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Per una lettura non banale del fenomeno No-vax

Scienza, medicina e ingranaggi

Il cosiddetto movimento No-Vax diventò visibile ai più soprattutto durante l’iter della legge Lorenzin sui nuovo obblighi vaccinali, pur essendo da tempo già presente sotto traccia. Da allora governi e media mainstream hanno adottato sempre solo una linea di condotta verso i suoi “fan”: schiacciarli nell’angolo e etichettarli come ignoranti se non peggio. Sui social le loro posizioni sono assai più presenti, ma su molte bacheche di “pro-vax” esse sono oggetto di sarcasmi sulfurei. La sinistra (di governo e anche ciò che resta di quella di opposizione) non ha ritenuto nemmeno di aprire mezzo orecchio né uno spiraglio di dialogo con una minoranza che lo avrebbe meritato. La destra invece ha iniziato quasi subito a flirtare con i novax, senza che questi fossero necessariamente già schierati, e questo non ha fatto altro che incentivare un loro etichettamento stigmatizzante da parte degli “altri”. Ha fatto da catalizzatore una risonanza anti-neoliberista apparentemente comune tra posizioni di estrema destra sovranista e altre di estrema sinistra. Come si dovrebbe vedere bene, qui la scienza o l’anti-scienza non c’entrano più nulla: verso la galassia novax è stato operato uno dei più grossolani errori sociologici di comunicazione e di politica, ghettizzarli e radicalizzarli, anche se non va trascurato il fatto che anche nel movimento stesso si siano compiuti errori complementari ai primi. D’altronde è proprio la maggioranza a doversi interrogare sui propri errori nel far crescere e radicalizzare una minoranza che si vuole “pericolosa”.

Per dirlo in breve: il fenomeno novax come lo conosciamo oggi a fine 2021 è (anche) il prodotto di una sua mancata analisi quando non anche di analisi completamente sbagliate. L’errore di fondo è quello di non considerare l’importanza di un profilo psicologico che si sta diffondendo sempre più, un profilo ansioso, altamente difensivo e diffidente di cui già anni fa il sociologo Z. Bauman registrava le condizioni di base: 

“oggi, mai come in passato, l’individuo è succube del gioco delle forze di mercato, un gioco di cui non è assolutamente conscio e che tanto meno riesce a capire o prevedere, ma dovrà pagare per le sue decisioni prese (o non prese) individualmente. II modo in cui si vive diventa la soluzione biografica a contraddizioni sistemiche, o piuttosto questo è ciò che autorevolmente si dice e si fa credere agli sventurati individui (in realtà, una «soluzione biografica a contraddizioni sistemiche» è un ossimoro; la si può cercare, ma non trovare).”

Questo individuo stritolato dalle forze di mercato comincia a percepire diversamente i confini del proprio corpo, individuando in essi l’ultima, estrema barriera a quella che egli ritiene una invasione omologante e invischiante di macroprocessi economici che non lo contemplano come individuo vivente ma come parte di un meccanismo stritolante, quasi una moderna versione del Charlie Chaplin di Tempi Moderni imprigionato tra ruote dentate. Oggi però al posto della durezza metalmeccanica di un secolo fa abbiamo la asettica politica dei corpi rappresentata nell’immaginario di molti da una scienza e da una medicina intrise e finanche corrotte da enormi interessi economici. Si difende il proprio corpo dalla inoculazione di forze impersonali, ciniche e indifferenti. Ed è su questo punto che ogni intellettuale e ogni scienziato dovrebbe vincere le proprie ritrosie verso i novax e riconoscere che non sono soltanto dei visionari. È molto rassicurante schiacciare sotto la suola uno che crede alle favole “vaccino+5g”, molto più faticoso ma meritevole è lo sforzo di fare una scienza e una comunicazione scientifica migliori. Deve essere riconosciuto a Roberto Burioni uno sforzo decisamente riuscito di passare dalle posizioni arroganti e radicali da cui era partito per trasformarsi in un divulgatore pacato, attento e preciso. Sotto questo aspetto egli è un esempio che tanti fanatici “pro-vax” dovrebbero seguire.

Se si fosse considerato questo profilo individuale di persona che si vive stritolata da logiche che la sovrastano e di cui mai come oggi in Italia le forze di governo sono rappresentative, non si sarebbe proceduto nel modo in cui lo si è fatto. Ha ragione Chiara Saraceno quando sostiene che il movimento no GreenPass non è caratterizzato da sfiducia nella scienza ma in prima istanza da sfiducia nel potere. Questo individuo vive una condizione psicologica ed emotiva che lo porta a sentire fortemente che il potere, usando un pretesto di scientificità, si impadronisce del suo corpo, lo sfrutta, e per farlo minaccia uno degli aspetti che gli sono più cari, il lavoro e la sussistenza. Si tratta di una sfiducia nel potere e nel suo uso opportunistico dei concetti scientifici.

La cosiddetta sfiducia nella scienza e nella medicina ufficiale è una facile semplificazione di un vissuto persecutorio di portata decisamente più vasta e articolata che affonda le sue radici proprio nei fenomeni descritti nella citazione di Bauman riportata poc’anzi. La difesa a oltranza di una sorta di barriera di purezza del proprio corpo rappresenta proprio uno dei tentativi di trovare soluzioni biografiche a contraddizioni sistemiche. Questo dovrebbe aiutare anche i più accaniti spregiatori del fenomeno novax a capire come mai tra le file di questo movimento si trovino persone che per studi, cultura e posizionamento socio-culturale non sono affatto né sprovveduti né ignoranti, e alcuni di essi sono addirittura medici. 

Inutile illuderci: questo fenomeno crescerà, e solo la sua corretta comprensione può contribuire a modificarne le caratteristiche e a temperarne i potenziali pericoli per la salute pubblica. Etichettarli come pericolosi ignoranti untori non fa che rinserrare e rendere più numerose le loro file. Questo fenomeno rappresenta un problema reale, duro, non banalizzabile, con radici ben piantate nei fondamenti stessi della nostra attuale civiltà neoliberista. Per quanto espresse in forma persecutoria, le sue ragioni sono le ragioni di ogni cittadino di questa nostra società, e comprenderle, anziché schiacciarle sotto un marchio di infamia, è l’unica strada a lungo termine percorribile. E ci renderà migliori.

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