Vai al contenuto

INQUINAMENTI AMBIENTALI, CAMBIAMENTI CLIMATICI CHE SOVRASTANO LA VITA E SVIGNAMENTI DA COP 26

     di Francesco Domenico Capizzi*

Nell’epoca che sembra prestare particolare attenzione alle nuove generazioni (NGEU e PNRR) i governanti più potenti della Terra riuniti in G20 di Roma e Cop 26 di Glasgow se la sono letteralmente svignata, come già accaduto nella Cop 25 di Madrid del 2019 seguita dal G20 di Parigi nel 2020, senza assumere precisi impegni nel tempo e nello spazio, talmente dilatati e indefiniti da potere immaginare che i documenti prodotti rimangano un cumulo di parole, per dirla con Dante, per quel traditor che vede pur con l’uno e tien la terra…poi farà si che al vento di Focara non sarà lor mestier né preco (Inferno, XXVIII).

 Non è una novità, in generale, il metodo dello svignamento dai grandi problemi: così accade per il drammatico fenomeno migratorio, la miseria con fame e malattie che ne derivano, i molteplici focolai di guerra, l’Afganistan, le Regioni geo-politiche dove vengono calpestati Diritti fondamentali proclamati dall’ONU nel 1948 in larga parte rimasti lettera morta…

Queste conferenze avrebbero voluto, nelle intenzioni, programmare l’eredità da lasciare alle prossime generazioni riguardo a clima, inquinamenti ambientali, energie rinnovabili e conseguenze socio-sanitarie ed economiche globali. Ed invece è stato ipotecato il loro futuro ampliando a dismisura, rendendoli aleatori, mediazioni, compromessi e margini di manovra temporali e spaziali su vincoli ambientali e fonti energetiche rinnovabili su cui investire. 

Un futuro che ormai costituisce la realtà del presente che viviamo e che incombe sull’intera umanità, non da oggi, sul piano eco-socio-bio-sanitario:

  • Pulviscolo atmosferico: particolato sospeso, l’insieme delle sostanze contenute nell’aria – fibre, particelle carboniose, metalli, silice, inquinanti liquidi e solidi  prodotti da  industria, traffico, inceneritori e assimilabili – in grado di  invadere la circolazione sanguigna  e diffondersi a tutti gli apparati ed organi,  nessuno escluso, penetrando nelle cellule e provocando, perfino, danni al DNA.  A partire dagli anni 80-90 questi effetti sono già stati causa di morte di 350.000 europei e di 8.500 italiani/anno, con una riduzione dell’attesa media di vita di 8.3 mesi, equivalenti al 9% della mortalità di adulti sopra i 30 anni per tutte le cause, esclusi gli incidenti stradali. E’ ormai assodato che il micro-particolato determini un incremento generalizzato e costante di neoplasie e malattie cronico-degenerative di ogni apparato, compreso il sistema immunitario inducendo incrementi delle malattie autoimmunitarie (Annals of  N. Y Ac. of Sciences 903, 45, 2000; Envir. Health  Perspectives 112, 7, 2005; Nature 1, 2004;  Particle and Fibre Toxicology 3, 13, 2006;  Stroke 38, 915, 2007; The N.E. Journal of Medicine 1, 356, 2007; European Respir. Society, 2007).
  • Appena il Parlamento europeo elevò le quote consentite di pulviscolo atmosferico la European Respiratory Society (Lausanne 10, 12,2007) osservò “sono prevedibili incrementi di rischi cardiovascolari del 24% con aumenti del 76% di mortalità”. 
  • The Lancet del 2016 (Countdown on Health and Climate Change) ha comunicato che in Italia sono stati registrati 45.600 decessi in età precoce attribuibili in larga parte ad esposizioni a polveri sottili PM2.5: primo Paese in Europa e XI nel Mondo. Conclude la Rivista: “La salute futura di intere generazioni è minacciata dai cambiamenti climatici se non saranno raggiunti gli obiettivi dell’accordo di Parigi, in primis limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali“;
  • l’OMS di recente ha stimato il numero dei decessi in Italia per inquinamenti ambientali in 80.000/anno collocando il Paese al nono posto per diffusione di Pm10, biossido di azoto ed ozono;
  • Prevedibile un disastro mondiale: potrebbero sparire circa 8 milioni di persone/anno a causa dell’inquinamento atmosferico per l’utilizzo di combustibili come legna, carbone, idrocarburi e residui organici (OMS 2019);
  • Attesi fenomeni atmosferici violenti con innalzamenti dei livelli marini, inondazioni, ondate di calore estremo, incendi, diffusione di malattie infettive, anche ignote, e carestie che, insieme, indurranno a migrazioni forzate intere popolazioni. Inoltre, le ondate di calore, in aggiunta a stati estremi di maltempo, tenderanno a ridurrele ore lavorative e le prestazioni nell’ambito delle attività private e pubbliche;
  • Cancerogeni circolanti: la International Agency Research of Cancer nel 2014 ne ha individuati 97 in uso in agricoltura, industria alimentare, produzione di energia, scarichi industriali e di automobili, in aggiunta altri 120 agenti carcinogenetici variamente collocati, 81 dagli effetti probabili e 299 dagli effetti possibili che comportano rischi su ampi strati di intere popolazioni (Research, 2013. 5613); 
  •     Da tempo avvengono fusioni e formazioni di cartelli monopolistici fra colossi          di produzioni chimiche per l’agricoltura che prepongono interessi finanziari a problematiche ambientali come l’inquinamento e la sparizione di insetti e animali di piccola taglia necessari all’eco-ambiente, con conseguenti impatti negativi sulla filiera alimentare umana e animale. Si viene così a creare un circolo vizioso micidiale. Le legislazioni vigenti, pur ammettendo implicitamente la pericolosità di certi composti chimici, hanno imboccato il principio della soglia minima frutto di mediazioni politico-economiche fra principi etici, tecnici ed esigenze di mercato. Si pone, dunque, il problema dei controlli e dei rapporti fra produttori e Istituzioni politiche.

Di fronte a tanta inerzia unica via percorribile è la promozione consapevole di scelte politiche che realmente sostengano la ricerca e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e di tecnologie pulite in ogni ambito e attività tenendo conto che la questione posta può soltanto assumere un valore globale e marginalmente localistica. Infatti, all’Europa nel suo complesso va attribuito un tasso di inquinamento di circa il 7% (AEA 2019). 

*già docente di Chirurgia generale nell’Università di Bologna e direttore delle Chirurgie generali degli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna

(Visited 35 times, 1 visits today)

Lascia un commento