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Un altro “crimine di pace” a Torino

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Un altro “crimine di pace” a Torino
Una volta Torino era la “città operaia” nazionale più “forte” ; oggi assistiamo ad una intollerabile deriva; certo la drammatica esplosione di crimini di guerra “distrae” in un certo senso dallo stillicidio quotidiano di “crimini di pace” che si verifica nei luoghi di lavoro con morti e malattie causate dalla omissione di misure di sicurezza; solo qualche settimana fa si era verificato a Torino un “suicidio” (per così dire…) di un lavoratore camionista licenziato; in questa drammatica vicenda la magistratura ha , giustamente, aperto un procedimento giudiziario che potrà giungere all’accertamento di eventuali responsabilità del datore di lavoro;
in un’altra più recente vicenda , si è verificato un altro “crimine di pace” meno grave di quello mortale prima citato ma comunque inquietante; le scarne cronache riferiscono di un lavoratore di 62 anni assunto per un breve periodo e addetto ad attività di movimentazione manuale di carichi anche superiori a 50 kg. (pare pacchi di paraffina) ; a seguito di questa attività usurante il lavoratore subisce un crollo vertebrale che ovviamente compromette gravemente il suo stato di salute e anche le possibilità di futuro reinserimento lavorativo; egli lavorava per il lauto salario di 8 euro all’ora ! un salario distante anni luce da quello di Tavares…
ma la vicenda non è chiusa qui: sempre le scarne cronache riferiscono che un pm avrebbe “archiviato” il “caso” ; facciamo alcune precisazioni:

Il datore di lavoro, da sempre debitore di sicurezza e responsabile della integrità fisica e morale del “prestatore d’opera” deve, come ribadisce letteralmente anche il decreto 81/2008, attribuire compiti e mansioni al singolo lavoratore tenendo conto della sua salute e della sua sicurezza

I “padroni” tanto hanno insistito e tanto anno fatto che sono riusciti ad affermare la prassi della “visita di preassunzione” ; un altro “filone di pensiero” sosteneva che il lavoratore prima viene assunto e poi viene visitato; questo perché la visita di preassunzione rischia di essere una selezione discriminatoria che segue la “filosofia” di “adattare il piede alla scarpa e non la scarpa al piede”; adattare il lavoratore alla organizzazione del lavoro assunta come “immodificabile” e non rendere la organizzazione più ergonomica per adattarla al lavoratore ; comunque la visita di preassunzione esiste e l’esito è appellabile all’organo di vigilanza (tutti i lavoratori ne sono informati?);

La visita di preassunzione ,come la visita preventiva una volta effettuata ad assunzione già avvenuta, deve monitorare la condizione psicofisica del lavoratore (in questo caso un ultrasessantenne) e dare indicazioni su eventuali limitazioni;

Certo la “visita di preassunzione” fa tornare alla memoria i racconti degli operai immigrati che negli anni sessanta venivano visitati, prima della assunzione, in un cinema di Torino; gli operai ricordano e raccontano (ma forse tutti erano visitati in questa maniera ,anche gli operai autoctoni) anche del controllo della dentatura che sarà anche stata in apparenza, una “visita odontoiatrica” ma che ricordava anche o forse più da vicino l’ispezione della dentatura fatta dai commercianti di cavalli prima di concludere la vendita…

In questo caso di Torino tuttavia il carico ponderale subìto dal lavoratore , secondo le cronache anche di 50 kg., E’ DA EVITARE PER CHIUNQUE SESSANTENNE O VENTENNE CHE SIA E QUINDI PARE IMPOSSIBILE NON INTERPRETARE L’EVENTO COME LESIONE COLPOSA AI SENSI DEL CODICE PENALE IN VIGORE IN ITALIA

Per questi motivi la decisione attribuita dalle cronache alla magistratura “sorprende” anche se non pare essere una isolata nota stonata ma si inserisce in un contesto alquanto diffuso di lavoro precario , usurante e nocivo fino agli estremi dello schiavismo dalla logistica alla agricoltura al
tessile come stiamo vedendo in questi giorni, ancora una volta, nel comparto produttivo cosiddetto
“cino-pratese”

Questi “eventi “non devono più ripetersi e “fa senso” che si verifichino anche nella Torino già avanguardia della lotta per i diritti della classe operaia poi diventata teatro della strage della Tyssenkrupp
Occorre reagire a questi eventi e occorre garantire uguale speranza di vita , di salute e di benessere a tutti lavoratori e le lavoratrici e , ovviamente, OCCORRE “ARRIVARE IL GIORNO PRIMA”.
Solidarietà al lavoratore e l’auspicio che, quantomeno, gli venga garantita giustizia , reddito adeguato ed assistenza.
Vito Totire, RETE NAZIONALE LAVORO SICURO via Polese 30 40122 Bologna
Bologna, 18.10.2024

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