di Amnesty International
Dal mar Mediterraneo alla frontiera polacca, da Melilla a Ventimiglia: tantissime persone continuano a perdere la vita provando a raggiungere l’Unione europea.
Si moltiplicano le stragi, ma non gli sforzi istituzionali per fermarle. Di fronte a gravi e continue tragedie, i governi e le istituzioni europee continuano a rimpallarsi le responsabilità e a proporre ricette non solo inefficaci, ma addirittura dannose.
Il nuovo Patto su migrazioni e asilo, su cui gli stati membri dell’Unione europea hanno trovato un accordo a inizio giugno, non prevede alcuna forma efficace di solidarietà e condivisione di responsabilità tra gli stati. Al contrario, rischia di ridurre gli standard di protezione, ad esempio prevedendo lunghe detenzioni in centri chiusi predisposti nelle zone di frontiera, e la possibilità di rinviare le persone in stati giudicati sicuri, ma che non lo sono affatto, insistendo sulle politiche di esternalizzazione e non sulla tutela dei diritti.
Il traffico di esseri umani si combatte garantendo la possibilità di chiedere asilo in modo legale e sicuro, attraverso l’istituzione di canali di accesso.
Le morti in mare si evitano con operazioni di ricerca e soccorso coordinate a livello istituzionale.
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