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“Smaschilizzare la Chiesa”

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Smaschilizzare la Chiesa

Marinella Perroni , Il Regno delle Donne

22/10/2024

Il neologismo “smaschilizzare”, ammiccante per alcuni e irritante per altri, ma coniato dallo stesso Francesco, dà il titolo anche alla Serie che lo scorso 21 ottobre è stata presentata nella sua completezza. Mentre al Sinodo ancora in corso viene imposto il silenzio sul diaconato, ci domandiamo cosa è effettivamente cambiato. 

Oggi viviamo di “serie”, e non solo televisivamente parlando in cui ogni “serie di serie” si moltiplica in decine di episodi. Dal punto di vista comunicativo è un fatto interessante perché denota che la linearità e la conseguenzialità sono state ormai “sconfitte” da approcci multipli, per sviluppare un discorso – il mitico logos! – è necessario farlo a partire da punti di vista differenti, qualsiasi storia è sempre un intreccio, per non dire un garbuglio, di storie. Gli affluenti, insomma, non sono meno interessanti e importanti del fiume. Anche il Coordinamento delle Teologhe Italiane (CTI) può ormai contare sulle sue “serie”. A parte Exousia (per i tipi della San Paolo), che propone un ripensamento in chiave di genere delle grandi aree della riflessione teologica, e a parte i corsi online, che hanno raggiunto un inatteso numero di persone, quest’anno ha visto l’uscita per i tipi delle Paoline, di una serie di quattro piccoli volumi, per ora chiusa in sé, ma forse anche in qualche modo replicabile, vista la miscela di interesse e frustrazione che emerge dal Sinodo rispetto al tema dell’accesso delle donne ai ministeri ordinati, in specie al diaconato (vedi qui). Chissà. Intanto i libri sono stati presentati nella sede dell’USIG, quella Unione delle Superiori Generali con le quali, nel 2016, si era aperta questa recente fase del dibattito sul diaconato.  Dietro alla serie che nella vulgata editoriale ha ormai preso il nome dal primo dei quattro volumetti, cioè Smaschilizzare la chiesa, c’è un autore implicito, Papa Francesco, c’è una regista, Linda Pocher, e c’è un casting molto ricco in cui per la prima volta il Coordinamento teologhe italiane è entrato a far parte di volta in volta a totale sua insaputa: nel primo volume Lucia Vantini, attuale presidente del CTI, e Luca Castiglioni, socio già da diversi anni; Stella Morra, una delle fondatrici e socie storiche, nel terzo volume; Donata Horak, attuale membro del Consiglio di presidenza con il ruolo di segretaria, nell’ultimo. Va anche aggiunto che negli ultimi tre volumi entrano le voci di alcuni cardinali, comparse in realtà non meno importanti dei protagonisti dato che attestano prove di dialogo ecclesiale finora poco usuale.

D’altra parte, prima che editoriale, l’operazione che c’è dietro alla serie dei quattro volumetti è sicuramente ecclesiale. Non soltanto perché è stata voluta da papa Francesco ed è stata portata avanti con la sua attenta e, a detta di tutti i partecipanti, cordialmente sentita partecipazione, e anche perché lui stesso ha voluto siglare ciascuno dei quattro volumi apponendo la sua firma alle rispettive introduzioni. Capiremo meglio in seguito se, viste le inesplicabili e perfino irritanti occlusioni che le strategie curiali stanno imponendo al Sinodo sul tema del rapporto chiesa-donne, Francesco non abbia voluto giocare di anticipo e attestare che avocava a sé la gestione della questione, ben metabolizzata ormai da larga parte della base ecclesiale, ma ancora molto mal digerita “a palazzo”. Sta di fatto comunque che l’operazione è partita, ha visto confrontarsi per quattro volte piccoli gruppi di tre teologi e il C9, cioè la pattuglia di punta che insieme al papa ha l’onere di portare avanti le scelte di fondo che qualificano la vita della chiesa oggi, e ha preso il via dal suggestivo neologismo “smaschilizzare”, ammiccante per alcuni e irritante per altri, coniato dallo stesso Francesco.

La presenza del CTI all’interno di questo serial ecclesiale fa riflettere. Chi è stata testimone della sua genesi come della sua crescita sa bene che, come tutte le novità soprattutto ecclesiali è stato sia salutato con interesse che rifiutato, rapidamente accolto all’interno del gruppo delle diverse associazioni teologiche, accuratamente tenuto ai margini di qualsiasi ufficialità ecclesiastica: indimenticabile il grande convegno internazionale che ha visto la partecipazione di 225 teologhe da tutto il mondo per celebrare nel 2012 il cinquantesimo dell’apertura del Vaticano II e che ha raccolto, se non l’ostilità, certamente la totale indifferenza da parte del mondo ecclesiastico. Non è questo né il luogo né il momento per provare a riflettere sul perché. Ma certamente possiamo domandarci che cosa è cambiato o, almeno, sta cambiando.

La serie “Smaschilizzare” qualcosa al riguardo lo dice. Da una parte papa Francesco si rende responsabile in prima persona del freno imposto al Sinodo riguardo ai ministeri, d’altra parte però continua ad agitare le acque della chiesa come l’angelo della piscina probatica (cfr. Gv 5,2-9): prima o poi la chiesa sarà aiutata a saltarci dentro e avverrà l’atteso miracolo. Per ora, stiamo ai fatti. Quelli incerti: come hanno reagito i cardinali del C9 alla emissione vaticana della serie “Smaschilizzare”? C’è chi dice che fossero cordialmente interessati e chi dice che invece prevalesse la noia e l’irritazione. Quelli certi: per quattro volte la voce della teologia delle donne è risuonata, forte, nel palazzo e quattro libri girano tra i tavoli del Sinodo e per strade e vicoli della chiesa universale. Il CTI non è certo né annoiato né, tanto meno, irritato: un nuovo approccio di teologia fondamentale, temi del tutto inediti per gli “ufficiali vaticani” che emergono dal pensiero e dalla vita ecclesiale delle donne, un punto di vista finalmente di ampio respiro sulla dimensione canonistica della chiesa: tutto è stato messo in circolo. La punta dell’iceberg dei ministeri resta ma – almeno lo speriamo – la barca di Pietro non è il Titanic!

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