Vai al contenuto

Nuove acquisizioni sull’autismo

  • di

Nuove acquisizioni sull’autismo: chi ne soffre ha una densità sinaptica fra i neuroni cerebrali più bassa

Autismo, chi ne soffre ha una densità sinaptica fra i neuroni cerebrali più bassa

di Federico Licastro, professore di Immunologia nell’Università di Bologna

Trovata una differenza cruciale nel cervello delle persone con autismo: utilizzando la tomografia a emissione di positroni (Pet), ricercatori della Yale University hanno scoperto che il cervello degli adulti con autismo ha meno sinapsi rispetto al cervello delle persone cosiddette ‘neurotipiche’.  Le sinapsi sono collegamenti fra neuroni attraverso cui le cellule nervose comunicano e si scambiano informazioni. La densità sinaptica è in media del 17% inferiore. Lo stesso team ha scoperto anche che più è basso il numero di sinapsi, più grave è il disturbo nel singolo paziente. “Per quanto i nostri risultati possano sembrare semplici, si tratta di qualcosa che è sfuggito alla nostra area di ricerca negli ultimi 80 anni – afferma James McPartland, autore principale della ricerca pubblicata sul sito web della Yale University -. È molto raro trovare correlazioni così forti tra differenze cerebrali e comportamento in una condizione complessa ed eterogenea come l’autismo”.

Prima dello studio, i clinici hanno utilizzato la scala standard per la diagnosi di autismo, per valutare i partecipanti. Questi ultimi hanno riferito le difficoltà nelle interazioni sociali o le problematiche sensoriali. In totale, 12 adulti con autismo e 20 adulti neurotipici hanno partecipato allo studio. Ogni partecipante ha eseguito una scansione cerebrale sia tramite risonanza magnetica (Mri) che con la Pet. La risonanza ha permesso di visualizzare l’anatomia cerebrale in dettaglio. Prima della Pet, è stato iniettato un nuovo radiotracciante, 11C-UCB-J, sviluppato con alla Yale, per misurare la densità sinaptica.  I ricercatori hanno scoperto che le persone autistiche avevano una densità sinaptica inferiore del 17% rispetto agli individui neurotipici. Inoltre, hanno trovato una correlazione significativa tra una minore densità sinaptica e un numero maggiore di ‘sintomi’ come le difficoltà di comunicazione e i comportamenti ripetitivi. Gli esperti sperano che il lavoro possa aprire la strada a una suddivisione più precisa della sindrome dello spettro autistico in sottogruppi definiti di pazienti più o meno gravi, aiutando i clinici a comprendere meglio la vasta gamma di caratteristiche presentate da ciascun individuo autistico. Le scansioni Pet potrebbero un giorno aiutare i clinici a prevedere la prognosi di un bambino e a somministrare interventi appropriati in modo tempestivo.

Gli attuali criteri diagnostici si basano su descrizioni di comportamento ampie e piuttosto vaghe. Potremmo essere molto più efficaci nel capire se e quali supporti sono necessari se potessimo aiutare le nostre decisioni cliniche con una comprensione della biologia dell’autismo – afferma McPartland -.

Non è ancora chiaro se le persone autistiche nascano con meno sinapsi o se questa differenza si verifichi come conseguenza della convivenza con l’autismo. Ma le scansioni PET potrebbero un giorno potenzialmente aiutare i medici ad anticipare la prognosi di un bambino e consentire al team di assistenza di somministrare prima gli interventi appropriati”, conclude il ricercatore.

Le sinapsi sono fondamentali per la salute della cellula nervosa.  Infatti se il numero di connessioni sinaptiche scende sotto una certa soglia il neurone muore.  E’ importante ricordare che uno dei primi segni neurofisiologici delle demenze neurodegenerative è la perdita di sinapsi cerebrali.  Lo studio riassunto sopra apre nuovi orizzonti per comprendere la neurofisiologia dell’autismo.

(Visited 7 times, 1 visits today)

Lascia un commento