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Inutilità degli “integratori”

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DOTTNET | 04/09/2022 21:04

Integratori: se ne assumono troppi inutilmente. Quando diventano dannosi

Se il medico ha dei dubbi non dovrebbe prescrivere a caso, ma andare a verificarli con test adeguati prima di indicare al suo/a assistito/a l’acquisto di integratori, non rimborsati dal Servizio sanitario nazionale

Gli integratori vitaminici tornano di nuovo sul banco degli imputati. Secondo la Task force sui servizi legati alla prevenzione degli Stati Uniti (Uspstf) assumere vitamine in pillole, compresse o bustine non serve se le analisi non dicono chiaramente che esiste una specifica mancanza di una o più di queste sostanze nel nostro sangue, e con ciò confermano quanto messo in evidenza da diversi studi scientifici. Sebbene vengano considerati come degli “alleati” per la salute, gli integratori di per sé stessi non riducono il rischio di vedere il cuore ammalarsi o un tumore crescere nel proprio corpo. Questo il messaggio – come riporta Repubblica – che emerge dall’ampia revisione condotta dai ricercatori statunitensi, il cui intento era quello di verificare quattro ipotesi: la riduzione del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e tumori e l’analogo dato relativo alla mortalità. Sempre per entrambe le condizioni. Nonostante l’ampio numero di studi passati in rassegna, “le prove sono insufficienti per determinare se prevalgano i rischi o i benefici legati alla supplementazione con micronutrienti singoli o in composizioni multivitaminiche”: è quanto messo nero su bianco nel lavoro. Di fatto i medici Usa con questa presa di posizione scrivono le nuove regole a cui sarebbe bene si attenessero i medici quando consigliano i loro assistiti. Cosa che, anche nel nostro Paese, accade sempre più spesso, col conseguente esborso di denaro da parte dei pazienti.

Oltre 80 gli studi passati in rassegna, con l’obiettivo di aggiornare dopo sette anni quelli che sono i dati di efficacia riguardanti la protezione nei confronti delle malattie cardiovascolari e dei tumori: prime cause di morte nei Paesi occidentali. Il responso, pubblicato sul Journal of the American Medical Association (Jama), non lascia adito a dubbi. Mangiando in maniera sana ed equilibrata, non c’è bisogno di ricorrere agli integratori per ridurre le probabilità di ammalarsi. E se il medico ha dei dubbi non dovrebbe prescrivere a caso, ma andare a verificarli con test adeguati prima di indicare al suo/a assistito/a l’acquisto di integratori, non rimborsati dal Servizio sanitario nazionale.

Posizione analoga a quella espressa al di qua dell’Atlantico dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Oms. “Le prove sono ancora troppo deboli per raccomandare l’uso di integratori”, ammoniscono – riporta il quotidiano romano – gli esperti dell’Agenzia nel Codice europeo contro il cancro. Quanto al possibile effetto negativo in corso d’opera, “gli studi di intervento che li hanno testati non hanno stabilito alcun beneficio”. Anzi: “In alcuni casi hanno rilevato effetti negativi, soprattutto nel consumo di dosi elevate”. Il richiamo riguarda la vitamina E e il beta-carotene, precursore della vitamina A. Secondo gli esperti statunitensi, “possiamo concludere con moderata certezza che i danni provocati dall’integrazione di beta-carotene superano i benefici per la prevenzione delle malattie cardiovascolari o del cancro”. Diversi studi hanno, infatti, evidenziato come l’assunzione regolare di questo micronutriente da parte di fumatori o di persone esposte a lungo all’amianto in contesti professionali aumenti il rischio di sviluppare un tumore del polmone. Quanto alla vitamina A, dosi moderate possono ridurre la densità minerale delle ossa e spianare la strada all’osteoporosi. Quelle elevate invece sono potenzialmente tossiche per il fegato e teratogene: in grado cioè di provocare malformazioni nello sviluppo di un feto. La vitamina D, se assunta in eccesso, rappresenta invece un rischio per la capacità di incrementare i livelli di calcio nel sangue e favorire la formazione di calcoli renali.

L’abitudine all’utilizzo di integratori vitaminici e minerali per una presunta prevenzione di malattie oncologiche o cardiovascolari è estremamente diffusa, anche nel nostro Paese”, è il messaggio diffuso dall’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi) e dal movimento Slow Medicine: “Ma la vera prevenzione efficace è quella rappresentata dalle corrette abitudini di vita: sana alimentazione, attività fisica, astensione dal fumo e limitazione dell’uso di alcolici”. Aspetti che, come rimarcato in un editoriale firmato da un gruppo di internisti della Northwestern University di Chicago, faticano a emergere per colpa della forte pressione commerciale che promuove l’utilizzo degli integratori. Fin qui, la prevenzione. Ma le ripercussioni legate all’uso di integratori riguardano anche chi di tumore è già ammalato. L’Adi ricorda come, “se se ne assumono, è molto importante comunicarlo ai medici, perché questi prodotti possono alterare i risultati di esami di laboratorio anche in modo rilevante”.

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