10a Commissione (Affari sociali, sanità,
lavoro pubblico e privato, previdenza sociale)
del Senato della Repubblica
Roma, 5 maggio 202
“Le famiglie che si collocano nel quinto più ricco della distribuzione dei redditi godono
di agevolazioni fiscali (detrazioni e/o deduzioni) per un valore complessivo di circa
1,5 miliardi e drenano il 40,7% delle risorse complessive. Di contro, le famiglie meno
abbienti, ovvero appartenenti al quinto più povero della distribuzione, usufruiscono
globalmente di uno sconto fiscale che sfiora i 140 milioni (3,8% del totale delle
agevolazioni), ovvero meno di un decimo di quanto assegnato al quinto più elevato.
Tale disparità è ulteriormente ampliata dal fatto che, per larga parte, alle famiglie
con redditi bassi non è consentito l’accesso ai benefici fiscali. Sovente, queste
includono al proprio interno membri il cui reddito individuale è talmente basso (sotto
la soglia di incapienza) da impedire ogni forma di agevolazione. Inoltre, in diversi casi,
le famiglie più vulnerabili si sostengono attraverso lavori precari, tipicamente nei
settori dell’economia informale, dove il mancato versamento delle imposte non dà
diritto alle relative detrazioni/deduzioni. In base ai dati dell’Indagine sul reddito e le
condizioni di vita delle famiglie, si stima che nell’anno 2020 quasi una famiglia su due
del quinto più povero (2,6 milioni di unità) presenti, a livello aggregato, un valore
nullo di imposte – sia perché tutti i componenti sono al di sotto della soglia di
incapienza sia perché possono disporre di soli redditi sommersi (non registrati negli
archivi fiscali)”