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Qatar: il lato oscuro del pallone

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I Mondiali in Qatar e il lato oscuro del pallone

 Il Regno

Qatar

Quello di domenica scorsa, 20 novembre, è stato il calcio d’inizio più discusso della storia dei Mondiali dello sport più popolare di sempre. Con la BBC che si è «permessa» di non trasmettere la cerimonia inaugurale. E i motivi sono almeno 6.500: tanti quante le vite perdute di altrettanti lavoratori migranti in Qatar negli enormi cantieri che hanno costruito stadi, strade, alberghi… Anticipiamo qui la presentazione, che appare sul numero 20 del Regno – Attualità, di un’iniziativa di un gruppo di giornalisti che ha creato le Cards of Qatar, raccontando la vicenda di questi altrimenti ignoti protagonisti e delle loro famiglie.

Nel frattempo anche molti altri si sono interessati alla vicenda, come testimonia il sito L’ultimo uomo, raccogliendo i link a inchieste, articoli e documentari sulle continue violazioni dei diritti umani dei lavoratori in questi cantieri.

Anche la Chiesa tedesca, attraverso la sua ONG Missio, ha lanciato un grido d’allarme, non solo per la morte dei lavoratori, ma anche per le condizioni proibitive in cui vivono, ad esempio, le domestiche: molte di loro sono filippine. Per questo la campagna di Missio ha coinvolto – scrive Asianews – la filippina suor Mary John Mananzan, benedettina protagonista in passato di molte battaglie a sfondo sociale (MEG).

Quando il calcio innamora…

È stata probabilmente la ragione per la quale molti si sono innamorati del calcio. Le Wingless wonders (Meraviglie senza ali) inglesi nel 1966, Maradona nel 1986, Zinedine Zidane nel 1998 o la Germania contro il Brasile nel 2014 (per non dire degli azzurri campioni nel 1982 e nel 2006): legato a questo torneo ciascuno ha uno dei ricordi calcistici più belli. La Coppa del mondo FIFA 2022 che sta per cominciare in Qatar potrebbe essere l’occasione in cui Lionel Messi o Cristiano Ronaldo, due dei più grandi di sempre, coroneranno le loro carriere con medaglie d’oro storiche, così come potrebbe essere il torneo in cui Kylian Mbappé porterà il suo paese al secondo titolo consecutivo. Ma al contrario per tante, troppe, famiglie verrà ricordato come l’annus horribilis della propria esistenza, in cui hanno perso improvvisamente il padre, o il marito o un figlio. Sono oltre 6.500 i morti sul lavoro, in uno dei cantieri più letali del Medio Oriente; la maggior parte proveniva da paesi dell’Asia meridionale e sperava solo di guadagnare un po’ di soldi per permettere alla propria famiglia di sopravvivere.

…e quando uccide

«Dopo una visita medica obbligatoria, Phurparani Tamang è stata considerata sana e idonea per il visto di lavoro. Una volta in Qatar, è stata assunta come addetta alle pulizie, cosa di cui era contenta perché non doveva lavorare all’aperto sotto il sole. Un giorno è stata portata in ospedale. Ci hanno detto che non c’era motivo di preoccuparsi. Ma qualche giorno dopo ho saputo che era morta». Lo racconta la mamma che vive in Punarbas, nel distretto di Kanchanpur, in Nepal. 

E sempre una mamma ricorda il triste destino del figlio Mohammad Suman Miah: «Il suo secondo figlio non era ancora nato quando è emigrato in Qatar nel 2016. Ha pagato il costo di reclutamento di 7.078 dollari per ottenere il cosiddetto “visto gratuito”. Per raccogliere il denaro la sua famiglia ha chiesto un prestito di 4.718 dollari ai parenti. Quattro anni dopo è tornato in una bara senza aver mai visto e accarezzato il suo figlio più piccolo».

Sunita Kumari è diventata una delle tante vedove di lavoratori migranti nel 2020. Le è stato detto che suo marito Binod Kumar Sah si è suicidato, ma lei non vuole crederci: «Penso che sia stato ucciso. Non avrebbe mai lasciato me e i nostri cinque figli a cavarcela da soli».

Cards of Qatar

Altre centinaia di testimonianze sono state raccolte in Cards of Qatar, un progetto nato dalla collaborazione tra l’agenzia pubblicitaria svedese Forsman & Bodenfors, la piattaforma di giornalismo investigativo Blankspot e l’app Forza Football. Si tratta di una serie di figurine di calcio molto particolare: al posto dei giocatori le carte raccontano le storie di chi, dietro ai numeri, ha lavorato fino alla morte per l’ormai imminente torneo.

«Da quando il paese si è aggiudicato l’organizzazione dei Mondiali di calcio del 2022 – spiegano gli ideatori di Cards of Qatar – molto è stato scritto e molto sarà scritto. Ci si è concentrati molto sui numeri e sulle cifre, che parlano di 6.500 morti e oltre 15.000 feriti. Noi volevamo raccontare le storie delle persone che stanno dietro a quelle cifre». 

Migliaia di nepalesi

Ogni anno 400.000 nepalesi lasciano le loro città, paesi e villaggi per cercare lavoro all’estero. Ogni giorno dal Nepal partono due Boeing 747 pieni. Malesia, Kuwait, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti sono da tempo i maggiori mercati per la manodopera. Dal 2010, un nepalese su quattro parte per il Qatar. L’appetito dell’industria edile per la manodopera a basso costo è cresciuto all’inverosimile da quando il piccolo paese sul Golfo Persico ha ricevuto dalla FIFA l’annuncio ufficiale dell’assegnazione dei Mondiali di calcio del 2022.

«Kubir Singh ha detto alla sua famiglia che c’era un sacco di lavoro per l’avvicinarsi della Coppa del mondo. Una delle strade su cui lavorava portava a uno stadio costruito di recente. Una sera raccontò alla moglie d’essersi sentito male mentre guidava un rullo compressore e che era caduto e poi si era accasciato. Lo prese come un segno e disse che aveva comprato un biglietto aereo per tornare a casa». Kubir Singh è collassato di nuovo ed è stato portato in ospedale. Dieci giorni dopo il suo corpo senza vita è atterrato all’aeroporto di Kathmandu.

«Nel suo certificato di morte c’è scritto che è morto per “pressione alta”. Ha dato 19 anni della sua vita a un datore di lavoro che non gli ha nemmeno fornito un’adeguata assistenza medica»: se si fosse assentato un solo giorno, gli avrebbero decurtato due giorni di paga.

Corruzione diffusa

Inoltre, 16 dei 22 membri del Comitato esecutivo della FIFA, che ha assegnato la Coppa al Qatar nel 2010, sono stati sospesi, perseguiti o incarcerati per corruzione. Da allora molti giornalisti e attivisti per i diritti umani di tutto il mondo si sono recati nel paese, testimoniando, scioccati, la corruzione, lo sfruttamento e le numerose morti di lavoratori migranti che sembrano vivere come servi della gleba, senza la possibilità di cambiare lavoro o di tornare a casa.

«È nostra responsabilità conoscere le loro storie perché queste sono le persone che hanno costruito i pavimenti di marmo degli hotel, che hanno costruito gli stadi, che hanno realizzato le metropolitane, che hanno costruito le strade dove i fan di tutto il mondo viaggeranno nelle prossime settimane», ma lastricate della morte di migliaia di lavoratori.

Cards of Qatar è unmemoriale che verrà spedito in Qatar ai funzionari del paese, alla FIFA e alle aziende sponsor dell’evento, come Coca-Cola, Adidas, Budweiser. 

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