A nove anni di distanza dalla morte di Pier Cesare Bori, avvenuta il 4 novembre 2012, rimeditare il
suo fertile lascito appare più che mai importante per tentare ciò che, in linguaggio confuciano, si
chiamerebbe una rettificazione dei nomi, ossia una restituzione di senso e di pregnanza alle
parole, una responsabile attenzione alla loro possibilità di incidere nei problematici scenari del
nostro confuso presente, che sembra così propenso a svuotarle, a sprecarle, a consumarle, o a
snaturarle in retoriche aggressive.
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