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Il ratto delle Sabine e oltre

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IL RATTO DELLE SABINE

di Beppe Manni

Romolo fondò Roma nel 753 A.C. Era re di una banda di bellicosi giovani pastori. Non avevano donne e i vicini Sabini disdegnavano di concedere le loro figlie a questi grezzi giovinastri. Romolo, nella primavera del 751, organizzò una grande festa con giochi e banchetti. Nel mezzo dei festeggiamenti, gli uomini di Romolo rapirono le loro giovani donne. I Sabini non la presero bene e dopo un anno, ritornarono a Roma per riprendersi le loro ragazze. Nel mezzo della battaglia le donne che nel frattempo avevano preso a ben volere i robusti giovanotti romani, si schierarono tra i due eserciti e con in braccio i piccoli bimbi nati dai matrimoni tra ‘nemici’, piangendo chiedevano la pace. I due re Romolo e Tito Stazio, loro malgrado fecero pace e le due genti diedero origine al popolo romano. Questo racconto leggendario, ci riserva qualche insegnamento. Gandhi diceva che se nel 1914 tutte le donne tedesche, austriache, inglesi e italiane fossero corse tra le trincee implorando ed esigendo la cessazione del fuoco, avrebbero salvato la vita a 37 milioni non di vecchi, principi, re e diplomatici ma di giovani, il fiore delle nazioni. Oggi la logica della guerra russa-ucraina (insieme alle altre 59 guerre presenti nel mondo) risponde a delle logiche economiche e di geopolitica non condivise certamente dai popoli e specialmente dalle donne che sono le prime a pagare con i loro figli prezzi altissimi: morte, miseria, distruzione delle case, emigrazione. Mi viene un pensiero cattivo. A che servono le riflessioni dei diplomatici e dei politici che ascoltiamo, quando sappiamo che siamo teleguidati dalla politica Usa ecc. lontana 10 mila chilometri da noi e da un’Europa azzoppata che ha sete di mercati e di metano? Vanno bene i discorsi, ancora meglio le marce per la pace e le buone parole del Papa. Ma. Perché tutte le donne russe e ucraine, non si interpongono in massa tra questi giovani guerrieri armati di nuovissimi carri, di droni  e di missili, assetati di vendetta e di sangue. Mandati ad ammazzarsi spesso ignoranti dei motivi per cui devono combattere.

 Ma oggi maiora premunt, pericoli maggiori incombono drammaticamente su di noi e i nostri figli: dove per la ‘peste, la fame e la guerra’ come recitava l’antica litania medievale, rischiamo l’estinzione. Allora non solo le donne ma tutti,superando finalmente le alleanze politiche, le ideologiche, razziali e religiose, dobbiamo alzarci in piedi per riprendersi in mano il nostro destino.

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