Oggi parlare di medicina di prossimità è “solo uno slogan” o no?
da Sanità informazione
«Allo stato attuale delle cose rischia di essere uno slogan, a causa della mancata programmazione degli ultimi vent’anni. Porto con soddisfazione, nel rapporto con l’assessore Donini, il fatto che andremo in audizione in Commissione Salute proprio sul tema della carenza dei medici. Perché il vero problema per mantenere la prossimità è il fatto che ci siano abbastanza medici per garantirla. Da anni dico: superiamo il concetto del solo medico per numero di assistiti, cominciamo a parlare del medico per chilometro quadrato.
Pensiamo di edificare 1.500 case di comunità. Ma quanti sono gli ospedali in Italia? Più o meno di 1.450? Allora, gli ospedali sono più prossimi delle Case di comunità? Sembra quasi una barzelletta. È chiaro che se la Casa di comunità è un sistema funzionale al quale posso ricorrere per aumentare la mia intensità assistenziale per un paziente che abbia mobilità e ci siano servizi sociali, o di volontariato e così via, che lo permettano..
Allora in quella sede si possono centralizzare le funzioni in cui il medico di famiglia lavora in “economia di scala” con gli altri specialisti per raggiungere un obiettivo maggiore. Ma è già stato dimostrato che un cittadino preferisce aspettare il suo medico, quando torna in paese, piuttosto che fare chilometri e chilometri per una Casa di comunità. Il problema sono ancora e di nuovo le risorse umane. Noi dobbiamo capire, rispetto anche alle caratteristiche del territorio, quale modello (rurale, intermedio, suburbano, ecc) adottare. Perché, per paradosso, può risultare necessaria una prossimità anche all’interno di un quartiere di una città metropolitana».