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Una batosta clamorosa per la Sanità: solo spiccioli e niente assunzioni!

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Una batosta clamorosa per la sanità, solo spiccioli e niente assunzioni

di Paolo Ferraresi, presidente dei CCM dell’AUSL di Bologna

Il testo della manovra purtroppo conferma i timori espressi da più parti: il governo Meloni ha deciso di dare un altro colpo al servizio sanitario nazionale, riducendo il finanziamento rispetto agli annunci roboanti delle scorse settimane. Così si calpesta la sanità pubblica e non è un caso che i medici abbiano confermato lo sciopero nazionale. Altro che record: con 1,3 miliardi non si raggiunge nemmeno la metà dei fondi necessari per tagliare le liste d’attesa e assumere nuovo personale sanitario. E infatti scompare il Piano straordinario per le nuove assunzioni. È un colpo clamoroso al Servizio sanitario nazionale, una batosta che questo Paese non merita.
“Mentre i cittadini denunciano le tante difficoltà ad accedere ai servizi, come ha messo in luce ancora ieri il Rapporto di Cittadinanzattiva; mentre il personale sanitario protesta giustamente confermando lo sciopero per turni insostenibili, stipendi bassi e mancanza di sicurezza; mentre aumentano le differenze territoriali e le diseguaglianze tra chi può pagare per curarsi e chi no e chi rinuncia alle cure, (vedi articolo allegato ) la manovra finanziaria per il 2025 stanzia appena 1,3 miliardi aggiuntivi per la spesa sanitaria”. Così non solo non si danno risposte concrete alle emergenze, ma è anche impossibile realizzare le riforme necessarie per affermare una nuova visione del Servizio sanitario nazionale e contrastare la privatizzazione strisciante in atto. Serve un SSN che investa sempre di più sulla prevenzione, sulla prossimità, sull’integrazione tra sociale e sanitario, sulla formazione e sulla valorizzazione delle risorse umane. Serve una rete capillare di servizi territoriali, una maggiore capacità di far lavorare insieme le diverse professionalità, serve attivare tutte le risorse delle comunità per far tornare la salute un obiettivo di tutte le politiche. Questa era ed è la lezione PURTROPPO della pandemia che i nostri governanti ancora una volta mostrano di aver completamente dimenticato.

 Al di là delle dichiarazioni della Premier in occasione del secondo anno del suo governo, la manovra appena arrivata in Parlamento taglia i fondi alla sanità. Calcolare la spesa sanitaria in termini percentuali sul Pil invece che in assoluto non è un vezzo, ma un modo di tenere conto di tanti fattori come l’inflazione, i costi dell’energia e delle materie prime. La terza manovra del governo Meloni è dunque una grande delusione per il settore sanitario e per i cittadini: stanzia 1,3 mld per quest’anno e 1 miliardo per il prossimo, facendo attestare attorno al 6,% del Pil la spesa sanitaria, un minimo storico e sotto il livello di sussistenza. Vengono depennate le 30 mila nuove assunzioni tra medici e infermieri di cui si parlava, mentre l’aumento dell’indennità specifica per medici, dirigenti sanitari e infermieri nel 2025 e 2026 è davvero poca cosa rispetto alle promesse. Con queste cifre e nel contesto di una situazione già difficile, il sistema della sanità pubblica rischia il collasso. Lo hanno capito benissimo i medici, che hanno indetto uno sciopero nazionale, gli operatori sanitari e i cittadini. È una questione di priorità, per un governo che pensa di spendere in centri per migranti in Albania, (invece di risolvere i problemi dell’immigrazione in “”Patria”” o tramite accordi europei con investimenti nei confronti dei paesi di provenienza o regolandone i flussi).

Speriamo che in Parlamento queste cifre cambino.

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