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Gladio

di Michele Del Gaudio*

Il 24 ottobre 1990 il presidente del consiglio Giulio Andreotti dichiarò alla camera dei deputati l’esistenza di Gladio. Prima sconosciuta? Almeno alle pubbliche autorità?

Nell’autunno 1994 ero membro della commissione parlamentare contro le stragi e il terrorismo. Era a Palazzo San Macuto, una volta sede della crudele Inquisizione. La nostra aula però non torturava nessuno. Il presidente Giovanni Pellegrino si era affezionato a me: non mancavo mai! Anzi voleva che diventassi capogruppo per avere una sponda imparziale nel comitato di presidenza. Era d’accordo anche il vicepresidente Sergio Mattarella, con il quale subito era fiorito un roseto di affinità: bastava anche uno sguardo, un gesto per capirci a volo. Ma come accennai la questione a qualche collega, il capogruppo, sempre assente, cominciò a venire.

La seduta successiva si discuteva di Gladio.

Ma cos’è? La spada a doppio taglio dei legionari romani?

Ero riuscito a formare un gruppo di lavoro che mi aiutava: il compito era immane e il materiale enorme.

“Gladio era una organizzazione paramilitare creata dalla CIA, il servizio segreto statunitense, per opporsi, durante la guerra fredda, ad una eventuale invasione dell’Unione Sovietica o della Jugoslavia”.

“Sì, ma era inquadrata nella più ampia Stay-behind, che disponeva di gemelle di Gladio in molti Paesi d’Europa”.

“In Italia era attiva dal 1949 con il nome di Duca. Il termine Gladio nacque nel 1956 con un protocollo fra servizi segreti, che ne estese la sfera d’azione al contrasto dell’eversione interna e a moti di piazza del partito comunista italiano”.

“Allora era di destra?”.

“Effettivamente buona parte degli arruolati apparteneva alla destra, anche sovversiva”.

“Gladio deriva dalla spada romana?”.

“Non solo, il suo stemma richiama la simbologia fascista, appunto il gladio”.

“L’addestramento avveniva all’estero?”.

“Macché! In Sardegna, nel suo centro a Capo Marrangiu! Si insegnava la guerriglia, il sabotaggio, l’uso di esplosivi. Francesco Cossiga, l’ex presidente della Repubblica, forse uno dei fondatori, annoverò 1000, 1200 elementi”.

“Si può anche ammettere che nell’immediato dopoguerra il mondo occidentale temesse quello russo, ma poi andava abolita!”.

“Va inserita nella “strategia della tensione”, che per decenni ha tentato di diffondere timori irragionevoli nella popolazione attraverso il terrorismo. Il fine era favorire una svolta autoritaria. Gladio era uno dei burattini, assieme a gruppi eversivi manipolati di destra e sinistra, a schegge di servizi segreti, di carabinieri, dell’esercito, alla Loggia P2, a Nato, CIA, pezzi di criminalità. I funzionari statali procuravano agli estremisti armi ed esplosivi, li coprivano nelle condotte delittuose, depistavano le indagini”.

“E il burattinaio che era?”.

“Non ci sono prove, ma qualcuno lo identifica in Andreotti nella Penisola e nella CIA sopra di lui!”.

“Secondo certi giornali la divulgazione di Gladio fu un attacco frontale da parte di Andreotti, presidente del consiglio, a Cossiga, presidente della Repubblica. La loro incompatibilità era nota, come la navigazione di entrambi nei fiumi sotterranei istituzionali e massonici, data per scontata da più d’uno studioso”.

“Cossiga sarebbe il capo di Gladio e Andreotti della P2?”.

“Però sono congetture, peccano i riscontri”.

“Andreotti è stato pure processato per mafia!”.

“Il panorama sanguina veleni!”.

Torniamo alla seduta sulla Gladio.

Il sole tradì un me giovanile senza cappotto, perché consentì al vento di gelarmi la testa pelata e di ondeggiare giacca e pantaloni. Ma ecco San Macuto!

