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Combattere l’inquinamento per salvare 7 milioni di persone/ anno

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Inquinamento: combatterlo per salvare la vita a 7 milioni di persone ogni anno

L’inquinamento causa patologie gravi, molte delle quali croniche, a carico degli apparati respiratorio e cardiovascolare, ma anche tumori e mutazioni genetiche. Mannuccio Mannucci (Unimi): «Alla base di tutte queste patologie c’è un’infiammazione cronica causata dalle polveri sottili che invadono il nostro organismo»

di Isabella Faggiano  Jama, Sanità informazione

«Ogni anno, nel mondo, muoiono 57 milioni di persone. Tra queste 7 milioni perdono la vita a causa dell’inquinamento. In Italia 60mila decessi su 650mila sono dovuti alla medesima causa». .

Le particelle PM2.5

«Le polveri sottili, in particolar modo quelle ultrasottili, non colpiscono solo il nostro apparato respiratorio, ma tutti gli organi del nostro corpo. Le particelle PM2.5, ovvero quelle con un diametro aerodinamico inferiore ai 2,5 micrometri, dunque di dimensioni microscopiche, sono in grado di raggiungere il flusso sanguigno penetrando e oltrepassando gli alveoli polmonari. Le particelle PM2.5 sono solo alcune di quelle che formano il particolato atmosferico. «Si tratta di polveri nocive per la salute umana, in grado di causare patologie gravi, molte delle quali croniche, a carico non solo dell’apparato respiratorio, ma anche cardiovascolare. Le stesse particelle possono essere responsabili dell’insorgenza di tumori e mutazioni genetiche. Più di recente l’inquinamento atmosferico è stato associato anche all’ictus».

Ictus e inquinamento, lo studio

In particolare, uno studio condotto in Cina, e pubblicato lo scorso anno su Neurology ha dimostrato che chi è esposto a fuliggine e smog, con particelle di diametro inferiore a 1 micron, ha un rischio maggiore di morte per ictus ischemico. Gli studiosi hanno analizzato i dati di oltre 3 milioni di ricoveri per i ictus, sia di tipo ischemico, causato da un coagulo di sangue, sia di tipo emorragico, provocato da un sanguinamento nel cervello.

Il Parkinson

«È altrettanto recente il collegamento tra inquinamento e Parkinson»,. A dimostrarlo uno studio condotto in Corea del Sud. I ricercatori hanno esaminato i dati sulla malattia di Parkinson e sull’esposizione a inquinanti dell’atmosfera, tra cui polveri sottili (PM 2.5 e PM 10), diossido di azoto, ozono, diossido di zolfo e monossido di carbonio in una coorte di 78.830 adulti che vivevano a Seul.

L’inquinamento favorisce la depressione

Si fanno sempre più strada anche i binomi depressione-inquinamento e psicosi-inquinamento. Che chi vive in zone inquinate abbia una probabilità maggiore di soffrire di depressione lo rivela uno studio condotto nel Regno Unito su un campione di 389.185 persone e pubblicato nel mese di febbraio di quest’anno sulla rivista Jama. A 13.131 persone tra i partecipanti è stata diagnosticata la depressione, a 15.835 l’ansia. I ricercatori hanno evidenziato  un rischio di ansia e depressione maggiore tra coloro che vivevano in aree con livelli di inquinamento più alti, con una predisposizione più marcata tra il genere maschile.

Morti improvvise per aritmie cardiache

«Da non sottovalutare nemmeno le morti improvvise per aritmie cardiache legate all’inquinamento e le complicanze in gravidanza», dice lo specialista. Uno studio condotto in Giappone ha messo in evidenza come in concomitanza con i picchi di PM2.5, aumenti il numero degli arresti cardiaci, con un rischio più accentuato tra gli anziani. Mentre gli scienziati di Taiwan hanno dimostrato che l’esposizione allo smog in gravidanza può causare ritardi nello sviluppo motorio e psicosociale del bambino durante la sua crescita.

Perché l’inquinamento ci fa ammalare

Alla base di tutte queste patologie c’è un’infiammazione cronica causata dalle polveri sottili che invadono il nostro organismo. Si tratta di un meccanismo simile a quello provocato dal fumo di sigaretta, sia attivo che passivo. Tanto che, in alcuni soggetti esposti sia al fumo di sigaretta che all’inquinamento, si può creare un effetto cosiddetto “moltiplicativo”.

Le soluzioni

E allora, cosa si può fare per invertire la rotta, accorciando la liste dei decessi per inquinamento, considerando che nella maggior parte dei casi si tratta di morti evitabili? «Sembrerebbe scontato affermare di dover diminuire l’inquinamento. Ma abbiamo a disposizione una vera e propria “prova del nove.. Laddove l’inquinamento è realmente diminuito, è calato in modo proporzionale anche il numero di morti. Aumentare il verde negli spazi urbani, poi, è un altro parziale, ma efficace, rimedio. Da non trascurare nemmeno gli effetti benefici indiretti che il verde ha sulla salute: stimola l’attività fisica all’aperto, migliora l’umore e favorisce i contatti tra le persone – facendo calare l’incidenza di malattie psichiatriche – e abbassa le temperature. Infine, uno studio condotto nella scuola di Boston, una delle più importanti di epidemiologia del mondo  dimostra che il verde diminuisce la mortalità tra le donne del  12%».

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