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“Morta in Bosnia, sepolta in Libano l’Onu non c’è più”

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di Giancarla Codrignani, politologa, giornalista, già docente e parlamentare
Lo storico giornalista Gigi Riva perde la speranza: Morta in Bosnia, sepolta in Libano l’Onu non c’è più. Per alto senso del dovere di essere cittadini, anche sfiduciati bisogna pensare alla politica dal basso e fare sì che i cittadini votino – e vadano a votare – consapevolmente. ******* Certo che se nessuno ascolta il Papa e Mattarella…. ****** Mattarella (indirettamente) sulla deportazione in Albania: ”Insegnare la lingua e la cultura italiana, accompagnare i giovani e gli adulti che arrivano sul nostro territorio a divenire cittadini significa costruire insieme la città….l’accoglienza e la solidarietà sono alla base della nostra convivenza….la storia italiana è fatta di emigrazione e immigrazione. Trenta milioni gli italiani partiti per l’estero tra l’Unità d’Italia e il secolo scorso. Sei milioni vivono stabilmente fuori dal nostro paese” ****** Gli immigrati che lavorano sono soggetti alle tassazioni fiscali. Chi dice che ci costano, deve informarsi: dai loro contributi ci arriva un saldo di un miliardo duecento milioni. ****** Il pattugliatore Libra che in due giorni di navigazione – 60 persone di equipaggio, 16 gli ospiti,  259mila di spesa – porta il primo stock di migranti. È stato protagonista nel 2013 del mancato salvataggio dei profughi di un peschereccio distante solo 17 miglia: morirono in 268 tra cui 60 bambini. Ci fu un processo finito con la prescrizione. ****** Lavoro: lo scandalo italiano degli infortuni. La crescita ingiustificabile dei morti, i mutilati, gli invalidi. E le famiglie. La svolta autoritaria del decreto sicurezza contro le libertà civili e la “sicurezza” degli italiani che vanno ogni giorno a lavorare? Quale applicazione delle regole? ****** Cresce l’occupazione, ma le famiglie povere sono cresciute dal 14,7% al 16,5. ****** Scuola: in tre anni raddoppiati gli studenti della formazione tecnica degli Academy. ****** Legge di bilancio: tagliati il contributo agli ex-deportati (cfr. Liliana Segre). Meloni racconta biancaneve per dire che non è cattiva con le tasse, ma com’è che nelle sue recite non cita l’evasione? ****** Il debito è a 3mila mld: il servizio sul debito previsto 100 mld per il 2024. Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, denuncia la sostanziale equivalenza con la spesa per l’istruzione: la spesa italiana per gli interessi sul debito è pari al 4,4 % del Pil; quella per l’istruzione al 4,1 %. : l’Italia è l’unico tra i 27 Stati Ue in cui gli interessi sul debito e la spesa per l’istruzione si equivalgono. ****** Non solo Stellantis. Boeing taglia il 10% dei lavoratori: ecco come va a finire. ****** Europa: modello produttivo in obsolescenza. Non dimenticare il Rapporto Draghi: finanziare investimenti produttivi a basso impatto ambientale con mobilizzazione della ricchezza finanziaria privata e la creazione di una capacità fiscale centrale (Sole24ore). ****** Orban: era il presiedente di turno della prima riunione del Consiglio: fuori dal suo ruolo ha criticato il lavoro della precedente legislatura e attaccato l’Europa parlando da leader dei Patrioti dell’opposizione. Scorretto. Ma l’ha fatto e Ursula ha dovuto prendere posizione contro: non poteva tornare a parlare dei problemi sul piatto. ******* E’ venuta anche la Tunberg per la ripresa dei Fridays for Futur, e nelle città i giovani hanno manifestato: l’informazione zero. Non siamo più ambientalisti? ******* Il costo della guerra minaccia l’aumento del prezzo del petrolio, e, quindi, l’inflazione e lo scivolamento del costo del dollaro. Come volevasi dimostrare l’economia di guerra serve alla guerra. Anche il capitalismo esce dal mercato e la finanza non si diverte più. ****** Zelensky attacca chi lo critica: sui media pressioni enormi. In realtà non è un liberale, se ricordiamo la sua elezione e il suo programma. Non è un liberale se non ha imparato dalla guerra. Allo stato in Europa – per ora – come tutti i paesi dell’Est, sarà più vicino a Orban che a Macron. ****** Il cardinale Zuppi è stato in Russia. Per la questione dei bambini ucraini “deportati”. Ma ha avuto un colloquio con Lavrov. Visto per caso una fotografia? Lavrov sorrideva! Lavrov! Mai visto sorridere… ****** Adesione alla Nato, patti