In due anni 16 milioni di contagi e oltre 160 mila morti: l’impatto del Covid-19 sul sistema ospedaliero italiano
Per la prima volta, grazie ad una collaborazione tra Istat e Agenas, è stato analizzato l’impatto della pandemia da SARS-CoV-2 sul sistema ospedaliero italiano. Il Rapporto, oltre a descrivere gli effetti sul complesso dei ricoveri attraverso un confronto con i dati pre-pandemia, esamina le caratteristiche salienti dei ricoveri per Covid-19. Ecco i risultati
di Isabella Faggiano di Sanità informazione
«Con 16 milioni di contagi e oltre 160 mila decessi, tra marzo 2020 e aprile 2022, associati alla diagnosi di infezione da Sars-CoV-2, l’Italia è stata, insieme alla Spagna, fra i paesi europei più colpiti dalla pandemia, soprattutto nella prima fase». Ad affermarlo è il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, in occasione della presentazione del Rapporto che analizza, per la prima volta, l’impatto del Covid-19 sul sistema ospedaliero italiano, realizzato dall’Istituto Nazionale di Statistica e l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali.
Il rapporto in sintesi
Il Report, oltre a descrivere gli effetti sul complesso dei ricoveri attraverso un confronto con i dati pre-pandemia, esamina le caratteristiche salienti dei ricoveri per Covid-19. Nel 2020 le ospedalizzazioni sono state circa 6,5 milioni, il 22% in meno rispetto alla media rilevata dall’analisi del triennio precedente, con un decremento più marcato durante la prima ondata pandemica. «Questi dati – continua Blangiardo – offrono un’ulteriore conferma che l’impatto è stato molto forte. Il differimento delle cure e dei ricoveri non urgenti, particolarmente accentuati al Sud e nel Nord-ovest, ha lasciato un’eredità difficile, che il sistema sanitario deve ora affrontare mentre le varianti del virus continuano a diffondersi».
La flessione dei ricoveri non Covid
Analizzando le patologie che, solitamente, conducono ad una più elevata ospedalizzazione, si evidenzia che i ricoveri per le malattie del sistema osteo-muscolare e tessuto connettivo sono quelli che hanno avuto la maggiore flessione, -29,5%. Seguono quelli per le malattie dell’apparato digerente diminuiti del 27,2% e per le malattie dell’apparato genito-urinario che hanno registrato un calo del 5,2%. La diminuzione più lieve, dell’11,7%, ha riguardato la gravidanza e il parto. I pazienti dimessi dopo una degenza per Covid-19 sono il 5,5% del totale, con un range che muta dal 2,4% nelle Isole al 9,2% nel Nord-ovest dell’Italia. La variabilità territoriale pare rispecchiare la diversa diffusione del virus nelle varie zone d’Italia. Il numero di ricoveri di pazienti positivi al Covid si è modificato nel tempo, seguendo le oscillazioni dell’ondate della pandemia, con due picchi in corrispondenza della prima e della seconda.
Tra i ricoverati non solo Covid
Durante queste ospedalizzazioni, la diagnosi di Sars-CoV-2 è stata associata non di rado ad altre patologie, tra le più frequenti: alcune malattie infettive e parassitarie (tubercolosi, HIV, infezioni batteriche di sede non specificata e soprattutto malattie da virus e da clamidia non specificate), le malattie del sistema respiratorio, le malattie ipertensive, il diabete mellito, il sovrappeso e l’obesità, la demenza e la malattia di Alzheimer. Più di due pazienti su 10 tra i ricoverati per Covid nel 2020 sono stati ospedalizzati un’altra volta nel corso dello stesso anno: nel 43% dei casi il motivo principale è stato di nuovo il Covid-19, nel 17% malattie respiratorie.
Per il Covid investite la metà delle risorse ospedaliere
«Siamo davvero molto soddisfatti della collaborazione con l’Istat – dichiara il Presidente dell’Agenas, Enrico Coscioni – che ci ha permesso di mettere a disposizione di tutti gli stakeholder del mondo della salute, in particolare del Ministero della Salute e delle Regioni, importanti informazioni rispetto alla presa in carico dei pazienti Covid-19 all’interno dei nostri presidi ospedalieri. Ricordo che la Legge 5 giugno 2020 n. 40 ha affidato all’Agenzia il compito di collaborare all’azione di potenziamento della rete di assistenza ospedaliera e territoriale, al fine di assicurare la più elevata risposta sanitaria all’emergenza epidemiologica. Questo documento attesta il nostro costante impegno per raggiungere questi risultati».
In generale, per curare le persone affette da Sars-CoV-2 il SSN ha investito la metà delle risorse ospedaliere e gli effetti sulla salute dei pazienti sofferenti per altre patologie, non trattati o assistiti con ritardo, potranno essere misurati solo nel medio-lungo periodo. «La fruttuosa collaborazione con Agenas ha consentito di aggiungere un tassello importante alle analisi che la statistica ufficiale ha messo a disposizione di stakeholder, istituzioni nazionali e internazionali e cittadini – conclude il presidente dell’Istat – per interpretare l’impatto dell’emergenza sanitaria da Covid-19».