di Daniela Mariani Cerati, medico geriatra, Bologna
Un fattore di rischio molto importante per l’obesità è l’assunzione di farmaci antipsicotici, detti anche neurolettici e D2bloccanti.
Di questi farmaci, sia di prima che di seconda generazione, c’è un grande uso e, spesso, abuso nelle persone con disturbi dello spettro autistico di ogni età.
A questo proposito copio dal documento “Raccomandazioni della linea guida sulla diagnosi e sul trattamento di adulti con disturbo dello spettro autistico” uscito nel dicembre 2023 recita quanto segue. Il Panel della Linea Guida sulla diagnosi e trattamento del disturbo dello spettro autistico negli adulti suggerisce di non utilizzare farmaci antipsicotici in adulti con ASD senza disturbi dello spettro schizofrenico (o altri disturbi psicotici) o comportamenti problematici.
Alla luce della raccomandazione formulata, è opportuno che i medici effettuino un’accurata rivalutazione clinica delle PcASD adulte senza disturbi dello spettro schizofrenico (o altri disturbi psicotici) o comportamenti problema che assumono farmaci antipsicotici, al fine di vagliarne l’appropriatezza prescrittiva.
l Panel della Linea Guida sulla diagnosi e trattamento del disturbo dello spettro autistico negli adulti suggerisce di utilizzare farmaci antipsicotici in adulti con ASD e co-occorrenza di comportamenti problema
Il Panel, tenuto conto delle definizioni di challenge behaviour presenti nella letteratura scientifica, specifica che la raccomandazione va implementata in presenza di comportamenti etero/autolesivi e/o distruttivi che comportano rischi significativi per la salute e/o la sicurezza della persona e/o di altri.
Va ricordato come i comportamenti problema possono essere una conseguenza di
disturbi organici
difficoltà comunicative
variazioni della routine
stimoli sensoriali, ecc.
e che quindi in presenza di comportamenti problema va primariamente effettuata una valutazione medica atta a escludere cause organiche e un’analisi funzionale volta a decodificare il significato e la causa alla base del problema comportamentale.
L’utilizzo dei farmaci antipsicotici non deve essere considerato un intervento di prima scelta ma un elemento integrante di una più complessiva gestione del comportamento problema stesso, che si deve basare prioritariamente su interventi educativi e psicologici, oltre che di modifica del contesto ambientale
Il beneficio clinico e l’opportunità di proseguire il trattamento antipsicotico devono essere
rivalutati con regolarità, sia perché la risposta agli antipsicotici è altamente individuale, sia in considerazione della possibile transitorietà che possono avere i comportamenti problema nelle PcASD;
Quando l’impiego dei farmaci antipsicotici è indirizzato all’attenuazione dei comportamenti problema, questi stessi farmaci dovrebbero essere utilizzati per il minor tempo possibile
Pertanto, è importante rivalutarne il rapporto rischi-benefici a brevi intervalli di tempo
da parte del medico prescrittore anche per consentire l’individuazione del dosaggio minimo efficace e in relazione alla risposta molto individuale ai farmaci
da parte delle PcASD
Ricordo inoltre che gli antipsicotici di seconda e terza generazione determinano minori effetti collaterali di tipo extrapiramidale, anche a distanza di tempo (discinesia tardiva), ma presentano maggiori probabilità di produrre un aumento di peso e alterazioni del metabolismo glicidico e lipidico, sino a potere causare una sindrome metabolica (Abou-Setta et al., 2012; Solmi et al., 2017; Chokhawala & Stevens, 2022).
Da quanto sopra detto si evince che nella prevenzione dell’obesità ha grande importanza una prescrizione oculata degli antipsicotici e una revisione della prassi attuale, in base alla quale gli antipsicotici vengono prescritti alle persone con autismo troppo spesso e senza quel monitoraggio in base al quale essi devono essere dati per il minor tempo possibile e al minimo dosaggio efficace.
Daniela Mariani Cerati