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“L’amore che si incastra con la nostra vita e la riempie di senso”: tragedia e bellezza

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Il cardinale Zuppi sull’ultimo libro di Aldo Cazzullo

Tragedia e bellezza incastrate nelle nostre vite

Un libro che troppe volte si lascia sulla libreria oppure lo si consulta sulla scia della curiosità o dell’inquietudine, come accadde a Pier Paolo Pasolini. Uno sfogliare che portò alla decisione di girare nel 1964 Il Vangelo secondo Matteo. È questa la descrizione della Bibbia che il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha offerto alla folta platea riunita mercoledì sera nella Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, a Roma, per la presentazione del libro Il Dio dei nostri Padri (Milano, HarperCollins, 2024, pagine 336, euro 19.50), scritto dal giornalista Aldo Cazzullo. «Un romanzo», ha aggiunto Zuppi, nel quale trovare «la tragedia, la bellezza, la sofferenza ma soprattutto l’amore che si incastra con la nostra vita e la riempie di senso».

«Romanzo» è una parola che si trova anche nella copertina del libro, nato sulla scia di un dolore personale quando l’autore si trova al capezzale del padre che sta per morire. In quel tempo sospeso c’è bisogno di una compagna che consoli, che apra a una nuova prospettiva di vita e Cazzullo la trova nella Bibbia, in particolare nel racconto «di una potenza straordinaria» — lo descrive così —, dell’Alleanza tra Dio e Abramo. Da lì l’idea di dar luce a una storia che passi in rassegna la creazione come le grandi figure bibliche di Giobbe, Mosè, Ester e Giuditta, e con continui riferimenti all’attualità.

Nel dialogo tra l’autore e il cardinale Zuppi si parte da Adamo ed Eva. Il presidente della Cei sottolinea la capacità di Cazzullo di «rendere discorsivo» il racconto della Bibbia in una modalità che potrebbe essere da spunto e da suggerimento ad alcune catechesi che a volte risultano noiose. A colpire, ad esempio, è proprio l’inizio del libro: «In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta, le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque». «Non mi viene in mente — commenta l’autore nella prima pagina del suo nuovo libro — un attacco altrettanto memorabile». Cita Fenoglio, Cervantes, Tolstoj e Melville ma «nessun attacco però vale quello della Bibbia. Non so se la Bibbia sia stata scritta davvero da Dio. Di sicuro è scritta da dio».

«Adamo ed Eva — afferma il presidente della Cei — hanno peccato di superbia, vittime della tentazione di sostituirsi a Dio». Su questa scia, si arriva alla figura della donna nella Chiesa. «Se la Chiesa è maschilista? — si chiede Zuppi — Diciamo che tra l’uomo e la donna c’è e deve esserci la complementarietà, non la superiorità, così come ci fu tra Adamo ed Eva». Il discorso sulla Bibbia si sposta poi sulle parole del Papa riguardanti l’aborto e pronunciate sul volo di ritorno dal Belgio. Francesco aveva parlato di «omicidio» per definirlo, e di «sicari» riferito ai medici che lo praticano. Zuppi sottolinea «l’espressione forte usata dal Papa per far comprendere il dolore delle donne che fanno questa scelta con grande sofferenza». È il male un tema importante presente nella Bibbia, «mai si vince con la forza», sottolinea il cardinale, non con i mezzi militari ma con l’amore che proprio attraverso la fatica del combattimento del male si disvela nella sua dirompenza. Immancabile poi un accenno al Medio Oriente, e chiaro è il messaggio di Zuppi al premier israeliano Netanyahu che con la guerra, afferma, «non fa il bene del suo popolo», la strada in ogni conflitto è quella della pace e della giustizia, «la giustizia — aggiunge — deve incontrare la pace e viceversa». Fratellanza è una chiave che proprio dalla Bibbia potrebbe essere colta per leggere le tragedie di oggi.

È nella figura di Giuseppe soprattutto che questo si esprime. La sua storia è il simbolo di «una fraternità che si rompe e si ricostruisce» con i fratelli che prima lo vendono e poi accolgono con gioia il suo perdono. Alla Fratelli tutti di Papa Francesco, il presidente della Cei fa riferimento per mettere in guardia dalla manipolazione delle religioni che «possono essere usate per fare il contrario delle religioni stesse». L’enciclica, prosegue Zuppi, è «l’abecedario» di una visione che fa del dialogo tra le religioni uno dei pilastri per costruire la pace e la fratellanza. E in questi mesi di guerra dove «la violenza chiama violenza» e in cui la strada è solo quella del riarmo, si è tradito «il lascito della generazione sopravvissuta alla Seconda guerra mondiale, (….) di chi ha dato la vita, la libertà dalle ideologie, di chi ha indicato che bisognava trovare un altro modo per risolvere i conflitti». Diritto, diplomazia e dialogo sono per il cardinale le strade da battere per riportare la pace. Dopo aver toccato la figura di Giobbe e l’amore carnale del Cantico dei Cantici, l’ultima domanda di Cazzullo per Zuppi è sull’aldilà. Una domanda che lui stesso aveva rivolto al padre in punto di morte. «Aldo — aveva risposto il genitore — l’aldilà esiste, non sono sicuro ma ne sono convinto». Zuppi a suo modo lo disegna «con tante immagini della vita che ho vissuto, di amicizia profonda, di comunione. L’immagine, ad esempio, del ballo di un vescovo del Mozambico, nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, dopo la firma della pace». Una danza che si fa preghiera di ringraziamento. «Il Paradiso – afferma il presidente della Cei — sono fratelli che si riconciliano, è quando vinci il male».

«C’è tanto Paradiso che possiamo ancora far vivere qui», coltivando uno sguardo nuovo che viene dalla vicinanza a Dio, alla sua Parola di vita, vedendo Lui negli altri, anche «poter vedere con gli occhi di Dio la nostra vita» e magari sentirsi felici.

03 ottobre 2024  di Benedetta Capelli    su www.osservatoreromano.va/it

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