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La pace

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La pace

di Manfredi Lanza*

La pace del solitario è una questione di serenità, diciamo interiore.

Ma la pace tra soggetti distinti, siano essi individuali o collettivi, è un patto, mai facile da mantenere e che coinvolge la responsabilità di tutte le parti in causa.

Qualora una delle parti rompa il patto, le altre hanno teoricamente la scelta tra il resistere e reagire oppure il subire senza muovere un dito. La prima opzione è la più naturale; la seconda, in genere, è dovuta a timore o viltà. In rari casi, può rappresentare una scelta a ragion veduta dagli esiti eminentemente incerti, mirante a far sì che l’avversario si ravveda di suo. Gli esempi storici di un qualche successo di una strategia del genere si contano sulle dita di una mano.

Certamente, per ottenere pace non serve scalmanarsi, sventolare vessilli di buona volontà color arcobaleno, tanto meno rimproverare chi si difende o aiuta chi si difende ed esprimere, invece, disponibilità nei confronti di chi, pervicacemente e senza remore, semina distruzione.

Gli ammonimenti rivolti a chi, pur d’animo pacifico, è costretto a difendersi o a prestare man forte al soccombente, sono inverecondi, aggiungendo disdoro al dolore e allo sconcerto di chi, senza colpa, patisce

  • già funzionario del Parlamento europeo.
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