economici, deterrenza, contribuzione all’ombrello di sicurezza, rafforzamento della capacità di difesa. Questi i punti (pubblici) del “Piano di Pace” presentati oggi da Zelensky. Poi tiene il segreto sul documento inviato a Usa (Biden Harris e Trump) e ai paesi solidali (anche Italia). Vedremo se i giornali ne sanno qualcosa. ****** 76 anni di mancata indipendenza: si vedono i danni. E’ dal 1947 con la Nakba, la deportazione di oltre 700mila palestinesi, interi villaggi rasi al suolo, massacri compiuti; nel 1967, la guerra dei sei giorni, quando tutta la Palestina storica venne occupata militarmente; nel 1982 con il massacro di Sabra e Shatila in Libano, dove furono uccisi oltre 4mila civili palestinesi rifugiati; nel 1993 Rabin ed Arafat firmarono gli accordi di pace, finiti con l’uccisione di Rabin. ****** Il NYT ha pubblicato e commentato gli estratti di una lettera di 70 primari, chirurghi di guerra e infermieri stranieri di ritorno da Gaza che denunciano e documentano con foto le atrocità nei confronti della popolazione civile. Enrico Nardi, già console a Gerusalemme denuncia: i bambini di 5 anni colpiti da proiettile alla testa o al petto. ****** Gaza: dal 1° ottobre nel Nord non entrano gli aiuti alimentari. ****** Israele: la ministra degli affari sociali ha dichiarato che quello di Gaza è “olocausto”: la parola in Israele viene usata solo per la shoà. ****** La partita Italia / Israele (4/1) non è stata commentata. Perché, se è stata una cosa civile? ****** Corea del Sud: continua a mandare al nord droni di propaganda. La Corea del Nord ha ripreso a ricambiare con i palloni pieni di spazzatura. Meglio la cacca che i missili. ****** Afganistan: un caso a parte perché la teologia al potere fa paura. E’ vero che l’Islam è contro le immagini: le moschee non sono dipinte, i tappeti solo disegni geometrici. Come per gli ebrei. Dio non si rappresenta perché è irrapresentabile e anche la creatura uomo sarebbe idolatria. I talebani vogliono imporre la “ sharia” ultracoranica e “lentamente” recuperano il comando: le donne tacciano nel senso che non si deve udire la loro voce nemmeno per le strade e non si debbono più divulgare foto e immagini nella stampa e nei media, tv compresa. Un caso a parte. ****** Commento al caso afgano: quando nel 1979 l’Afganistan fu occupato dall’Urss, gli afgani ubbidivano ai miscredenti e le donne andavano a scuola, si laureavano (sono quelle che adesso tengono scuola clandestina), lavoravano, chiome al vento e i mariti tacevano, anche loro liberi di sentire musica e bere alcolici. Morale: il comando in mano ai peggiori lo si subisce, volenti o no e la guerra non sarebbe un rimedio. ****** Elon Musk fa magie. Il razzo Space X ha recuperato al volo il suo ripetitore booster. Consente di riutilizzare i vettori risparmiando tempo e dollari. ****** Intelligenza Artificiale: consuma quantità pazzesche di energia: ci vuole un po’ di senso del limite e impostare regole. La contraddizione con le esigenze ambientali. ****** Intanto l’IA genera canzoni che infila sulle piattaforme, i robot le scaricano e i diritti d’autore non esistono più. Che cosa anticipa questo fenomeno? ****** Parentesi 1: Un’epigrafe del III secolo in greco leggibile per intero, è la dedica di un marito alla giovane sposa, morta a 22 anni: “Sii felice o Musena Irene, la tua anima è immortale presso Cristo. L’amore del marito pose qui lei che ha vissuto 22 anni”.  ****** Parentesi 2: Presentato l’intergruppo parlamentare in difesa della scrittura a mano e della lettura su carta (nell’era del digitale) nel sistema scolastico e non solo. Iniziativa promossa dall’Osservatorio Carta, Penna & Digitale (Einaudi). ****** APPROFONDIMENTO IL CAPO DELLO STATO SUL LAVORO
alla cerimonia dei Cavalieri del Lavoro (Quella degli infortuni) una piaga intollerabile. Ancor più nel tempo dei più grandi progressi tecnologici e dei più grandi avanzamenti della conoscenza, che la storia dell’uomo abbia mai conosciuto.  La vita delle persone vale immensamente più di ogni profitto, interesse o vantaggio produttivo. È la persona, ogni persona, cuore e fine dell’ordinamento democratico che tiene uniti i propositi di piena libertà e di effettiva uguaglianza. La centralità del lavoro si basa sulla centralità della persona umana.    