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Intervista a Giancarla Codrignani in diretta streaming

OdV Scienza Medicina Istituzioni Politica Societa’
Gruppo culturale “Capire”

Venerdì 25 febbraio 2022 h.21

Da “80, gli anni di una Politica” all’oggi

intervista a Giancarla Codrignani *

sul suo libro

con Laura Renzoni Governatori **

e Jessi Simonini ***

* Parlamentare, Politologa, Giornalista

** Docente di Diritto Università di Bologna

*** Ricercatore Università di Udine

L’incontro sarà trasmesso in stream su Facebook

https://www.facebook.com/groups/960878214738454

Ora visibile anche su YouTube:

GIANCARLA CODRIGNANI

OTTANTA

GLI ANNI DI UNA POLITICA 

PRESENTAZIONE

di STEFANO RODOTA’

Giancarla è una vera combattente o, se si vuole evitare il linguaggio bellico che ha sempre detestato, uno spirito indomito. Tutto in questo libro ce lo rivela, senza però che mai il tono salga in modo sproporzionato, o la retorica prenda la mano. Giancarla è anche uno spirito ironico,  lo mostra fin dal ricordo in latino nelle sue prime pagine, e per lei davvero l’ironia è una misura delle cose, un modo per dire cose gravi con il tono sempre adeguato al momento e alla situazione, senza essere né saccente né compiacente. Ho un ricordo, che non so se si trovi anche nella sua memoria. Si era nell’aula di Montecitorio si svolgeva il solito gioco della “miss Parlamento”, con gli occhi di troppi deputati rivolti verso le loro colleghe. Giancarla si guardava intorno, ci guardava, ma da lei non venne invettiva o rampogna. Tre parole: “X è bruttissimo” (riferendosi a un deputato seduto su un banco vicino, che non nomino per il  rispetto dovuto alla privacy)”figuratevi come siamo contente noi donne di guardarlo”. In un colpo solo, e senza alcuna enfasi, venivano svelati il maschilismo invincibile e l’improprietà stessa di quelle occhiate e di quei discorsi, la superficialità di un modo di guardare alle persone che ne sacrifica la sostanza, la qualità profonda, forse la grandezza.

Questo ricordo riassume il fatto che di Giancarla sono stato compagno di strada nell’avventura parlamentare (e penso di esserlo ancora in nuove imprese comuni); che in lei l’essere donna è davvero un modo di stare al mondo e di trarre dal suo genere un insegnamento continuo per tutti;   che bisogna dare il giusto peso anche alle cose apparentemente minori, e dunque bisogna essere sempre vigilanti; e che, al tempo stesso, vi sono cose grandi alle quali dobbiamo interessarci se vogliamo capire anche quelle piccole che ci circondano. Faccio quest’ultima notazione perché spiega la sua dedizione politica e parlamentare ai temi di politica estera, che ogni tanto sembravano un fuor d’opera, quasi una seccatura, a quei colleghi tesi unicamente all’inseguimento di una attualità minuta. Con la sua pervicacia, Giancarla ci ha continuamente insegnato che bisogna tenere sempre larghissimi gli orizzonti. Guai a rattrappirsi nel cortile di casa.

Nel lungo lavoro testimoniato da questi scritti cogliamo una laicità profonda, un senso delle istituzioni mai separato dalla necessità di immergerle nel mondo che le circonda. E vi è una lezione di metodo. L’impegno nella politica non è vetrina, ma preparazione, dedizione, disinteresse.

Giustamente Giancarla insiste sulla sua volontà di testimonianza, senza cedimenti a una facile memorialistica, all’autobiografismo. Leggiamolo, allora, questo suo “diario in pubblico”, come mi sembra giusto chiamarlo citando il suo amato Vittorini.

   Auguri, Giancarla.

NOTA INTRODUTTIVA
Chi legge deve starsi attento: vede scritto “Ottanta” e pensa che siano gli anni ’80 del
secolo scorso; perché non potrebbero essere gli anni di una persona? Legge “politica” e
crede che il libro abbia a che vedere con l’arte della polis: se ci fosse stato scritto “di un
politico” non avrebbe avuto dubbi su un signore dedito a quell’arte. Ma se “la politica” fosse
invece una signora?
In realtà, l’autrice, arrivata, con suo grande stupore, ad un’età che altri – non lei – direbbe
veneranda, ha recuperato dalla caterva di carte del suo archivio alcuni commenti a vicende
che sono state di tutti, pubblicati su giornali a cui ha collaborato. Rappresentano una
testimonianza di impegno e di personale coerenza di vita attraverso spezzoni di pensiero e
critiche ad eventi vissuti molto individualmente, ma con la presunzione di dare senso a
valori – giustizia, libertà, nonviolenza… – che o diventano sociali o lasciano inquieti anche
chi ama studiarli.
Non sono nel mio stile né la memorialistica bene ordinata né l’autobiografismo. Per questo
non c’è traccia del molto della vita che riserviamo – forse giustamente, forse no – all’intimità.
Ho creduto tuttavia che una donna faccia bene a dichiarare il suo contributo alla storia del
sé degli umani, perché la storia non mai è solo nostra, soprattutto se si è consapevoli di
volerla condividere.
Mi scuso, con me stessa in primo luogo, per essere stata sopraffatta dalla quantità e dal
disordine dei miei scritti: la scelta ha scartato tematiche che mi hanno coinvolto e che mi
sarebbe piaciuto far rileggere se non mi fosse importato di più la leggerezza del libro. Ci
sono discontinuità temporali; qualche operazione di maquillage riduttiva; parzialità rispetto
a giornali e riviste a cui ho collaborato e che avrei voluto ricordare, anche perché alcune
sono diventate meteore editoriali perse nell’entropia pubblicistica; mancanza di riferimenti
agli interventi parlamentari connotati dalla cifra stilistica di un genere letterario particolare;
esclusione dei troppo lunghi saggi di studio o dei brani tratti da miei libri a cui pure sono
affezionata, ma che mi dichiaro incapace di tagliare.

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