Acqua, risorsa fondamentale
di Vincenzo Balzani*
L’acqua, la sostanza chimica più comune, nei vocabolari è definita in modo poco attraente: un liquido trasparente che non ha colore, non ha odore e non ha sapore. Poi, però, ogni vocabolario dedica all’acqua uno spazio notevolmente superiore a quello riservato a qualsiasi altra parola, persino a quello dedicato alla parola uomo. L’acqua è la sostanza più importante per la vita; il nostro corpo è formato per circa il 70 % di acqua. L’acqua c’entra sempre, in qualsiasi attività dell’uomo; quindi è una risorsa indispensabile.
Si può valutare che l’uso dell’acqua sia così ripartito: agricoltura 70%, industria 20%, usi domestici 10%. L’impronta idrica approssimata (quantità di acqua, in litri, necessaria per produrre 1 kg di un alimento) è 900 per la frutta, 3300 per le uova, 1600 per i creali, 4300 per la carne di pollo e 15400 per la carne di bovino. Per alcuni prodotti industriali, l’impronta idrica in litri è 120 per una lattina di allumino, 2.900 per una maglietta di cotone, 8.000 per un paio di scarpe di cuoio, 250.000 per una automobile.
Il 71% della superficie del globo è ricoperto da più di un miliardo di miliardi di metri cubi d’acqua. Ce n’è, quindi, una quantità enorme, ma per il 97% si tratta di acqua salata di mari e oceani. Del restante 3% (acqua “dolce”), la maggior parte (circa 68%) è imprigionata nelle calotte polari e nei ghiacciai, circa il 30% è acqua sotterranea e solo circa lo 0,3% è acqua superficiale (laghi, fiumi, paludi, umidità del suolo, atmosfera) sfruttabile dall’uomo
Se la piccola parte di acqua dolce utilizzabile fosse ben distribuita ed equamente consumata, sarebbe più che sufficiente per tutti. Ma l’impronta idrica media per persona varia molto da nazione a nazione dipendentemente dalla disponibilità di acqua, dalle abitudini alimentari e dallo stile di vita. Ad esempio, la differenza fra l’impronta idrica di Stati Uniti (2.800 m3/anno) e Regno Unito (1.300 m3/anno) è in gran parte dovuta al consumo di carne (43 kg/anno vs 18 kg/anno). Per le nazioni in via di sviluppo l’impronta idrica è molto variabile, con un minimo di 500 m3/anno per il Congo. Quando un fiume attraversa molte nazioni, come il Giordano in Medio Oriente, il Mekong in Asia e il Nilo in Africa (il cui bacino è condiviso da ben 10 paesi) sono sempre in atto conflitti che si combattono a colpi di dighe, laghi artificiali, deviazioni.
Il cambiamento climatico causato dall’uso dei combustibili fossili tende a causare fenomeni estremi in molti paesi e a cambiare il ritmo delle stagioni. In Italia, la scarsità di pioggia e le alte temperature in questi mesi stanno provocando una forte siccità, con danni per i raccolti, problemi per il raffreddamento delle centrali termoelettriche, nonché notevoli disagi per la popolazione di certe regioni. La scarsità è spesso dovuta a negligenze politiche e tecniche (ad esempio, negli acquedotti il 40% dell’acqua viene dispersa).
Con l’aumento della temperatura del globo, della popolazione e delle richieste di acqua, cresceranno le zone del pianeta sottoposte a stress idrici. Ancora una volta, però, il Sole ci può venire in aiuto: la desalinizzazione delle acque marine utilizzando energia solare.
- professore emerito ci Chimica nell’Università di Bologna