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Diabete: remissione anche senza trattamenti

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Diabete: remissione anche senza trattamenti

IDF, DOTTNET | 08/05/2023 14:01

E’ l’obiettivo da ricercare con forza e determinazione da parte degli specialisti impiegando tutte le strategie terapeutiche oggi disponibili. Prevenire il diabete agendo sulla popolazione a rischio è oggi una strada possibile. La ricerca della remissione della patologia diabetica di tipo 2 nel singolo paziente, per il momento forse solo mantenendo comunque la terapia farmacologica, ma domani completa in assenza di trattamenti, è un obiettivo da ricercare con forza e determinazione da parte degli specialisti impiegando tutte le strategie terapeutiche oggi disponibili. Una vera e propria “call to action” agli specialisti dedicati al diabete a perseguire fortemente le possibilità terapeutiche offerte a 360 gradi, con attenzione precoce alle sue complicanze e alle comorbilità, come ipertensione, dislipidemia, obesità solo per citarne alcune, perché gli obiettivi terapeutici proposti dalle linee guida sono oggi obiettivi raggiungibili e praticabili per garantire alle persone con diabete qualità e durata di vita sovrapponibili a quelli delle persone non diabetiche. Focus: novità terapeutiche in arrivo in ambito endocrinologico per il trattamento del diabete mellito tipo 2 e la prevenzione delle complicanze, ma anche per il trattamento dell’obesità e per ritardare la progressione dell’esordio del diabete mellito tipo 1.  

Secondo l’International Diabetes Federation (IDF) nel 2021 le persone con diabete mellito nel mondo erano 1 su 10, ovvero 537 milioni di persone. “L’IDF stima che nel 2045 le persone con diabete saranno 784 milioni di persone, concentrate soprattutto nelle aeree urbane. Ancora più allarmante il dato dei bambini che nascono nel mondo da mamme con iperglicemia, 1 su 6, di questi l’80% nasce da mamme con diabete gestazionale, bambini che dovranno, come ci dicono gli studi, essere monitorati fin dall’età giovanile per il rischio di sviluppo precoce di diabete mellito tipo 2 e per il maggior rischio cardiovascolare connesso a tale situazione,.  

Una popolazione quest’ultima alla quale dovranno essere garantiti interventi precoci in grado di garantire anni di salute liberi da malattie metaboliche e complicanze correlate. “Ma per far ciò occorre saper identificare correttamente la persona con diabete”, Non basta più una generica classificazione tra diabete mellito tipo 1 e tipo 2, occorre riconoscere le caratteristiche, stratificare il rischio cardionefrometabolico per scegliere tra le numerose terapie oggi a disposizione quella più adatta per il singolo paziente. Infine occorre conoscere le numerose innovazioni tecnologiche e sapersene avvalere, perché la tecnologia può aiutare il clinico e il paziente a modulare al meglio alimentazione, attività fisica e terapia, non solo nel diabete mellito tipo 1, ma deve essere gestita né più né meno come una ulteriore terapia della quale si devono conoscere vantaggi e limiti. 

 

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