di Paola Bottoni, Bologna
Con leggerezza, una storia (british) del femminismo. Lo sguardo della giovane Helen Lewis ripercorre le storie, rilegge i cambiamenti stando saldamente nella contemporaneità per offrire viste anche nuove per il femminismo.
Ancora dentro queste pagine, con un’amica commentiamo velocemente la scelta di alcune femministe italiane di votare Giorgia Meloni il prossimo 25 settembre. Mi dice che il pensiero frammentato è la cifra del tempo, non più delle visioni … Convengo, anche se avverto sottile che chi cercherebbe “visione”, organicismo o cattedra sarei io, invece … invece .
Conquistato il diritto al voto , ogni donna affida il proprio a chi ritiene.
Conquistato un proprio reddito, ogni donna ha diritto di spendere come può e vuole.
La distinzione tra sessualità e procreazione ci ha conquistata la più bella libertà, di amare chi si ama.
La voce politica del femminismo ha avuto (ha!) la sua matrice nell’autocoscienza , un poderoso processo i cui effetti sono ancora in corso nei molti campi in cui le donne emergono rinfrescando l’aria sociale che respiriamo.
L’intreccio della contraddizione primigenia tra uomo e donna con le riflessioni su sessismo, “razza”, classe, sessualità, disabilità, ha aperto nuove prospettive , ma non al riparo da conferme dei soliti ruoli sessuali.
Stanche di una vittimizzazione di genere , mi pare avanzi un modello di controllo coercitivo , nelle forme più criminali della violenza domestica e dei femminicidi e nelle false coscienze della difesa dell’infanzia (e dei feti e degli embrioni) , sempre ottimi modi di controllo delle donne tramite il loro corpo.
A margine: sono arrivata buon ultima a vedere la serie “Il racconto dell’ancella”, storia distopica di oppressione e affrancamento, ma tutta dentro un’ epica della maternità, ancora alfa e omega delle identità femminili ?
Tornando a noi, il femminismo non è di nessun*, non di una sola donna o di singolo gruppo, non ha cattedre di pensiero né “una” organizzazione. “Non è facile gestirsi in questa assenza di confini” constata Helen Lewis.
“Il Femminismo non detesta gli uomini . Detesta il patriarcato, un sistema creato e sorretto da noi tutti, in cui uomini e donne vivono in uno stato di disparità giuridica, finanziaria e sociale… Né il Femminismo ci promette la felicità, ma possibilità di scelta e parità di condizioni.”
Sembra poco? eppure se il femminismo sposta il suo ambito vitale dalla radicale critica al sistema patriarcale può diventare innocuo o inciampare in eterogenesi dei fini.
PS. mentre scrivo dalla tv arriva l’ultima (?) proposta della Meloni: drogati, ludopatici, fumatori, obesi e altri ancora tutti nello stesso calderone, a proposito di controllo sociale coercitivo.
PS 2 : Donne difficili-storia del femminismo in 11 battaglie di Helen Lewis , grazie Virna.