di Luigi Campanella*
Il comparto dell’energia con l’80% è il settore che più contribuisce alle emissioni di CO2 e quindi ai cambiamenti climatici.Seguono agricoltura,processi industriali e trattamento rifiuti.Ne consegue che per abbattere le emissioni di gas serra la prima cosa da fare è incidere sul settore energia puntando a sostituire le fonti fossili (petrolio,gas,carbone)con quelle rinnovabili.Questo passaggio richiede il superamento di sfide tecniche ed infrastrutturali in quanto non ci si può permettere di destabilizzare le reti o di causare interruzioni di servizio.Questo obbliga ad un’azione progressiva e non concentrata in un breve lasso di tempo.In un primo tempo è quindi opportuno lo spostamento verso fonti fossili a minore contenuto di carbonio,quindi gas naturale piuttosto che carbone.Poi dovrebbero essere sostituite le fonti fossili più inquinanti con quelle rinnovabili,come eolico,fotovoltaico e biomasse.Queste a volte vengono valutate meno di quanto invece il loro contributo alla decarbonizzazione comporterebbe.L’energia da biomasse è pulita e riduce la dipendenza dai combustibili fossili.Le biomasse sono composte da materia organica generata dalle piante e dagli animali appositamente trattata per essere utilizzata come biocombustibili.I cascami dell’industria del legno,gli scarti di quella agroalimentare,la componente biologica dei rifiuti urbani,i residui di attività forestali e boschive sono materiali dai quali si può ottenere energia e che bruciando emettono la stessa quantità di CO2 che hanno assorbito quando si sono prodotti,quindi a bilancio carbonico zero.Il recupero energetico di biomasse residuali è quindi essenziale in una logica di sviluppo sostenibile.Fra le forme più economicamente percorribili per questo recupero oggi abbiamo la digestione anaerobica per produrre biogas per energia elettrica e termica,la combustione per energia elettrica e termica,la trasformazione chimico-fisica per ottenere biocarburanti.Rispetto alle biomasse disponibili il mercato è bilanciato fra domanda ed offerta.L’offerta è condizionata dalla disponibilità e nel caso di un paese a vocazione agricola,come il nostro,le occasioni sono molteplici:potature,raccolte di scarti,selezioni di qualità.La domanda è invece influenzata da clienti,prezzi,condizioni di approvvigionamento
Spesso però questa raccolta non avviene e i materiali vengono lasciati.marcire o vengono bruciati selvaggiamente.Questi comportamenti derivano come sempre da considerazioni economiche:le macchine per recuperarli ed imballarli sono costose e costrette a lavorare in condizioni di pendenza ed accessibilità di suolo molto poco percorribili.Quanto si riesce a recuperare viene trasformato in cuppato,poi utilizzato come combustibile o trasformato in pellet per uso industriale.Il recupero energetico delle biomasse avviene mediante impianti ad hoc per combustione diretta o pirogassificazione,ottenuta bruciando in difetto di aria.Nel primo caso si producono anche ceneri mentre nei pirogassificatori si produce un residuo carbonioso,noto come biochar,simile al carbone di legna.Se privo di sostanze tossiche il biochar viene utilizzato in agricoltura come ammendante e fertilizzante.Questo comporta un ulteriore vantaggio nel bilancio del carbonio:infatti le piante coltivate nel terreno trattato con biochar riemettono solo una parte del carbonio assorbito dal terreno.A fronte di questo vantaggio c’è lo svantaggio economico:questo processo è economicamente conveniente solo se la biomassa è gratuita ed inoltre il biochar deve essere garantito per certi indici di qualità.Ciò non toglie che condizioni favorevoli si possano creare come in occasione della pulizia dei boschi per fini turistici o ricreativi e per evitare incendi e della raccolta differenziata dei rifiuti
*professore emerito nell’Università La Sapienza di Roma