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DONNE 8 MARZO

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DONNE 8 MARZO

diBeppe Manni, Gazzetta d Modena 15 III 23

Domenica 22 febbraio nella chiesa della Cittadella di Modena, una giovane pastora Valdese madre di due figli, ha presieduto una liturgia interconfessionale. Vestita di nero con il collarino da prete. Una provocazione e un invito alla gerarchia cattolica a cambiare mentalità verso la donna.

Fino all’inizio del novecento l’unica normalità permessa alla donna era la figura di madre, ‘rezdora’, contadina, a pieno tempo al servizio dei figli e del marito. Oppure vergine come Maria o sacralizzata come la monaca imprigionata in vestimenti che vietavano di mostrare capelli, braccia, piedi, gambe: oggetto di tentazione. Spesso rinchiuse dietro grate come celle. Altrimenti la donna era strega o prostituta. La ‘femmina’ è ugualmente repressa e inibita dalle altre religioni monoteiste cosiddette del Libro, in primis dagli ebrei, poi dall’Islam e dalla chiesa ortodossa.

La società civile si è evoluta riconoscendo il voto alle donne, ed esprimendo figure femminili di grande rilievo in ogni professione.

La chiesa che testimonia l’uguaglianza tra donne e uomini, loda la donna e la sua importanza nella chiesa, ma continua incomprensibilmente a non permettere a nessuna donna pena la scomunica, di diventare prete basandosi su parole e tradizioni legate a un tempo passato. Neppure la

grande assemblea del Sinodo nonostante le richieste da tutto il mondo, sembra cogliere questa richiesta. Francesco in verità anche nell’ultimo angelus ha parlato di sfruttamento ed emarginazione della donna non solo nella società ma anche nella chiesa ancora maschilista e clericale, lasciando intravvedere importanti novità ad esempio sul celibato obbligatorio.

La ‘rivoluzione’ quando il dialogo o la democrazia non funziona, è l’unica risposta per l’affermazione di diritti non riconosciuti. Non necessariamente con lotte, scontri fisici e teste tagliate, ma come avvenne negli anni 68-70, appropriandosi in modo non violento dei ruoli negati. E le donne hanno strumenti persuasivi per ottenere dai maschi ciò che vogliono negando servizi ritenuti dagli uomini ‘dovuti’ in casa e nelle associazioni civili e religiose ecc. Certamente la ‘pretessa’ dovrebbe abbandonare gli ambigui poteri esercitati ora dai maschi: manager, tuttologi, con poteri sacrali magici e mani consacrate: inventando un nuovo modo di essere pastora, in mezzo al proprio gregge, senza rinunciare alla propria femminilità. Sarebbe una rivoluzione che sfonda finalmente ‘il tetto di cristallo’ per la liberazione delle donne crocifisse da religioni con idoli maschi e padroni che avvelenano e uccidono qualunque desiderio di libertà. Come in Iran e Afghanistan.

L’8 marzo è anche questo.

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