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Emergenza disturbi alimentari tra ragazze e ragazzi: bulimia e binge eating

Disturbi alimentari, sempre di più tra i giovanissimi

Disturbi alimentari, sempre di più tra i giovanissimi, da IL GIORNO

Per combattere l’epidemia silenziosa hanno scelto Instagram, la ’piazza’ degli adolescenti, prime vittime dei disturbi alimentari. Cercano di aiutarli usando il loro mezzo di comunicazione preferito. Ma anche quello dei genitori che possono intervenire in caso di problemi. Per tutti un linguaggio semplice ed empatico. È la nuova frontiera della prevenzione di anoressia, bulimia e nuovi fenomeni come il binge eating, l’abbuffata, dietro ai quali c’è dolore e si rischia.

I dati sono chiari : nei primi anni Duemila le persone che soffrivano di disturbi dell’alimentazione in Italia erano circa 300mila, oggi sono oltre 3 milioni. Un fenomeno in aumento soprattutto tra gli adolescenti, per i quali le diagnosi correlate ai disturbi dell’alimentazione e della nutrizione rappresentano in Italia la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. Un fenomeno drammatico che si è aggravato ulteriormente durante i lockdown.

Questione di peso anche sul fronte della comunicazione,  Si sono moltiplicati i post che promettono un’immagine perfetta con venti minuti di allenamento al giorno, o elenchi di cibi e calorie che secondo gli autori fanno miracoli. Solo che poi non funzionano. Perché ciascuno ha il proprio metabolismo. Risultato: tanti ragazzi in crisi. Per combattere i falsi miti che “provocano gravi danni”, Peso Positivo varca anche la soglia delle scuole e delle società sportive, e adesso delle aziende: “Andiamo in tutti i luoghi in cui ci sono mamme, papà ed educatori che grazie ad antenne ben alzate possono cogliere i primi segnali di difficoltà e lanciare l’allarme.. Non ci si deve illudere di poter fare da sé, il primo passo per uscirne è rivolgersi a un medico. E poi a uno psicologo e a un nutrizionista. I disturbi alimentari sono complessi e richiedono più figure. Noi la chiamiamo la ‘teoria dello sgabello’”.

Sono i numeri che fanno paura. E un’età d’esordio sempre più precoce: “Dai 12-14 anni siamo passati a vedere casi a 10 anni con una frequenza che preoccupa e che riguarda sempre di più anche l’universo maschile. Sono proprio questi i temi sui quali siamo impegnati, noi non curiamo, richiamiamo l’attenzione sul problema, stiamo vicino a chi si trova ad affrontare il percorso di rinascita. Ci sono famiglie che rischiano di distruggersi. Offriamo strumenti a tutti, siamo una rete di salvataggio, che supporta gli esperti”.

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