Posso dire che sono stufa di sentirmi ipocrita e un po’ demente?
di Giancarla Codrignani*
Vorrei sapere chi alza la mano e dice che sta deliberatamente “dalla parte di Putin”.
Ma vorrei anche sapere perché dovrei sentirmi in colpa se dico che è ora di finirla con le sfide da saloon: per la libertà e l’autodeterminazione di un popolo invaso la comunità mondiale – intanto quella europea – deve proporre una mediazione e farsi giudice terzo.
L’Italia ha avuto problemi etnici in Alto Adige dove era nato un terrorismo bombarolo che tagliava le gomme alle macchine italiane che entravano a Bolzano. Ma nessuno si era sognato di armare l’esercito.
Da otto mesi uomini uccidono uomini e l’escalation è arrivata al nucleare. I morti civili sono migliaia e dei soldati non si sa perché entrambe le parti ne tengono segretato il numero, ma anche per questo gridano vendetta. Intanto i nostri bambini vedendo in tv le mamme che prendono i figli e salvano la famiglia mentre il papà va a combattere per la patria, regrediscono al modello ottocentesco che si riteneva superato. Anche la dinamica operativa della guerra riconduce alla prima guerra mondiale, con i missili al posto dei cannoni. Sarebbe ora di ricorrere alla guerra elettronica e accecare reciprocamente i ministeri, le banche, le ferrovie senza questo vergognoso bisogno di sangue, apprezzato solo dai mercanti delle armi?
Recito il mantra che “lungi da me ogni propensione per Putin”, anche se sarò subito ritenuta “pacifista”, come il papa (evidentemente non ci sono più i Kennedy e i Krusciov di una volta che quando erano arrivati a minacciarsi il nucleare a causa dei missili russi a Cuba: accettarono la mediazione di Giovanni XXIII).
Ma mi sembra che sfugga qualcosa della storia. Siamo abbastanza scolarizzati da ricordare sia l’esistenza della divisione tra Oriente e Occidente, tra Costantinopoli e Roma (nel 1054 il papa scomunicò il patriarca ortodosso e fino a Paolo VI lo scisma mantenne per secoli l’inimicizia), sia il nome del principe Vladimir che nel 988 convertì la Russia a Kiev. Se il riformismo di Gorbaciov fu rifiutato dal popolo è perché i russi sono russi dentro la storia del loro impero, prima zarista ortodosso, poi comunista e ateo, composto di genti diverse, simbolicamente unite dalla Santa Madre dominatrice. Non dimentichiamo lo sdoganamento della religione da parte di Putin per il millennio del 1988 dopo il solenne incontro tra Gorbaciov e il patriarca Pimen. Noi avevamo conosciuto l’Oriente nei mosaici di Ravenna, ma siamo arrivati a Giotto.
La storia non giustifica, ma ne ha viste abbastanza da capire quando è il caso di non contraddire il povero Kant che, pur senza illusioni sulla “pace perpetua”, pensava che il commercio fosse un alleato della pace. Non conosceva il bisogno del gas né prevedeva il dominio dei mercanti d’armi e dei sistemi comunicativi.
Ma, dopo otto mesi, basta! Dovremo pensare alla ricostruzione dell’Ucraina: la ‘drangheta sarà già sul po, paura che siano già sui titoli gli articoli sugli ucraini alla ricerca dei collaborazionisti. D’altra parte non vorremo mica continuare a raschiare il fondo dei silos dei missili per passare al nucleare?
Sappiamo tutti che, alla fine, ci si ritrova allo stesso tavolo di trattativa che si può allestire anche domani.
*docente, politologa, giornalista, già parlamentare