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Italia, Africa e fonti fossili

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Italia, Africa e fonti fossili
DI VINCENZO BALZANI *
Enrico Mattei è stato un grande imprenditore.
Nominato liquidatore dell’Agip nel 1945, riorganizzò l’azienda fondando nel 1953 l’Ente
azionale Idrocarburi (Eni). Il nostro Paese deve alle iniziative di Mattei la grande
disponibilità di energia che ha sostenuto lo sviluppo economico per molti decenni.
I recenti accordi del Governo e di Eni con nazioni africane per ottenere gas al fine di far
fronte alla diminuzione delle forniture dalla Russia sono stati definiti «Nuovo Piano
Mattei». Oggi, però, lo scenario energetico è profondamente cambiato, perché sappiamo
che l’uso dei combustibili fossili genera inquinamento e, ancor peggio, il cambiamento
climatico. Sappiamo anche che se vogliamo controllare il cambiamento climatico è
necessario e urgente portare a termine la transizione dai combustibili fossili alle energie
rinnovabili. Come ha detto il segretario dell’Onu Guterrez «investire nei fossili, oggi, è una
follia economica e morale».
Nell’Enciclica « Laudato si’» (maggio 2015) Papa Francesco ha scritto: «I combustibili
fossili devono essere sostituiti senza indugio, ma la politica e l’industria rispondono con
lentezza, lontane dall’essere all’altezza delle sfide». Pochi mesi dopo, alla Conferenza di
Parigi, il cambiamento climatico è stato definito il problema più grave per l’umanità.
Nella stessa conferenza si raggiunse, faticosamente, un accordo di principio sulla
necessità di porre fine all’uso dei combustibili fossili entro il 2050.
A questo accordo e ai successi raggiunti fra i Paesi della Comunità europea si stanno
opponendo, in vario modo, le compagnie petrolifere, giganti economici privati o a
partecipazione statale. Ancor oggi, a dispetto di molte dichiarazioni e marginali attività
nelle energie rinnovabili, queste compagnie, come la nostra Eni operano con grande
impegno non solo nel commercio, ma anche nella ricerca di ulteriori giacimenti di
combustibili fossili, nonostante gli ammonimenti degli scienziati del l’Intergovernmental
Panel On Climate Change (Ipcc) e del segretario dell’Onu: «Il nostro pianeta si sta
avvicinando rapidamente a dei punti di non ritorno che renderanno la catastrofe climatica
irreversibile.
Stiamo procedendo con il piede sull’acceleratore verso la catastrofe».
Certo, non è colpa dell’attuale Governo se lo sviluppo delle energie rinnovabili, che ci
permetterebbe di raggiungere l’indipendenza energetica, è andato e va avanti troppo
lentamente. Il Governo, però, deve rendersi conto che risolvere il problema energetico con
un «Nuovo Piano Mattei» guidato da Eni è assurdo, perché oggi non dobbiamo
incrementare, ma ridurre drasticamente l’uso dei combustibili fossili e sviluppare le
energie rinnovabili.
Ricercare, estrarre e usare i combustibili fossili delle nazioni africane oggi è un grave
errore. Lo pagheremo a caro prezzo noi, perché in Italia rallenta lo sviluppo delle energie
rinnovabili e ci lega a nuove dipendenze economiche e politiche; ma, ancor più, lo
pagheranno i Paesi africani perché il nostro governo, così facendo, spinge questi Paesi a
investire nelle tecnologie e nelle infrastrutture dei combustibili fossili, invece di aiutarli a
raggiungere l’indipendenza energetica sfruttando l’energia del Sole che hanno in
abbondanza.

  • docente emerito di Chimica, Università di Bologna
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