I cibi e le cotture più inquinanti: indovinate cosa c’è in testa?
La Sima ha realizzato la classifica dei cibi e delle cotture più inquinanti: il primo posto non dovrebbe sorprendere nessuno.
Potremmo parlare di connivenza, di omertà, forse addirittura riconoscere una certa convenienza nel decidere di tenere le proverbiali fette di prosciutto appiccicate sopra gli occhi: la verità è che, a oggi, la carne di manzo è il prodotto alimentare che genera più inquinamento in assoluto. Nulla di particolarmente sorprendente, diranno i nostri lettori più fedeli, ché d’altro canto su queste pagine abbiamo a più riprese puntato il dito contro quelle fabbriche (un termine non scelto a caso) di morte e ipocrisia che sono gli allevamenti intensivi.
Ma facciamo un piccolo passo indietro – la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima, per gli amici) ha appena realizzato la classifica dei cibi col maggior impatto ambientale e dei metodi di cottura più dannosi per la salute e la qualità dell’aria. Al primissimo posto, con grande sorpresa di nessuno, si erge per l’appunto la carne di manzo.
La propaganda, specie quella che parla alla pancia, può anche mentire; ma nei dati c’è una solidità inattaccabile. “Il manzo è il prodotto alimentare che genera più inquinamento” si legge nelle conclusioni tratte dalla Sima. “Per un kg di manzo, infatti, si rilasciano in atmosfera 59,6 kg di CO2 attraverso tutte le varie fasi che vanno dalla produzione alla vendita: cambiamenti del suolo, allevamento, mangimi per animali, lavorazione, trasporto, vendita, packaging (dati Obc Transeuropa)”.
La lettura è così semplice che, come accennato in apertura di articolo, confutarla equivarrebbe a fare piena confessione della propria omertà. “I prodotti di origine animale sono quelli che causano il quantitativo più elevato di emissioni di CO2, mentre prodotti a base di cereali, frutta e verdura costituiscono i prodotti più ecosostenibili” continua la Sima. “In Italia si stima che l’85% delle emissioni nel settore alimentare riguardi proprio cibi di origine animale”.
Degno di nota anche il capitolo dedicato ai metodi di cottura più inquinanti, con l’utilizzo del carbone che in questo caso si piazza al primissimo posto del podio. “Ancora oggi circa 2,5 miliardi di persone in tutto il mondo utilizzano legna da ardere, residui colturali, carbone o sterco essiccato per cucinare, mentre il resto della popolazione fa uso di gas naturale, cherosene, Gpl, elettricità”.
Attenzione, però – questo non significa necessariamente che le cucine a gas, presenti nel 68,7% delle case italiane, siano esenti da rischi e pericoli: queste emettono infatti biossido di azoto (NO2), monossido di carbonio (CO), anidride carbonica e metano incombusto (CH4). “Circa 700mila bambini nell’Ue e 234mila in Italia” evidenzia a tal proposito Alessandro Miani, presidente Sima “presentano ogni anno sintomi dell’asma riconducibili all’uso del gas per le cotture degli alimenti, con costi sanitari in Europa pari a 3,5 miliardi di euro all’anno”.