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La “dieta mediterranea” previene i tumori e difende la salute

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Dieta mediterranea e tumori

Alcune diete sono più o meno diffuse a seconda della moda del momento, ma ce n’è una che, sul piano scientifico, è sempre la più attuale. Stiamo parlando della dieta mediterranea, la cui validazione scientifica è passata anche dal nostro Paese, e nello specifico in alcuni piccoli comuni del Cilento. Nel secondo dopoguerra, infatti, studiando la popolazione di queste zone, il fisiologo statunitense Ancel Keys si accorse che gli adulti avevano un’elevata aspettativa di vita e che alcune malattie croniche legate all’alimentazione erano poco diffuse. Lo scienziato iniziò così a studiare l’impatto sulla salute della popolazione di un regime alimentare per l’epoca “povero” dal punto di vista economico, ossia composto più da vegetali che da carne. Le prime ricerche dimostrarono che l’adesione alla dieta mediterranea riduceva l’incidenza (e di conseguenza la mortalità) delle malattie a carico del cuore e dei vasi sanguigni. Partendo da queste osservazioni, la comunità scientifica ha quindi puntato a verificare se questo tipo di alimentazione aiutasse a prevenire anche altre malattie croniche. Tra queste, diversi tipi di tumore. Oggi, grazie alle evidenze raccolte negli ultimi quindici anni, è possibile affermare che l’adesione alla dieta mediterranea è la migliore strategia che possiamo adottare a tavola per ridurre il rischio di ammalarci di cancro. Con il termine “cancro” si identifica uno spettro ampio di malattie tra loro anche molto diverse, accomunate da una crescita incontrollata delle cellule tumorali e da altre caratteristiche. La scelta della dieta mediterranea è utile non solo a scopo preventivo, ma anche per affrontare quella fase “nuova” che corrisponde alla vita dopo la malattia.

Dieta mediterranea: di cosa si tratta?

Con l’espressione “dieta mediterranea” si intende un modello nutrizionale ispirato alla tipica alimentazione delle popolazioni dell’Italia meridionale, della Grecia e della Spagna. Si tratta di un’alimentazione basata sia su alcuni principi nutrizionali, sia, più in generale, su un insieme di conoscenzeabitudini sociali e tradizioni culturali. Non si tratta dunque di una dieta intesa come un regime restrittivo, ma della più salutare strategia nutrizionale da seguire nel lungo periodo, caratterizzata da un insieme di caratteristiche validate scientificamente. Per queste ragioni la dieta mediterranea ha ricevuto il titolo di patrimonio immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco. Sebbene non vi sia una singola dieta mediterranea, esiste un modello che fissa alcuni princìpi cardine, secondo cui, ogni giorno, bisognerebbe consumare carboidrati (per il 55-65 per cento dell’apporto energetico giornaliero), proteine (12-15 per cento) e grassi (25-30 per cento).

Quali benefici dalle singole categorie alimentari?

I benefici della dieta mediterranea dipendono dall’azione sinergica delle diverse categorie alimentari. I cereali e i legumi hanno un ruolo equilibratore nella dieta, grazie al loro potere saziante, all’elevato contenuto di carboidrati complessi, alla ricchezza di fibra e all’apporto di proteinevitamine e sali minerali. L’olio extra vergine d’oliva e i prodotti della pesca sono i principali responsabili dell’apporto di acidi grassi essenziali e di acido oleico, assicurando in parallelo a un consumo ragionevolmente modesto di latte e altri prodotti di origine animale i rapporti percentuali ideali tra acidi grassi saturi, polinsaturi e monoinsaturi. L’abbondanza di frutta e verdura, infine, garantisce considerevoli quantità di nutrientiminerali e vitamine, in particolar modo quelle ad attività antiossidante (acido ascorbico, alfa-tocoferolo, retinolo, beta-carotene).

La preservazione di un buono stato di salute passa anche da un adeguato consumo di acqua, tra i 2 e i 2,5 litri al giorno (l’apporto individuale di acqua va calcolato in base alle proprie attività quotidiane e al proprio peso corporeo). Bere acqua è necessario per recuperare i liquidi eliminati (con le urine, le feci e il sudore) idratando adeguatamente le cellule (il nostro corpo è composto per un 65-70 per cento da acqua).

Alimentazione e tumori: che cosa sappiamo?

Una volta assodati i benefici per la salute cardiovascolare, i nutrizionisti hanno iniziato a lavorare a braccetto con gli internisti e con gli oncologi per verificare quale impatto la dieta abbia anche sul rischio oncologico. Oggi sappiamo che circa un terzo dei casi di cancro – oltre 120.000 diagnosi annue in Italia – inizia a svilupparsi a partire da comportamenti e abitudini modificabili, inclusi quelli che seguiamo a tavola. L’effetto protettivo offerto dalla dieta mediterranea sembra ormai una certezza anche nel campo dei tumori, sebbene i meccanismi alla base degli effetti biologici non siano ancora del tutto chiariti. Sicuramente una degli effetti più importanti è la riduzione dell’infiammazione. Oggi sappiamo che l’infiammazione è in grado di favorire la trasformazione delle cellule normali in tumorali e di sostenere la loro crescita incontrollata. Un altro effetto è legato al controllo del peso corporeoTroppi chili in eccesso innescano infatti una serie di meccanismi – dall’aumento dell’infiammazione stessa a quello della glicemia e dei livelli di insulina circolanti – che alimentano lo sviluppo e la proliferazione cellulare in senso tumorale. Quanto sia importante controllare il proprio peso – attraverso l’aumento dell’attività fisica e la riduzione del consumo di alimenti ad alta densità energetica – lo si deduce dalla lista dei tumori associati al sovrappeso e all’obesità. Sono almeno 12, responsabili solo in Italia di oltre 150.000 nuove diagnosi all’anno: si tratta dei tumori del cavo orale, dello stomaco, del colon-retto, della mammella, del pancreas, della colecisti, del fegato, dell’ovaio, del rene, dell’esofago, della prostata, della cervice e del corpo dell’utero. A ciò occorre aggiungere che i nutrienti che entrano nell’organismo con gli alimenti possono svolgere azioni anche sui geni, compresi alcuni di quelli che si occupano di proteggerci dallo sviluppo di un tumore. Grazie ai risultati ottenuti dalla comunità scientifica, oggi sappiamo che determinate abitudini alimentari non salutari possono compromettere questo meccanismo di controllo e favorire la proliferazione delle cellule malate.

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