Non fui tenero con gli apparati nazionali. Le domande si snodarono sollecite e risolute, per sapere i rapporti fra Gladio e il terrorismo nero e rosso; il suo ruolo nello stragismo fino a Capaci e via D’Amelio; nei tentativi di colpo di Stato, come il Piano Solo, il Golpe Borghese, il Golpe Bianco di Edgardo Sogno. Gladio era finanziata dalla CIA? inclusa la costruzione di Capo Marrangiu? Coordinava nuclei per informazione, propaganda, lotta clandestina? con unità pronte ad agire? con depositi di armi e munizioni disseminati in particolare al Nord? Volava sull’aereo Argo 16?

Gladio venne sciolta ufficialmente il 27 luglio 1990, ma i territori inesplorati, enigmatici, impenetrabili sono smisurati e rimane il timore che certe metodologie siano diffuse ancora oggi. Anche se va dato atto al governo di avere, nell’estate scorsa, eliminato il segreto di Stato per tutti i documenti relativi all’organizzazione paramilitare in esame.

Tuonò un periodo di sciami nebulosi di un’inquietudine tenebrosa come la Gladio, e turbini di rovesci indecifrabili. Poi in una mattina sincera, trasparente, raggiante, di una Roma a colori e un po’ brilla, mi telefonò un noto giornalista. Mi voleva parlare. Gli fissai un appuntamento nel mio ufficio. No, era solo di passaggio a Roma. Concordammo di vederci alla Stazione Termini alle 15.00 al binario 21. Ero perplesso, ma andai. Lo riconobbi da lontano. Il binario era semideserto. Accanto a lui passeggiavano due fusti in allerta. Indossavano entrambi un giubbotto ben imbottito. Essendo pratico di scorte, intuii subito che sotto c’erano mitra. Non esitai. Ci salutammo affabilmente e lui mi disse a bruciapelo che il vicecapo dei servizi segreti aveva bisogno di conferire con me. Su cosa? Vorrebbe ammorbidire la tua posizione sui “servizi” alla commissione “stragi”. Non è possibile, ma lo affronto. Gli consegnai un numero personale a cui chiamarmi.

Avevo notato più di una volta il giornalista accanto a Luciano Violante, vicepresidente della camera, a cui mi legava una familiarità franca ed onesta. Telefonai alla sua segretaria per avere udienza con urgenza. Mi ricevette appena arrivai a Montecitorio. Con le massime cariche era meglio prepararsi le domande per sbrigarsela in breve. “Quel” giornalista mi ha chiesto di incontrare il vicecapo dei servizi segreti. Lascialo perdere! Pensavo fosse corretto perché l’ho visto con te. No, è lui che mi corteggia: non ti fidare! Ci salutammo. Non ebbi più notizie, né del giornalista, né dell’uomo dei servizi.

Ma la settimana dopo un alto magistrato, amico carissimo, mi riferì che ad una cerimonia di livello uno dei vertici della massoneria lo interpellò: “È sempre amico di Del Gaudio? Dovrebbe calmarsi, non lascia in pace nessuno. Siamo intervenuti ai vertici del partito a lui più vicino, ma la risposta è stata ferma: è inavvicinabile!”. L’alto magistrato voleva solo mettermi in guardia e farmi sentire orgoglioso: è inavvicinabile!

Non potendomi bloccare, optarono per altre strade. In pochi mesi collezionai querele penali e citazioni civili per miliardi di lire. Mi difesero gratis avvocati su cui potevo contare. Vincemmo tutte le cause. Ma il disagio psicologico e logistico fu parecchio; e lo sarebbe stato anche quello economico se avessi dovuto pagare i legali.

Alcuni mi accusano di essere uno stupido idealista. La mia risposta è: meglio essere fessi e felici che cattivi e infelici. La mia vita, dal vicolo a Montecitorio, ne è la conferma!

In questa notte di foglie ingiallite ma vive del 2021, in cui la luna sembra il sole, disegna una striscia d’argento sul mare di casa mia e recita poesie minimaliste, posso garantire con gioia di essere ancora fesso e felice.

Magistrato

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