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Lettera a studentesse e studenti di Corsico (MI)

di Michele Del Gaudio *

Care ragazze e cari ragazzi,

nello sfogliare il vostro sito e la ricostruzione della relazione di Nino Caponnetto del 1994 ho provato gioia e sofferenza.

Ho ascoltato la sua voce come se fosse accanto a me, ho ammirato il vostro lavoro “La mafia tra noi”, audace ed onesto: non è facile ammettere la presenza della ‘ndrangheta nella propria terra. Con tutto l’affetto smisurato per mio padre, se avessi potuto esprimermi, avrei scelto Nino: per la sua debolezza fisica che si trasforma in dolce ardore appena entra in un edificio scolastico, per l’amore mite che mi dona, per la scommessa che ha fatto accogliendomi tra le braccia senza conoscermi. Siamo inseparabili: gli sussurro quel che per timidezza non ho mai detto a mio padre: “Ti voglio bene!”.

Dialoghiamo tutti i giorni… ma non posso negare la tristezza… ed il desiderarlo nella vita del tempo e dello spazio… che gli ha strappato Giovanni e Paolo, ma non gli impedisce di cercarli nei volti colorati di futuro che dipingono le aule…

Mi riscaldano i vostri svaghi di ruolo, il brainstorming per comunicare le opinioni, le intuizioni, i propositi… le fantasie… che vi danzano fra i capelli… e la concretezza, oserei dire scientifica, del focus sui beni confiscati alle mafie.

Che poesia la vostra frase! “… un cambiamento c’è stato anche nell’atteggiamento di ciascuno di noi nell’affrontare la questione, che è stata presa con più consapevolezza e anche con l’idea di mettersi in gioco, di mettere qualcosa di proprio nel lavoro… e l’emotività con cui… è stato fatto”.

Ecco, è proprio questo il punto!

Quando nel 1993 ho scritto la “Lettera ai giovani”, che avete ripreso, era appena un anno che interpretavo il mio volontariato girando le scuole di tutt’Italia per seguire Nino, assieme a Rita e Salvatore Borsellino, don Luigi Ciotti ed alcuni altri. Avevo delle certezze, impartivo lezioni, spronavo a tenere comportamenti esemplari… Non immaginavo che sarei stato io il maggiore beneficiario: incrociavo alunne ed alunni per aiutarle/i a fiorire ed invece sono stati loro a far sbocciare me.

Voi giovani avete la capacità straordinaria di indurre interlocutrici ed interlocutori a rielaborare il proprio sé… tutti i giorni… a camminare, correre, saltare… a capire che le loro convinzioni possono essere errate: è questo il credo che bambine, bambini, adolescenti mi hanno rivelato. Ho appreso sul campo che la tolleranza è un concetto superato. Se accetto qualcuno, mi metto al di sopra di lui: “L’obiettività è la mia, però tollero te che la pensi in un modo diverso…”. Invece la parola chiave è rispetto, perché pone tutte/i sullo stesso piano! Non mi stanco mai di ripetere a genitori, insegnati e a tutte le persone adulte, che dobbiamo crescere insieme a voi, insegnando e imparando reciprocamente.

Sì, mi avete trasmesso l’innocenza dell’indefinito: chi è sicuro di sapere forse si allontana dalla verità, chi rincorre il dubbio le si avvicina. Grazie a voi ho abbandonato il vuoto itinerario dell’ipocrisia per approdare all’assolato mistero della spontaneità e ho cancellato la propensione a diventare falso per il pudore di essere vero. La discreta fatica del pensare ha favorito l’intrigante affanno dell’agire e l’ambiguità della paura si è sublimata nella purezza del coraggio.

Mi avete anche costretto a praticare l’uguaglianza delle donne anche nel parlare: nel 1993 mi rivolgevo ai giovani, oggi invoco ragazze e ragazzi, senza mai dimenticare che un cartone rifiutato nella discarica può sempre custodire disegni fanciulli.

A Nino

Una pioggia di mani

canta il tuo nome sulla sabbia

mentre preghi con la luna

Un soffio di vento raccoglie le lacrime nel palmo

Sorridi, ci porgi un sentiero

prendi per mano un barbone

In silenzio seguiamo un violino

C’insegni a volare, anche fra gli spari

Torre Annunziata, 19 maggio ’21

  • Già magistrato e deputato

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