L’inverno caldo, le gelate di aprile e il maltempo di maggio hanno colpito gli apicoltori: “Agli insetti non è rimasto più nulla da mangiare: stiamo lavorando per nutrirli e salvarli”
da “Il Giorno”
Gli eventi climatici estremi distruggono l’ambiente e le abitudini delle api
Prima il caldo anomalo di gennaio che disorientava le api e la siccità che ha mandato in stress idrico le piante. Poi le gelate di aprile che hanno causato danni diretti ai germogli di acacia in fase di sviluppo. Ora è arrivato il maltempo a frenare la speranza di fioriture “normali”. Così il meteo sta mettendo a dura prova l’apicoltura: la stima dell’Osservatorio nazionale miele è che la perdita di produzione per i raccolti primaverili dei mesi di aprile e maggio possa essere anche dell’80% rispetto alla scorsa stagione 2022. Al mancato reddito si aggiungono gli elevati costi delle nutrizioni di soccorso per salvare le famiglie.
In Lombardia , dove si contano 4mila apicoltori, Apilombardia ha attivato la raccolta delle segnalazioni di danno delle singole aziende per attivare la procedura con gli Utr e la Provincia di Sondrio. L’associazione ha già raccolto segnalazioni da 166 aziende lombarde che insieme allevano 31.500 alveari circa.
Per il solo miele di robinia, la produzione del 2023 si attesta a 2,63 kg/alveare contro una media di produzione di 11,27 kg/alveare del triennio 2020-2022, con un danno calcolato in 2,5 milioni di euro.
“Il dato che salta all’occhio è l’incidenza del danno sull’ultimo triennio contraddistinto da una media produttiva gravemente insufficiente”. Parliamo infatti, in media, di un’incidenza del danno del 74,37%. Anche Coldiretti ha lanciato l’allarme per i 160mila alveari lombardi. “Stiamo lavorando solo per nutrire le api.. Se va avanti così, la produzione sarà del 60-70% in meno. Il freddo minaccia la fioritura di castagno, tiglio, ailanto“. ” Su 400 apicoltri associati solo una ventina ha prodotto, ma con quantità inferiori agli altri anni. Le regine hanno fatto il blocco di covata per assenza di cibo”.