-prescritti nella popolazione, risulta in aumento in tutte le Regioni. I valori più alti nel 2022 si registrano in Campania e Abruzzo.

Per quanto riguarda l’assistenza agli anziani non autosufficienti in strutture residenziali, si osserva una tendenza al miglioramento rispetto all’anno 2021 in quasi tutte le Regioni:  tuttavia, valori dell’indicatore sono molto diversi tra le Regioni, con un gradiente geografico Nord-Sud e valori critici in particolare in Campania e in Basilicata.

Per quanto riguarda la presa in carico della Rete di cure palliative, l’indicatore sul numero di deceduti per causa di tumore assistiti dalla Rete di cure palliative sul numero totale di deceduti per tumore registra, nel 2022, un generale miglioramento nel valore medio, che era rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni: si evidenzia, tuttavia, che solo 8 Regioni hanno ottenuto punteggi al di sopra della soglia di sufficienza dell’indicatore.

Per la macro-area ospedaliera, nel 2022 è presente un aumento del tasso di ospedalizzazione rispetto al 2021, ma senza raggiungere i livelli pre-pandemici. Per questo indicatore, ormai da tempo tutte le Regioni raggiungono il punteggio massimo.

Si registra in quasi tutte le Regioni un lieve miglioramento rispetto al 2021 della proporzione di interventi per tumore maligno della mammella eseguiti in reparti con volume di attività superiore a più di 135 interventi annui in quasi tutta Italia, segno di una maggiore concentrazione della casistica e di maggior sicurezza delle cure. In controtendenza c’è tuttavia la Provincia autonoma di Bolzano, che registra negli anni valori molto al di sotto della soglia, con trend decrescente.

La “proporzione di colecistectomie laparoscopiche con degenza inferiore a 3 giorni” appare in lieve aumento in tutte le Regioni rispetto ai valori del 2021. Il punteggio dell’indicatore supera la soglia di sufficienza ovunque, tranne che in Valle d’Aosta e Calabria.

La percentuale di pazienti con più di 65 anni con diagnosi di frattura del collo del femore operati entro 2 giorni è complessivamente stabile, ma in 10 Regioni si registra un peggioramento rispetto al 2021 e in 9 Regioni il relativo punteggio è inferiore alla soglia di sufficienza (60).

Nel 2022, la proporzione di tagli cesarei primari in strutture con meno di mille parti/anno appare in diminuzione rispetto al 2021, mentre nelle strutture con più di mille parti/anno si assiste a un peggioramento, in alcuni casi lieve, in 14 Regioni: anche in questo caso emerge un forte gradiente Nord-Sud nei valori dell’indicatore”.


Come già segnalato in un articolo precedente permane una forte disomogeneità nei servizzi sanitari e nelle prestazione di cura fra le regioni italiane;  il sud e le isole offrono un’assistenza di qualità inferiore rispetto alle regioni del nord.  Il sistema sanitario regionale è nel complesso ancora poco efficiente, con alcune eccezzioni, nel fornire servizzi di prevenzione non solo per le malattie infettive ma anche in campo oncologico e cardiovascolare. In sintesi il sistema sanitario rimane  orientato alla cura, cioè in attesa che si manifesti l’evento patologico. mentre è ancora poco attrezzato culturalmete e tecnicamente  nella prevenzione primaria delle malattie croniche e poco sensibile a combattere gli elevati indici di inquinamento ambientale che sono spesso concause della maggior parte delle malattie croniche degenerative.

Infine, a fronte di una situazione così eterogenea la recente legge sull’autonomia differenziata non si fa carico di un riequilibrio territoriale e di governare le disomogeneità già stratificate, ma al momento lascia le regioni alla deriva della realtà consolidata e quindi non tutela i diritti sanitari di gran parte dei cittadini residenti nel sud e isole. Il taglio effettivo delle risorse al SSN già attuato da questo governo e quelli prevedibili nel prossimo futuro a causa delle cattive condizioni del bilancio pubblico e degli impegni europei, renderà difficle il mantenimento degli standard di assistenza anche nelle regioni del nord ed è prevedibile un sempre più esteso ricorso alla sanità privata.  Sfortunatamente non sono buone notizie per i cittadini. 

A questa realtà negativa ci si può opporre sia con l’arma del referendum contro la legge sull’autonomia differenziata, sia aumentando di molto il fondo sanitario  destinato alla prevenzione, sia facendo contribuire in modo più equlibrato i contribuenti italiani alla casse dello stato.  Tutto ciò non verrà attuato dal governo di destra e centro destra in carica, per cui si dovrà lavorare per far saltare i precari equilibri governativi e costruire un’alternativa che unendo le opposizioni e mobilitando i cittadini ridia un futuro migliore al nostro paese.

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