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MONDO AL CONTRARIO

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MONDO AL CONTRARIO

Ci sembra proprio di vivere in un mondo all’incontrario.

si Beppe Manni, Gazzetta di Modena

Nel cortile della mia infanzia gli uomini dopo aver lavorato duramente, all’osteria bestemmiavano e dicevano puttanate, ma mai a casa alla presenza di moglie e bambini. Sapevano che alcune parole andavano taciute per senso di responsabilità e rispetto per gli altri.

‘Caro Generale Vannacci lei non è un uomo di strada che può dire quello che ha in mente usando un linguaggio da caserma. È un capo ascoltato, almeno credo, dai suoi soldati. Le numerose mostrine che esibisce sul petto dicono che ha combattuto in Iraq, in Afganistan ecc. Sono forse queste ‘medaglie’ ottenute in guerre non certamente gloriose, che garantiscono una sua preparazione culturale in grado di pontificare in modo grintoso e offensivo su tutto? Nel suo provocatorio libro ‘Il mondo al contrario’, parla, di razza, di patria, di gender, di omosessualità, di famiglia, di ecologia, di femminismo, di immigazione e di… cultura; spesso irridendo chi con impegno, sofferenza e competenza lavora in questi campi aiutando gente secondo lei ‘al contrario’. Non mi soffermo sui contenuti del suo libro. Faccio solo una piccola riflessione: la brava Egonu non rappresenta forse la ‘razza’ italiana,…ma la rappresenta forse la sua ‘maschia’ faccia di soldato, o la mia , o quelle del siciliano, dl romano, del sardo o del modenese?…

È vero diversi cittadini sono spaventati per gli immigrati di colore, per i gender e il femminismo, per le nuove concezioni della famiglia’. Ma sono i cinquantenni come lei e gli adulti come noi, che non riescono più a capire. I giovani sono molto più disponibili a comprendere e condividere.

Io da insegnante discutevo con i miei studenti, ma cercavo di documentare le mie affermazioni attraverso gli strumenti didattici, specialmente la storia e la letteratura, che aiutavano a comprendere la complessità della contemporaneità. Non c’era disprezzo e odio per chi divergeva dal mio pensiero. Anzi l’ora di lezione era un luogo prezioso per ascoltarci e crescere insieme. La scuola pubblica era un luogo di libertà. Non c’erano tacche da incidere in favore di un partito, per uno scoop letterario per far soldi, o guadagnarsi un posto in parlamento.

Ci sono parole vietate dalla legge, altre taciute per senso di responsabilità o quantomeno di pudore e buon senso. Lei come noi educatori, abbiamo delle responsabilità perché uccide più la parola che la spada. Non dobbiamo essere dei cattivi maestri istigando ‘all’odio e al disprezzo’ del diverso.

Purtroppo in questi ultimi anni sono stati sdoganati cattivi pensieri che come i rifiuti fisiologici venivano tenuti nascosti nelle fogne.

Per la salute pubblica.

Fortunatamente il popolo italiano di destra e sinistra ha finalmente reagito in modo deciso.   

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