Della dignità della persona il lavoro è indubbiamente caposaldo. Il lavoro è condizione di indipendenza, economica. Ma non soltanto di questo. È una leva per accrescere i diritti, individuali e collettivi. Così è stato nella storia della nostra Repubblica. Il lavoro è stato il motore principale dello sviluppo del Paese e della crescita umana, civile, sociale e culturale che ha consentito una diffusa emancipazione da condizioni di povertà e di subalternità. Con il lavoro, con l’apporto decisivo delle organizzazioni dei lavoratori, si è costruito il welfare italiano, elemento basilare dei diritti di cittadinanza. Il lavoro sta cambiando: è sotto gli occhi di tutti. È sempre cambiato nel corso della storia. Oggi invece avviene a ritmo di gran lunga più veloce. E cambierà tante altre volte. Tuttavia l’impegno dell’uomo per costruire il futuro, per modellare con la propria fatica, il proprio impegno, il destino proprio e della comunità in cui vive, non avrà termine. Il lavoro sarà strumento irrinunciabile della libertà anche in futuro. I dati dell’occupazione, nel nostro Paese, segnano una crescita che conforta. Tuttavia l’occupazione – non soltanto nel nostro Paese – si sta frammentando, con una fascia alta, in cui a qualità e professionalità corrispondono buone retribuzioni, mentre più in basso si creano sacche di salari insufficienti, alimentati anche da part-time involontari, e da precarietà. Si tratta di elementi preoccupanti di lacerazione della coesione sociale. È la condizione che riguarda anche molti immigrati, sovente esposti a uno sfruttamento spietato, inconciliabile con la nostra civiltà. L’obiettivo della massima occupazione è possibile. È iscritto in un orizzonte costituzionale, che non può che essere condiviso dai programmi delle varie posizioni politiche. La Costituzione non ha soltanto affermato il diritto al lavoro. Lo ha posto a fondamento della Repubblica democratica. Una scelta lungamente meditata. Fortemente voluta. Capace di unire le diversità. Concepita come pietra angolare della comune convivenza. Come radice significativa del modello sociale. La formulazione dell’articolo 1 trovò il più largo consenso; e, da sola, spiega la differenza, il salto di qualità che avvenne con la scelta repubblicana. La propose, quella formulazione, Amintore Fanfani illustrandola così: “Dicendo che la Repubblica è fondata sul lavoro si esclude che essa possa fondarsi sul privilegio, sulla nobiltà ereditaria, sulla fatica altrui e si afferma invece che essa si fonda sul dovere, che è anche diritto ad un tempo, per ogni uomo, di trovare nel suo sforzo libero la sua capacità di essere e di contribuire al bene della comunità nazionale”. Non fu – e non è – una scelta simbolica. La parola lavoro, con i suoi derivati, è collocata in 15 articoli della nostra Costituzione. Nello Statuto Albertino il termine lavoro era presente una volta soltanto, all’art. 55, e non per enunciare diritti o prerogative o garanzie dei cittadini/lavoratori, ma soltanto per indicare che, alle Giunte nominate all’interno della Camera, erano affidati i “lavori preparatorii” delle proposte di legge. L’art. 3 della Costituzione, invece, assegna alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli economici e sociali, che, limitano libertà ed eguaglianza, impedendo il pieno sviluppo della persona. Lo segue l’art. 4, che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e richiede di promuovere le condizioni che lo rendano effettivo. L’art. 35 affida alla Repubblica la tutela del lavoro in tutte le sue forme e applicazioni e la cura della formazione e dell’elevazione professionale dei lavoratori. L’art. 36 riconosce al lavoratore il diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e, comunque, sufficiente ad assicurargli, per sé e per la sua famiglia, un’esistenza libera e dignitosa. Stabilisce anche la nostra Costituzione – all’art. 37 – che la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, deve avere le stesse retribuzioni che spettano ai loro colleghi di genere maschile. Sappiamo che il cammino per giungere al rispetto di questo principio è tuttora incompiuto, da concludere, ma va ricordata questa prescrizione e il conseguente dovere delle istituzioni di operare per renderla ovunque effettiva. La nostra Carta prosegue, all’art. 38, disponendo che ogni cittadino inabile al lavoro o sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale; e che tutti i lavoratori “hanno diritto a mezzi adeguati in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia; o disoccupazione involontaria”.
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