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“Il femminismo di pensiero come esercizio di continuità lo buttiamo via?”

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il femminismo di pensiero come esercizio di continuità lo buttiamo via?

di Giancarla Codrignani, politologa, giornalista, già docente e parlamentare

Care donne, soprattutto giovani  
il femminismo di pensiero come esercizio di continuità lo buttiamo via? Perché quello che ormai è il veterofemminismo era stato identificato come la sola novità del secolo in filosofia ha smesso di pensare. Il pericolo da sempre noto è il naufragare nel pensiero unico. Sulla guerra abbiamo detto e scritto in tutte le lingue cose variamente pregevoli nei confronti delle guerre post-coloniali che il sistema capitalista e bipolare decideva in paesi dell’allora “Sud del mondo”. Ora la guerra è in Europa, è una guerra nuova, con armi nuove, tecnologiche, più micidiali, possono estendersi per politiche sfuggite al controllo e le donne non rinnovano l’analisi? Ho ricevuto un invito per sostenere le donne afgane: #StandUpWithAfghanWomen! si propone di tutelare i diritti umani in Afghanistan e di sostenere le realtà democratiche e antifondamentaliste che operano nel Paese e chiede solidarietà su quattro punti: il non riconoscimento del Governo dei Talebani, l’autodeterminazione del popolo afghano, il riconoscimento politico delle forze afghane progressiste e la messa al bando di personaggi politici legati ai partiti fondamentalisti, infine il monitoraggio sul rispetto dei diritti umani. Nessuna menzione dei diritti umani (di per sé universali) delle donne, soggetto attualmente ovunque privo di diritti propri. L’autodeterminazione del popolo afgano non garantisce cambiamenti reali della condizione femminile. L’esempio è indicativo di qualunque altro settore: non “ci siamo” più. Mi ha colpito che Conchita De Gregorio raccontasse del bambino che giocava con il pupazzetto dell’astronauta: lo chiamava al femminile “lei va, lei fa”. Gli ha chiesto: chi è l’astronauta? E il piccolino ha risposto “una che viaggia in cielo”. Avrà visto Samantha Cristoforetti, ma per lui non fa differenza. Infatti non fa differenza (a parte che ci si premura di bloccare le mestruazioni, come quando “una” va in missione). Intanto in Italia una donna guida il governo e un’altra l’opposizione: stessi metodi? stesse proposte? stessi obiettivi? Diverse solo le pettinature? La legge deve pronunciarsi sulla “gravidanza per altri”: qualche discussione pubblica di femministe che, divise, dicono che non basta fare una legge che obblighi alla gratuità. mentre la problematica va alla radice del potere: “è l’uomo che dà la vita, la donna è un contenitore” (Aristotele) quindi non è titolare del diritto di maternità. Oggi sono due maschi che vogliono un figlio del loro corpo (non pensano di adottare, vogliono la provetta con il loro materiale riproduttivo) rovesciano il Freud che si immaginava che noi invidiassimo il pene, mentre l’uomo riconosce di voler restare incinto. Se il primo potere è la riproduzione e ne siamo proprietarie (o custodi?) noi, eserciteremmo il potere come i maschi? (e torneremmo alla guerra?). Anche nella Chiesa cattolica – per volontà esplicita del papa- all’assemblea finale del Sinodo avranno titolarità di partecipazione e di voto 70 laici “non vescovi”, con “almeno” il 50 % donne. Interessa sapere se le voci saranno specifiche di modi di essere e di problemi? La stessa voce dei preti? La violenza di genere che conoscono anche i cattolici in famiglia e in chiesa? Le opzioni di voto uniformi? Ai laici non interessa? Oppure pensiamo alla decisione del giudice di Padova di privare di cittadinanza i bambini nati da coppie presunte “irregolari” (la Costituzione menziona il matrimonio, ma non dice “quale”) avrebbe gli stessi numeri di favorevoli o di oppositori? Potrei proseguire: vorrei vedere non (solo) cortei di protesta. Vorrei sapere se ce la caviamo con i social dove il chiaro e lo scuro sono ugualmente distorti. O se ci ragioniamo, tanto per vedere se davvero vogliamo cambiare il mondo. Oppure lasciamo la morale pubblica diventare un fatto privato e l’istituzione “famiglia” priva di futuro? Giancarla Codrignani
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