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GLI SPETTRI DELLA GUERRA

                                

di Francesco Domenico Capizzi*

Ogni guerra tende a dilatare, nel tempo e nello spazio, il proprio spettro di azione tanto che le devastazioni socio-sanitarie colpiscono mortalmente nove persone su una deceduta direttamente a causa delle incursioni belliche (OMS).  A questo tragico fenomeno sono ascrivibili la regressione dei Servizi pubblici di assistenza e controllo, le deficienze sanitarie, la divaricazione nelle diseguaglianze sociali, la crescita esponenziale della povertà, le instabilità politico-istituzionali conseguenti, le migrazioni forzate foriere di rapide e lunghe scie di diffusioni di malattie infettive. Bisogna segnalare che queste regressioni si instaurano, in toni meno drammatici ma sempre inquietanti, nelle condizioni di difficoltà politico-economiche. In Venezuela, ad esempio, la crisi acuta di qualche anno fa, e ormai cronicizzata, ha determinato un numero significativo di infezioni da poliomielite, la ricomparsa della malattia tubercolare e una significativa impennata della mortalità infantile per malattie esantematiche. 

Nell’attuale guerra perpetrata dall’esercito russo nei confronti dell’Ucraina i rischi a cui si è fatto cenno sono tutti presenti per l’intero Paese aggredito, ma anche per i Paesi limitrofi e per tutta l’Europa con possibili soffusioni che vanno ad irraggiarsi all’intero globo, viste le facili e insopprimibili opportunità di emigrazione e di immigrazione dentro e fuori i continenti con conseguenti funzioni vettoriali.

I dieci milioni di migranti, secondo le recenti stime dell’ONU, già piegati dalle sofferenze di varia natura e, di conseguenza con Sistemi immunitari di difesa più o meno compromessi,  provengono da ambienti con vaccinazioni anti-Covid che non superano il 35%, con minimi in alcune regioni del 20%, in cui l’epidemia virale si presenta ancora attiva e rinfocolata dalle convivenze forzate in scantinati, stazioni della metropolitana e rifugi improvvisati, in assenza delle più basilari regole antinfettive ed igieniche, e in condizioni di malnutrimento e di assoluta precarietà assistenziale.  

Non soltanto temibile l’ulteriore diffusione del Covid, ma anche la rinascita e la diffusione di malattie, spesso inosservate ancor prima delle fasi conclamate, quali la l’infezione da l’HIV/AIDS,  la tubercolosi, la poliomielite e la maggiore gravità delle malattie dell’infanzia (Global Polio Eradication Initiative, Ginevra 15, 3 2022).

L’Ucraina aveva subito una preoccupante mortalità da epidemia da morbillo già nel 2017 e continuata fino all’anno scorso a fronte di una copertura vaccinale nazionale che nelle città si è attestata al 50% della popolazione infantile per scendere a livelli molto bassi nelle zone periferiche.

Ancora più grave la presenza della malattia tubercolare: l’Ucraina detiene uno dei carichi più elevati al mondo di tubercolosi multiresistente con 32.000 nuovi casi di tubercolosi attiva per anno. Inoltre quasi un quarto delle persone malate di tubercolosi risulta anche portatore di HIV. La diagnosi e il trattamento di questi malati erano diminuiti del 30% già nel corso della pandemia da COVID-19 producendo una maggiore diffusione della grave patologia. Sul finire del 2020 circa 260.000 ucraini convivevano con l’HIV, di queste soltanto il 69% era a conoscenza delle proprie condizioni, poco più della metà risultava sottoposto a terapia adeguate e controlli clinici (UNAIDS, 2021).

Nella realtà di oggi, in aggiunta alla precarietà di sempre amplificata dagli effetti di Chernobyl, l’unico problema che la popolazione, già stremata, si pone è di sopravvivere sfuggendo ai micidiali bombardamenti e alle loro conseguenze riparandosi dove è possibile cercando di mettere in salvo momentaneamente familiari e amici e magari adoperandosi per gli altri con senso civico e generosità. 

  • Già docente di Chirurgia generale nell’Università di Bologna e direttore delle Chirurgie generali degli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna

L’immagine.  Francisco Goya: 3 Maggio 1808 esecuzione dei difensori di Madrid – Fonte Wikimedia

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