Vai al contenuto

Condividere i dati climatici

  • di

di Luigi Campanella*

Uno dei grandi vantaggi delle tecnologie della comunicazione è proprio quello di mettere a disposizione enormi.quantità di dati che poi consentono attraverso l’intelligenza Artificiale ed il Machine Learning di arrivare a Modelli previsionali rispetto ad eventi climatici che consentono di ridurre il rischio da essi derivato.Questo principio è ovviamente.universale,ma vale soprattutto nelle regioni più esposte.È il caso del Corno d’Africa una delle aree geografiche più esposte con conseguenti gravi danni per l’economia e per la salute della popolazione.E così nata in quella zona del mondo la piattaforma digitale 3Map sviluppata da TriM,Translate into Meaning,che consente la raccolta,la registrazione,l’analisi e la diffusione di dati ed informazioni fondamentali per contrastare le conseguenze di eventi climatici avversi ed aumentare la capacità di resilienza delle popolazioni.Basato su cloud ed attivo nell’ambito del progetto

OH4HEAL (One Health for Humans ,Environment,Animals and Livelihoods),implementato in Kenia ed Etiopia,3Map permette ad una serie di osservatori comunitari,formati dal progetto stesso,di condividere le rilevazioni meteorologiche giornaliere raccolte presso diverse stazioni attive sul territorio.L’elaborazione di questi dati permette il monitoraggio dell’andamento periodico di precipitazioni e cambiamenti climatici,potendo così anche prevedere precipitazioni future utili a conoscersi per una saggia gestione della pastorizia da un lato e dall’altro per interventi protettivi nel caso  di calamità naturali

L’utilità della condivisione  dei dati climatici monitorati,mutatis mutandis,la stiamo sperimentando anche alle ns latitudini in.tutt’altri ambiti con.il fine di prevenire un fenomeno purtroppo sempre più ricorrente,il corto circuito termico.Il lab ENEA Smart Grid   lavora al progetto Rafael un sistema per prevenire i cortocircuiti provocati dalle ondate di calore,in questi giorni purtroppo attese.La causa principale sta nell’elevata temperatura dei cavi,particolarmente sentita nel caso di cavi sotterranei poco profondi,nel sovraccarico dovuto all’impiego massiccio dei  sistemi di condizionamento,nella elevata umidità del terreno n corrispondenza delle bombe di acqua alternate ad aridità fuori norma Dai dati  esaminati emerge però che un altro parametro critico è l’umidità.Sulla base di tutti i dati raccolti sono stati approntati modelli previsionali con accuratezza pari al75% utili ad anticipare danni ed inconvenienti dei cortocircuiti

*professore di Chimica nell’Università La Sapienza di Roma

(Visited 10 times, 1 visits today)

Lascia un commento