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Traffico, inquinamenti, psiche

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Traffico, inquinamenti e psiche

DOTTNET | 17/06/2022 16:02

L’esposizione cronica all’inquinamento da traffico veicolare aumenta il pericolo di sviluppare malattie mentali e quando lo smog è oltre i livelli di guardia le patologie psichiatriche esistenti possono peggiorare. Così il rischio depressione aumenta del 13%.

Per ogni incremento di circa 1 microgrammo per metro cubo nella esposizione a particolato fine (PM2.5), il rischio di depressione aumenta del 13%, quello di disturbi d’ansia del 9%, di schizofrenia del 7%, soprattutto nella fascia di età fra 30 e 64 anni. Analogamente esiste una correlazione fra la presenza di smog e l’incremento nelle prescrizioni di antipsicotici, antidepressivi e stabilizzanti dell’umore che crescono fino al 4%. Quando la qualità dell’aria urbana è più scarsa aumenta anche il rischio di un peggioramento delle malattie psichiatriche già esistenti: uno studio condotto in Italia su pazienti con depressione bipolare dimostra che nei giorni di particolato atmosferico elevato la probabilità di ricoveri per un episodio maniacale può quasi quadruplicare. Questi nuovi “preoccupanti dati sugli effetti nel lungo termine dell’inquinamento, indicano che lo smog è un concreto pericolo non solo per cuore e polmoni, ma anche per il cervello. Lo smog può cioè essere tossico sul funzionamento cerebrale al punto da provocare anche patologie psichiatriche, probabilmente attraverso un incremento dell’infiammazione generale o per un’alterazione delle difese antiossidanti”. Ed è ormai noto anche l’effetto dello smog sullo sviluppo cognitivo nei bambini: “Sappiamo per esempio che i livelli di esposizione all’inquinamento atmosferico correlano con le capacità in test matematici e di linguaggio – commenta uno studio dell’ Università degli Studi di Milano e Policlinico di Milano. Al contrario gli spazi verdi nella scuola e nell’ambiente circostante aiutano l’apprendimento, portando a un miglioramento dello sviluppo cognitivo”.

I dati che quantificano per la prima volta nel nostro Paese come l’esposizione cronica all’inquinamento comporti un impatto negativo anche sulla salute mentale, arrivano da uno studio molto ampio per il quale sono stati seguiti dal 2011 al 2019 oltre 1,7 milioni di abitanti di Roma con più di 30 anni, registrando le nuove diagnosi di malattie mentali, la prescrizione di farmaci per malattie psichiatriche e correlando questi dati con l’esposizione al particolato fine e ultrafine, al biossido di azoto e alla polvere di carbone. “I risultati indicano che i livelli di particolato fine e ultrafine a cui si è esposti sono correlati all’incremento del rischio di andare incontro a una patologia mentale”. La pericolosità dello smog sul benessere mentale è confermata anche da un altro studio discusso in anteprima durante il convegno, condotto in partnership dalle Unità Operative di Epidemiologia e Psichiatria del Policlinico di Milano, su circa 200 pazienti con depressione bipolare lì ricoverati per episodio maniacale fra il 2007 e il 2019. Analizzando i dati relativi all’esposizione allo smog nei giorni immediatamente precedenti, è emerso con chiarezza che l’incremento del particolato PM10 nell’aria si associa a un rischio più elevato di ricovero, che arriva a essere 3.6 volte maggiore del normale nel secondo giorno dopo l’esposizione all’aria particolarmente inquinata. “Questi dati confermano gli effetti negativi dell’inquinamento sulla salute mentale, indicando che le condizioni ambientali possono influenzare non poco la gestione dei pazienti con depressione bipolare”.

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