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In Lombardia grande fuga dalla sanità pubblica: in 8 anni persi 5000 dipendenti

Lombardia, la grande fuga dalla sanità pubblica: in 8 anni persi 5000 dipendenti

Tra il 2011 e il 2019 dimissioni quadruplicate. Cala il personale in ospedali, poliambulatori e presidi territoriali mentre cresce il ricorso della Regione a precari e liberi professionisti

DANIELE DE SALVO, Il Giorno

 Quasi cinquemila dipendenti della sanità pubblica lombarda in meno nel giro di pochi anni. Nel 2011 erano 111.295, nel 2019 106.961, cioè 4.604 e il 4,13% in meno. E la grande fuga da ospedali, poliambulatori e presidi territoriali non si è arrestata, anzi continua. Nel 2011, infatti, a rassegnare le dimissioni per vari motivi erano stati 751 operatori sanitari, nel 2019 1.752 e nel 2021 ben 2.867. I conti non riguardano quanti sono andati in pensione né chi ha ottenuto ad esempio la mobilità, ma proprio chi si è dimesso, magari per passare a strutture private o per migrare all’estero, in Svizzera o altrove. La pandemia di Covid-19 ha certamente pesato parecchio.

A tirare le somme negli ultimi anni, si è registrata una fuga crescente degli operatori dal servizio sanitario lombardo. È sintomo di un malessere profondo, risultato non soltanto di salari non adeguati, ma anche di carichi di lavoro divenuti insopportabili. La politica economica regionale penalizza i dipendenti del servizio sanitario, favorendo una sanità privata in cui non vengono rinnovati i contratti di lavoro. Questa tendenza ha portato a una demotivazione e a una crescente insoddisfazione tra gli operatori sanitari, rendendo le professioni sanitarie sempre meno appetibili.

Cresce pure il ricorso a precari e liberi professionisti. In base agli ultimi conteggi, nel comparto sanitario pubblico lombardo lavorano 103.500 professionisti a tempo indeterminato, rispetto ai 108mila del 2001, compresi quanti hanno un contratto part-time; a loro si aggiungono 6.600 colleghi o con contratti a termine oppure interinali, quando nel 2001 erano invece 3.700: significa che la percentuale di questi ultimi è raddoppiata, dal 3 al 6%. La tendenza a esternalizzare emerge pure dall’analisi dei bilanci: la spesa per acquistare servizi è aumentata del 10%, dai 10 miliardi del 2012 agli 11 e mezzo del 2021, mentre il costo per il personale è cresciuto solamente del 4,5%, da 5 miliardi a 5 miliardi 250 milioni di euro.

La crescente esternalizzazione dei servizi potrebbe aver portato a una percezione di minor sicurezza lavorativa, minori opportunità di crescita professionale condizioni di lavoro meno favorevoli tra gli operatori sanitari. Inoltre, la diminuzione dei dipendenti a tempo determinato e l’aumento degli interinali suggeriscono non solo una una maggiore flessibilità nella gestione risorse , ma anche una potenziale instabilità per i lavoratori del settore. La scelta effettuata in Lombardia di privilegiare la spesa per l’acquisto di servizi rispetto alla valorizzazione e al sostegno dei propri dipendenti ha avuto come conseguenza una fuga e una ridotta attrattività delle professioni sanitarie. Questo trend potrebbe aver influenzato la capacità di Regione Lombardia di rispondere in modo efficace alle sfide sanitarie.

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