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Ricerca universitaria

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PROFESSIONE | REDAZIONE DOTTNET | 14/04/2022 18:03

Nel complesso sono state valutate circa 182 mila pubblicazioni scientifiche contro le 118mila del precedente ciclo 2011/14 per circa 65mila ricercatori accreditati, ripartiti più o meno equamente tra stabili e giovani (32mila a testa). Il rapporto è un bilancio della produzione scientifica degli istituti di formazione e ricerca basato sull’analisi, da parte di 11.000 esperti, di oltre 180.000 pubblicazioni scientifiche prodotte da 65.000 ricercatori di 134 istituzioni, di cui 98 sono università. Il risultato è nelle diverse classifiche stilate sulla base di indicatori fondamentali, come qualità, quantità, capacità di dare spazio ai giovani ricercatori. L’80 per cento della parte premiale del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) viene assegnato attraverso le classifiche Anvur e in questo modo vengono scelti gli atenei che possono ottenere fondi straordinari.

Tra le università statali, su quantità e qualità della ricerca, dopo la Sapienza di Roma ci sono BolognaFederico II di Napoli, Padova, Milano e Torino. In fondo, nell’ordine, Venezia IuavRoma Foro ItalicoStranieri Siena e, ultima, la Stranieri di Perugia. La principale università di Roma, e la maggiore per dimensioni in Italia, è in testa in quattro classifiche su cinque (quantità e qualità in generale, per i ricercatori stabili, per i neoassunti e promossi, per i dottori di ricerca). L’Università di Bologna ha la migliore ricerca sul profilo della Terza missione, ovvero il trasferimento del sapere al territorio.

“Uno degli elementi principali che emerge da questi nuovi dati è che l’intero sistema della ricerca italiana è sempre più attento alla qualità nella promozione e nel reclutamento dei giovani ricercatori”, ha detto la vicepresidente di Anvur, Alessandra Celletti, presentando i dati: “Dall’analisi degli indicatori emerge una qualità media più elevata dei prodotti conferiti dai ricercatori neoassunti o promossi rispetto a coloro che non hanno cambiato qualifica nel periodo 2015- 2019”.

Tra le università private quella con il più alto punteggio per qualità e quantità della ricerca è la Bocconi di Milano, mentre l’analoga classifica relativa agli enti di ricerca vede primeggiare il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) seguito dall’Istituto nazionale di Fisica nucleare (Infn).

Si può segnalare come tra tutte le università, senza distinzione rispetto alle dimensioni, all’indicatore sulla “formazione alla ricerca” la Stranieri di Siena guidata dal rettore Tomaso Montanari sia in testa con un punteggio di 1,29060 mentre la pari missione Stranieri di Perugia, a lungo guidata da Giuliana Grego Bolli, travolta dallo scandalo Suarez, sia in fondo alla classifica con un punteggio di 0,78094.

“La Vqr, ben prima di essere vista come una classifica, è uno strumento che serve a orientare il sistema nazionale della ricerca in un contesto multidisciplinare e con diverse voci da considerare”, ha commentato la ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, rilevando come i dati evidenzino il grande valore del reclutamento di nuovi ricercatori: “Ancora più interessante è il dato che evidenzia una qualità media più elevata nel gruppo che include i nuovi reclutati, indicando il grande valore degli investimenti in reclutamento dei piani straordinari dei ricercatori di tipo B”.

Per il presidente dell’Anvur, Antonio Uricchio, un’attenzione particolare è stata data alle ricerche dedicate alla cosiddetta Terza missione, “ovvero verso le attività che si rivolgono ai territori e vedono le Istituzioni come centro per lo sviluppo sociale, economico e culturale del Paese”.

Durante la presentazione dei risultati in più punti è stato evidenziato il ruolo dei ricercatori giovani, vale quelli che sono stati assunti o hanno migliorato la loro carriera nel 2015-19. In primis quanto è stata sottolineata la loro maggiore prolificità (3,2 prodotti cadauno contro i 2,5 di quelli stabili).
Non è un caso che la prima slide abbia riguardato il rapporto, per tutte le università, dei punteggi medi registrati dai ricercatori junior rispetto ai senior. Ordinandole per le pubblicazioni di questi ultimi, in testa troviamo la Sissa di Trieste con 0,92 davanti all’Imt di Lucca (0,87) e Pisa Sant’Anna con 0,86 (nonostante un numero di ricercatori ben più elevato, ndr). Un volto altissimo se consideriamo che il range andava da 0 per un prodotto ingiudicabile a 1 per quello «eccellente ed estremamente rilevante».

Alla Sapienza il primato tra le statali

Passando agli indicatori che tengono conto sia della qualità che della quantità della ricerca (il cosiddetti Iras 1 e 2) in vetta troviamo la Sapienza di Roma, davanti a Bologna e alla Federico II di Napoli. Se ci limitiamo invece ai parametri esclusivamente qualitativi e partiamo dai grandi atenei i risultati migliori, per i ricercatori stabili, lo vantano Milano Padova mentre, per i ricercatori junior, il rapporto si inverte e la coppia di testa diventa Padova-Milano. Tra i medi spiccano invece, per i prodotti del personale stabile, Milano Bicocca e Roma Tre mentre, per quelli afferenti ai giovani, Trento e Verona.

I risultati delle non statali

Altrettanto composito è il panorama offerto dalla ricerca nelle università non statali. La classifica per quantità e qualità dei prodotti vede in testa la Cattolica davanti alla Bocconi. Se invece passiamo anche qui, come abbiamo fatto per le statali, a esaminare solo gli indicatori qualitativi in cima compaiono, per le pubblicazioni dei ricercatori senior, la Luiss di Roma e la Bocconi mentre, per quelle dei junior, Bocconi e San Raffaele.

Il peso della terza missione

Dalle pagelle della Vqr 2015/19 arriva una prima indicazione anche sulle attività di “terza missione”, quella che va oltre le prime due (insegnamento e ricerca) e ha una ricaduta sul tessuto sociale ed economico in cui l’ateneo è inserito. Ebbene, in totale, sono stati sottoposti al giudizio dell’Anvur 676 casi di studio con una netta prevalenza (il 32%) delle attività di public engagement o divulgazione che dir si voglia. In testa, passando ai giudizi di qualità, troviamo stavolta due Politecnici (Torino e Milano) tra le università pubbliche e il tandem tutto milanese Humanitas/ San Raffaele tra le private.

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