
“Il dolce domani”
Recensione del libro di Banana Yoshimoto, edizioni Feltrinelli 2020.
di Marina Cagossi*
Banana Yoshimoto scrive sin da piccola e nei primi anni delle scuole elementari, decisa a diventare scrittrice; in alcune interviste ha dichiarato che a spingerla in questa direzione potrebbe essere stato più che l’esempio del padre (celebre poeta e scrittore e critico di formazione marxista, autore tra l’altro di un saggio sulla figlia), quello della sorella.
Questo libro è stato dedicato anche ai sopravvissuti del terremoto del marzo 2011, un’esperienza terribile , sia per i vivi che per coloro che non ci sono più, “perché il mondo, nonostante tutto, vive nutrendosi della nostra luce”.
L’autrice tratta con delicatezza la rielaborazione del lutto e l’inizio della rinascita del personaggio sopravvissuto ad un incidente stradale.
Lettura scorrevole e piacevole , a tratti un balsamo sulle ferite che ogni lettore può aver avuto. Sopravvivere a qualcuno porta con sé un prezzo da pagare: un senso continuo di inadeguatezza , di sorpresa e di dolore. E allo stesso tempo dei diritti: rinascere, accettarsi, guardare oltre.
A questi diritti e doveri è chiamata a rispondere la protagonista del romanzo, che, essendo sopravvissuta, si affaccia nuovamente alla vita.
Quando si perde qualcuno che si ama, quando si incappa nella morte e si comprende che il corpo umano è talmente delicato che può perire in qualunque momento, si diventa consapevoli che niente ci appartiene veramente e che affetti, oggetti, progetti non ci appartengono, sono doni transitori che vanno e vengono allietandoci la vita.
Le persone amate: viviamo con loro, condividiamo un pezzo di vita con loro, a volte solo brevi momenti, e poi vanno via, la morte non segna solo una perdita, ma crea un distacco.
E a volte è solo un distacco visivo, le anime non si separano mai veramente e continuano a comunicare, anche se separate dalla trama sottile che delinea i vivi di questo mondo da quelli che hanno oltrepassato la morte.
E questo trauma del distacco lo si vive in un modo particolare: l’anima si scinde dal corpo e vuole stare con la persona mentre il corpo si ostina a voler vivere, oppure l’anima vuole tornare ad amare e vivere mentre il corpo vuole solo restare inerme ad aspettare e ricordare le carezze e i momenti vissuti con la persona perduta, perché è del corpo il ricordo delle carezze, dei sorrisi e delle emozioni provate; non si trovano mai d’accordo, ma in toto cooperano per sopravvivere un altro giorno.
La luce del mattino si riversa chiara e limpida sulla città.
La luce del mattino di offre la possibilità che, qualunque sia stato il passato, ci sarà ogni giorno un nuovo inizio.
*bibliofila