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Emicrania: riconoscerla e curarla

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Emicrania: riconoscerla e curarla

In Italia si stima che circa 6 milioni di persone soffrano di emicrania e si è certi che questa sia una stima per difetto perché sovente il mal di testa viene minimizzato e non presentato alla valutazione degli specialisti.

di Erika Pesce – Infermiere case manager di Neurologia AULSS6 Euganea (PD), Consigliere Nazionale ANIN (associazione nazionale infermieri di neuroscienze)

Emicrania: riconoscerla e curarla

Quando parliamo di cefalea, ci si riferisce ad una sintomatologia dolorosa che coinvolge la testa e si identifica nel linguaggio comune con “mal di testa”, i motivi per cui insorge questo dolore sono molteplici, dalla cattiva digestione a un picco ipertensivo, è sicuramente campanello di allarme per alcune condizioni di gravità come emorragie cerebrali, ictus, tumori, ma in questo caso le caratteristiche sono riconoscibili allo specialista neurologo che valuta la situazione.

Esistono forme di cefalea, molto comuni, che hanno manifestazioni intense, ma che non sono secondarie a patologie specifiche, si chiamano cefalee primarie e sono classificate nelle forme di emicrania ICHD 3 (sisc.it) .

L’emicrania si può distinguere dal semplice mal di testa per la sua principale caratteristica con dolore al capo, ma anche per la correlazione ad altri sintomi.

La diffusione

In Italia si stima che circa 6.000.000 di persone ne soffrano, si è certi che questa sia una stima per difetto perché sovente il mal di testa viene minimizzato e non presentato alla valutazione degli specialisti, perché considerato sintomo di poca rilevanza e che merita un trattamento di auto-cura, frasi come : “non è nulla, devi riposare di più”, “mangi male, per questo hai mal di testa”, arrivano sovente nei nostri ambulatori come giustificazione del fatto che la persona soffra di mal di testa.

Le caratteristiche

Le caratteristiche dell’emicrania sono molto specifiche e se identificate permettono di prescrivere terapie che spesso risolvono il problema.

L’emicrania si manifesta in genere con un dolore al capo intenso monolaterale con caratteristiche costrittive  che i pazienti definiscono come una morsa, subentrano, inoltre,  nausea, vomito, fono-fotofobia e questa sindrome può durare da qualche ora a qualche giorno.

Le più coinvolte sono le donne, con episodi molto debilitanti non di rado in periodo catameniale, inoltre queste ultime si rivolgono allo specialista dopo molti anni di dolore, proprio perché sembra che il mal di testa faccia parte del pacchetto “rosa”, arrivando ai centri cefalee già con una situazione di cronicità conclamata.

Le terapie

Negli ultimi 15-20 anni la ricerca ha permesso di trovare soluzioni farmacologiche sempre più efficaci, si distinguono in trattamenti per la crisi e trattamenti per la profilassi.

Sicuramente il primo passo è stato fatto con l’introduzione dei triptani, antidolorifici specifici per il trattamento della crisi emicranica che agiscono su alcuni recettori deputati all’insorgenza di questa sintomatologia.

Oggi stanno entrando in uso anche altre molecole come i ditani e i gepanti che in modo ancora più capillare intervengono a risolvere la crisi emicranica.

Per quanto concerne la profilassi oltre alle prime linee di trattamento, introdotte da molto tempo, con farmaci che nascono per la cura di altre patologie e che si è scoperto influenzino la riduzione dell’intensità e la frequenza dell’emicrania (pensiamo ai betabloccanti usati in cardiologia per la regolazione del ritmo cardiaco e l’ipertensione),  da pochi anni sono stati introdotti farmaci come la tossina botulinica (1998) e gli anticorpi monoclonali (prescrivibili nel nostro Paese da circa 3 anni), con risultati molto soddisfacenti.

Si parla di profilassi dell’emicrania perché questa patologia è tutt’altro che innocua se non curata, le crisi possono essere giornaliere e costringere la persona ad assumere molti antidolorifici, in alcuni casi può essere insufficiente il beneficio del farmaco e c’è la necessità di aggiungerne altri come FANS o oppioidi, si intuisce che questa tendenza può provocare danni ad altri organi come fegato e reni, è quindi indispensabile trovare una soluzione paracadute con una terapia di profilassi.

L’impatto e cosa fare

L’emicrania ha un impatto sociale molto alto, la maggior parte delle persone che ne soffrono sono in età produttiva, sono donne tra i 45 e i 55 anni, ha un feed-back negativo in termini di performances lavorative e sociali non di poco conto, anche per questo si sta lavorando per l’attuazione della legge 81/2020 ai fini del riconoscimento dello stato invalidante delle forme più gravi di emicrania.

In conclusione il messaggio è evidentemente di prevenzione e cura rispetto a questa patologia, consultare il proprio medico di medicina generale, affinché possa indirizzare ad un centro cefalee accreditato un potenziale paziente emicranico, può fare la differenza sullo stato di salute e su un’eventuale cronicizzazione del quadro clinico, la valutazione multidimensionale permette di riconoscere sintomi specifici e triggers che innescano la crisi,  oltre a guidare il paziente nel suo percorso di cura.

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