Vai al contenuto

La libertà d’opinione

  • di

LA LIBERTA’ D’OPINIONE                          

 ADISTA. 12. 04. 2022

di Giancarla Codrignani*

A scanso equivoci prima un mantra: poiché credo che la libertà venga prima di tutto, anche l’Ucraina ha diritto a difendere la sua libertà. Ma non a costo della mia: non è un’impressione se leggo o sento ottimi servizi in tv commentati esclusivamente secondo la polarizzazione “con la Nato/con Putin”, il bene/ il male. Che sia Il sole24ore a ricordare che la Rai è pagata dai cittadini e presta un servizio pubblico per fornire un’informazione completa è un segnale. Anche perché chi si occupa delle notizie e della loro divulgazione è da un pezzo preoccupato per due fenomeni culturalmente regressivi: la tradizionale disinformazione italiana sui paesi lontani e la pericolosità dei social. Due limiti che oggi vengono acutizzati dalle schematizzazioni: i social imperversano con dichiarazioni indecenti che alimentano l’odio e il razzismo generalizzato, mentre nessuno ricorda che in Afganistan ci sono sempre i talebani che nel silenzio imperversano violando i diritti umani, la cultura e la dignità delle donne. Il cittadino ignora che un golpe in Burkina Faso sta producente almeno 800.000 profughi e che in Birmania la leader democratica e premio Nobel della pace  Aung San Suu Kyi  lo scorso anno ha vinto le elezioni, subito bloccate dal golpe militare e si trova da mesi in carcere. Il panorama internazionale potrebbe fornire dati impressionanti di annichilamento della libertà e di violazione più o meno di tutti i diritti umani.

Non è una novità, ma oggi risulta insopportabile. Abbiamo visto in tante situazioni di calamità che hanno colpito l’Italia la generosità dei nostri concittadini; giusta dunque l’accoglienza degli ucraini, ma non si capisce come mai saltino fuori case disponibili e posti di lavoro negati a nigeriani o curdi. E’ evidente che la guerra interna all’Europa ha un impatto speciale, ma è fondato il sospetto che sia più facile accogliere gente bianca come noi e che ha figli che seguono in dad le lezioni delle loro attrezzate scuole.  L’informazione ha un peso ancora più rilevante quando c’è una situazione di guerra, in questo caso del tutto imprevista dalle stesse cancellerie degli stati: quando arriva, “la guerra” è “la guerra”. Quello che vediamo in questi giorni è la stessa guerra, anche se meno impressionante di quella vissuta nel 1943/45 dai nonni quando erano bambini e ricordano: ero sfollata in Veneto, ma non appena si fece concreta la paura che venisse bombardato il ponte sul Po rientrai a Bologna perché la mamma non voleva che si restasse separate dal babbo: arrivate alla stazione, il taxi era un carro agricolo e via Indipendenza assomigliava a Mariupol. Quando sento l’allarme in Ucraina, il suono esce fuori dalle rimozioni, confermando che la guerra è sempre distruzione: oggi i nostri bimbi vedono ignari che le mamme, in lacrime, portano al sicuro i figli e salvano la famiglia, mentre i babbi vanno a combattere per la patria, introiettano i vecchi modelli dei ruoli che avevamo cercato di eliminare nell’educazione dei nostri asili.

Ma la guerra è soprattutto la più grande follia. Per fortuna l’ha detto anche Erasmo e non è accusabile di femminismo esasperato: gli uomini debbono confessare che a loro la guerra piace. Eppure, nel 2022 d.C., la guerra è anche idiota: potremmo praticare la guerra elettronica per accecare i siti governativi o le grandi imprese e paralizzare interi paesi, ma senza fare morti. Pensabile anche la guerra satellitare, che uccide solo tutti i cellulari. Noi moderni saremmo in grado di schierare sul campo soldati robot: anche se manteniamo i corpi umani che costano meno, dimostrerebbero che la guerra è pura demenza. Putin e anche noi, la nato e gli Usa stiao pensando la vecchia guerra del buon tempo andato, quella che, missili al posto dei cannoni, fa bum bum e produce morte di civili e distruzione di case e strutture di pubblica utilità.

C’è modo di ragionare su questa guerra? Io credo di sì: accetto che il mondo sia soggetto alle “grandi potenze” (è in pista la Cina) e i “poteri forti” che infiltrano tutti i poteri , accetto anche la Nato, firmata da tutti i governi democratici del mio paese e indirettamente dai pacifisti che non si sono mobilitati quando sembrava – Macron dixit – diventata inutile. Posso domandare che cosa si aspetta per ragionare pubblicamente su come porre fine a un disastro certo che, si tratti della settimana prossima o di due anni, sarà sempre lo stesso Putin a doveri sedere al tavolo delle trattative? Il povero Draghi ha posto il quesito pace o condizionatori, perché la guerra è inesorabile: se nomini la pace, ti strangola con altri mezzi, che gli storici raccontano anche sul Sole24ore e ti obbligano a scivolare verso le armi. Meglio il lavoro della diplomazia? Lasciamo parlare il papa

* giornalista e politologa, già docente e parlamentare

(Visited 44 times, 1 visits today)

Lascia un commento