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Marker di patologia ai fini di prevenzione, diagnosi, cura

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di Luigi Campanella*

Uno  dei settori che ha contribuito di certo alla accresciuta capacità della medicina di rispondere alla richiesta dei malati è quello della misura dei cosiddetti marker di patologia ai fini di prevenzione,diagnosi,cura.Questi marker sono in genere proteine,ma anche glicani,frammenti di DNA,anticorpi,acidi nucleici,enzimi,persino ioni inorganici,che vengono determinati con sensori sia con riferimento a valori statici che dinamici,ad esempio per vedere gli effetti di una cura o l’evoluzione dei valori nel tempo.I marker devono essere specifici,sensibili,di facile e accurata determinazione.La trasduzione più richiesta del segnale dei sensori  è quella ottica,per motivi di praticità,in genere l’evidenza finale può essere la comparsa o scomparsa di un colore. Ma negli ultimi lavori scientifici ci sono esempi concreti di trasduzione elettrochimica.In particolare con riferimento a malattie tumorali  un nuovo nanomateriale carbonico,il grafene,caratterizzato da un struttura planare a solo 2 dimensioni,unica per proprietà elettroniche,termiche,meccaniche si è dimostrato capace di costituire materiale per elettrodi capaci di rilevare composti diversi mediante la corrente della loro reazione redox il cui valore di potenziale rappresenta l’indicatore specifico.C’è poi il nodo primario dell’attendibilità della risposta.A questo proposito c’è da ricordare che il concetto base è quello dell’accuratezza,intesa come rispondenza del dato sperimentale con il valore vero,che é poi l’aspirazione prima di ogni misura sprrimentale e che però non va confuso con la precisione che solo rappresenta la variabilità del dato sperimentale.Si comprende che non è dato in teoria conoscere l’accuratezza di una metodica essendo ovviamente sconosciuto il valore vero.Si rimedia attraverso i materiali certificati di riferimento che consentono di verificare l’accuratezza superando le interferenze della matrice analizzata.Ma questo se nel caso di misure chimiche è comprensibile,risulta assai meno applicabile nel caso di misure cliniche per le quali si ricorre invece al confronto  fra il sensore utilizzato ed un altro assunto come riferimento ed individuato sulla base della bibliografia scientifica esistente.

*professore emerito nell’Università La Sapienza di Roma

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