Invecchiamento Attivo
By Giulia Posenato / In Invecchiamento
Oggi si vive più a lungo e si invecchia meglio. Il miglioramento della qualità di vita ha portato ad un aumento della popolazione anziana. Basti pensare che in Italia, a gennaio 2019, le persone con più di 65 anni rappresentavano il 22,8% della popolazione totale (Istat).
Ma che cosa significa invecchiare?
L’invecchiamento è un processo naturale, caratterizzato da cambiamenti universali e non reversibili. Questi cambiamenti vengono spesso interpretati con un’accezione negativa, concependo l’invecchiamento come una fase della vita caratterizzata da invalidità, necessità di cure e assistenza continue, da apatia e perdita di interessi.
Ad oggi si è delineato un nuovo approccio all’invecchiamento. L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo definisce invecchiamento attivo, per riferirsi ad “un processo di ottimizzazione delle opportunità relative a salute, partecipazione e sicurezza, allo scopo di migliorare la qualità della vita delle persone anziane” (OMS). In quest’ottica, la persona esercita un ruolo attivo nel costruire del proprio invecchiamento, utilizzando strategie adeguate per gestire i cambiamenti nelle proprie capacità cognitive, fisiche ed emotive.
Tra i cambiamenti di cui si sente spesso parlare, ci sono i “cambiamenti nella cognizione o nelle funzioni cognitive”. Ma cosa sono le funzioni cognitive? E quali sono questi cambiamenti?
Le funzioni cognitive sono dei processi necessari all’essere umano per svolgere le azioni quotidiane in maniera autonoma. Sono coinvolte anche nelle attività più semplici, come fare la spesa o pulire la casa. Ne sono un esempio: attenzione, memoria, linguaggio e ragionamento.
Invecchiare comporta dei cambiamenti nelle funzioni cognitive, anche nelle persone prive di patologie. Ciò può accadere per diverse ragioni, fra cui le caratteristiche genetiche, il contesto ambientale o una scarsa stimolazione: una mente attiva e curiosa, infatti, invecchia più lentamente.
Questi cambiamenti non escludono la possibilità di raggiungere un invecchiamento attivo. Contrariamente a quanto si riteneva in passato, recenti studi dimostrano che il cervello appare plastico anche dopo i 65 anni e, quindi, può beneficiare del training cognitivo: un programma in grado di stimolare le funzioni cognitive, aumentando le possibilità di un invecchiamento attivo e di successo.
Viene superata la visione dell’invecchiamento come declino fisico e cognitivo, per lasciar spazio alla possibilità di apprendere lungo tutto l’arco di vita. In quest’ottica ciascuno di noi ha un ruolo attivo nel costruire il proprio invecchiamento.
Cos’è il training cognitivo e quali sono i suoi benefici?
È un programma personalizzato e creato su misura per la persona che manifesta il bisogno di migliorare il proprio funzionamento cognitivo. Gli esercizi sono mirati a stimolare precise funzioni cognitive e vengono basati su studi scientifici e teorie neuropsicologiche. Inoltre, ogni esercizio è diretto ad ottenere benefici che possono essere generalizzati anche ai compiti della vita quotidiana, consentendo alla persona di mantenere la propria autonomia.
L’obiettivo è quello di stimolare le funzioni cognitive e lo sviluppo di nuove connessioni tra i neuroni. Ciò permetterà di:
- stimolare le singole funzioni cognitive;
- migliorare il funzionamento cognitivo globale;
- stimolare la flessibilità cognitiva;
- promuovere l’uso di strategie;
Baltes, uno dei maggiori studiosi dell’invecchiamento, ritiene che sia proprio la capacità di utilizzare in maniera strategica le proprie risorse a costituire la base di un invecchiamento positivo e di successo. Infatti, l’impatto dei cambiamenti nel funzionamento cognitivo può essere minimizzato attraverso la selezione e l’ottimizzazione delle risorse di cui l’individuo dispone, al fine di utilizzarle strategicamente per compensare eventuali cambiamenti cognitivi. Per questo motivo, per promuovere un invecchiamento attivo e di successo è importante agire sulle proprie risorse cognitive e sul mantenimento del benessere dell’individuo.