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Incremento di allergie

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Rischio allergie tutto l’anno con il cambiamento climatico

da DOTTNET | 18/10/2022 13:42

Esperti, verso un aumento del 200% della quantità di pollini rilasciata dalle piante

Il cambiamento climatico colpevole anche di un fenomeno che potrebbe pesare sulla vita di oltre 10 milioni di italiani: con il riscaldamento globale diventa concreto il rischio che le allergie da pollini persistano per tutto l’anno, con sintomi peggiori e più duraturi, e nell’arco di pochi decenni si potrebbe verificare un aumento del 200% nella quantità totale di pollini rilasciata dalle piante. Per i circa 10 milioni di persone che nel nostro Paese soffrono di tali disturbi, dunque, potrebbero non esserci più ‘stagioni tranquille’.

L’aumento delle temperature, spiegano gli allergologi, sta determinando la diffusione anche in autunno di pollini di varie specie che concentrano la fioritura tra la primavera e l’estate, con un rilascio di carico pollinico sempre più abbondante. A questo si aggiungono fioriture primaverili anticipate e pollinazioni invernali prolungate, come dimostra uno studio pubblicato su Nature Communications, secondo cui in pochi decenni la stagione critica per le allergie, inizierà fino a quaranta giorni prima in primavera e si prolungherà di tre settimane in autunno. Proprio i cambiamenti climatici hanno cioè stravolto il calendario dei pollini anche determinando la diffusione di allergeni ‘fuori stagione’. A causa delle sempre più ricorrenti anomalie climatiche “stiamo registrando un aumento delle richieste di aiuto anche in periodi in passato insoliti, da parte di chi soffre di allergie solo in primavera . Moltissimi italiani rischiano di soffrire di allergie da pollini praticamente tutto l’anno, con sintomi peggiori e terapie che devono essere protratte nel tempo”.

In effetti, le rilevazioni effettuate dalle reti di monitoraggio dei pollini aerodiffusi nell’atmosfera, negli ultimi 30 anni, mostrano evidenti cambiamenti. Ad esempio, la parietaria, in Italia e in tutto il Mediterraneo, e l’ambrosia, nel Nord Italia e in tutto il Centro Europa, mostrano un allungamento della loro stagione di pollinazione. In particolare, a causa dell’aumento delle temperature, la parietaria rimane quasi tutto l’anno e continua a liberare polline fino a tutto settembre e ottobre. L’ambrosia, invece, comincia a fiorire a luglio e, complice il caldo, continua anche in autunno: “Questo comporta che le stagioni dei pollini delle diverse piante sono destinate sempre più ad emergere in contemporanea: se una volta si iniziava ad esempio con i pollini di cipresso e solo in un secondo momento arrivava la betulla, in futuro le ondate di pollini avverranno contemporaneamente nelle stesse settimane”,

Da qui un monito: “Se non ci decideremo a dare un taglio drastico alle emissioni di CO2, entro pochi decenni registreremo un aumento del 200% nella quantità totale di pollini rilasciata dalle piante. E’ ormai innegabile che i cambiamenti climatici stanno avendo effetti non solo sulla durata delle malattie allergiche da pollini ma anche sulla loro intensità”. Da non dimenticare, inoltre, che l’autunno è notoriamente la stagione ‘nera’ per gli allergici agli acari e alle muffe, la cui proliferazione è incentivata dalle prime piogge e dall’accensione dei riscaldamenti. Dagli allergologi arriva infine un invito alla prudenza e all’uso responsabile dei farmaci: “Sia le terapie con gli antistaminici, efficaci per gli starnuti e il naso che cola, sia quelle con i cortisonici per via inalatoria contro le ostruzioni nasali, non presentano particolari controindicazioni, ma è comunque fondamentale che a prescriverli sia il medico con cui valutare anche la possibilità dell’immunoterapia allergene specifica”

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