COS’E’ LA MEMORIA, COME CAMBIA CON L’ETA’ E COME MIGLIORARLA. PROGRAMMI MULTIFATTORIALI DI TIPO FISICO, MENTALE, NEUROBICO, NUTRIZIONALE E SOCIALE.
I PARTE.
Il terzo rapporto mondiale OMS 2015 sull’invecchiamento della popolazione ha lanciato l’obiettivo di migliorare le capacità funzionali degli anziani in modo da contrastare cronicità e invalidità.
I disturbi del sistema nervoso hanno un impatto sempre più significativo sulle preoccupazioni di salute delle popolazioni di tutto il mondo essendo essi la prima causa di disabilità e come ha rilevato un sondaggio della Associazione americana dei Pensionati “rimanere mentalmente attivi è la più seria preoccupazione degli over 50, anche rispetto alla salute fisica”. Makin 2016 mente e cervello.
E così oggi vi è un’attenzione sempre maggiore a mantenere e migliorare il proprio benessere fisico e psicologico tanto che l’industria non si è lasciata sfuggire l’occasione in quanto “ è stato calcolato che la spesa mondiale in tecnologie per il benessere cerebrale abbia raggiunto 1,3 mld di dollari nel 2013 rispetto ai 210 mln nel 2005 e si prevede che la cifra raggiungerà i 6 mld entro il 2020.. con gli over 50 in testa” makin citato.
La memoria quindi e le funzioni cognitive in genere hanno un ruolo centrale nella vita delle persone. La memoria viene definita come la capacità di conservare nel tempo le informazioni acquisite attraverso l’apprendimento e di recuperarle nel momento più opportuno. Non è una funzione unitaria e statica ma un insieme di più tipi in un sistema dinamico e complesso, in cui sono coinvolti e interconnessi numerosi processi e varie aree cerebrali. Il suo funzionamento inoltre è suddiviso in diverse fasi temporali interconnesse tra loro. Abbiamo una M. sensoriale, i cinque sensi, di brevissima durata, da 200 msc a 2 sec. C’è una M. a breve termine da pochi sec a qualche min. come la working memory che soprattutto cala con l’età, con sede nella corteccia prefrontale e c’è la memoria associativa emozionale, il sesto senso, con sede sottocorticale (sistema limbico) molto importante perché si conserva più a lungo anche nelle demenze. Se poi una informazione è giudicata importante lo stimolo viene registrato nel magazzino della M. a lungo termine per poi richiamarlo al bisogno. Questo tipo di M. si divide in M. esplicita, episodica o semantica , consapevole con sede nell’ippocampoe in M. implicita, automaticainconsapevole, procedurale, con sede nello striato e nel cervelletto. Infine occorre tenere ben presente che spesso la dimenticanza non dipende dalla “memoria” in sé, perché la formazione del ricordo e la possibilità di rievocarlo sono strettamente connessi a fattori preliminari al processo di memorizzazione, quali: l’attenzione (selettiva e divisa che diminuisce con l’età), la concentrazione, la motivazione o interesse che abbiamo, la soddisfazione e la presenza di un ambiente rilassante o viceversa stressante. Con l’età diminuisce la capacità di svolgere più compiti contemporaneamente (attenzione divisa, multitasking) per cui rendendoci consapevoli è opportuno fare una cosa per volta e solo dopo aver terminato la prima iniziare la seconda. Diminuiscono inoltre la velocità di elaborazione centrale degli stimoli e i tempi di reazione per cui la risposta sarà più lenta e la fluidità del linguaggio. Secondo alcuni studi sembra che l’inizio del cambiamento per alcune funzioni si avverta tra i 45 e i 49 anni.
Ma la plasticità del cervello si mantiene per tutta la vita e non, come si credeva fino a qualche anno fa, solo fino all’età adulta, e con essa permane la possibilità di neurogenesi proprio nell’ippocampo (1998) e in altre aree cerebrali, ed in particolare tramite l’esercizio possono aumentare le spine dendritiche con le sinapsi che sono i siti specifici della trasmissione delle informazioni. Un secondo meccanismo neurobiologico consiste nella compensazione del deficit, vale a dire la possibilità di reclutare/coinvolgere altre aree cerebrali normali in sostituzione di quelle alterate; infine esiste anche il principio della “riserva cognitiva” secondo il quale più è alto il patrimonio cognitivo costituitosi prima dell’invecchiamento maggiore sarà la sua protezione nei confronti del declino successivo. Questi sono i principi sui quali si basano le tecniche di stimolazione cognitiva e di Brain Training, per cui l’apprendimento è sempre possibile durante tutta la vita con programmi di allenamento adeguati.
Occorre infine tenere presente quello che ormai generalmente viene definito lo stile di vita, ovvero tutti quegli aspetti, negativi e positivi, che influenzano il nostro benessere generale nel rapporto tra individuo e ambiente. Molteplici sono tali fattori/comportamenti, per esempio i sette/nove fattori di rischio, in parte modificabili, tra i quali abbiamo il livello di istruzione ricevuto e il tipo di lavoro svolto, soddisfacente o meno; l’attività fisica di livello moderato (fare le scale); la alimentazione sana, il fumo, il sonno terzo pilastro della salute (dormendo s’impara); i farmaci, le malattie (diabete, obesità, ipertensione, depressione..); la solitudine e la rete sociale (insieme è meglio); il buonumore, la musica e il gioco (imparare giocando).
Valentina Gallassi, psicologa psicoterapeuta
Giancarlo Savorani, psicogeriatra