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A CHE PUNTO È LA NOTTE… O MEGLIO IL S.S.N. PUBBLICO E IL NOSTRO REGIONALE E METROPOLITANO?

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A CHE PUNTO È LA NOTTE… O MEGLIO IL S.S.N. PUBBLICO E IL NOSTRO REGIONALE E METROPOLITANO?

di Paolo Ferraresi, Comitati Consultivi Misti dell’AUSL di Bologna

La giunta dell’Emilia-Romagna aveva calcolato in circa 900 milioni di euro il deficit della sanità regionale nel 2022, dovuto principalmente alle maggiori spese sostenute per fronteggiare l’emergenza coronavirus e all’aumento dei prezzi dell’energia: costi che nella fase più acuta della pandemia sono stati rimborsati dallo Stato, ma quando è venuto a mancare il sostegno economico da parte dell’esecutivo nazionale si è creato il disavanzo che la giunta Bonaccini è stata chiamata a ripianare. La Regione aveva poi individuato 493 milioni che arrivavano da entrate straordinarie che erano destinato ad altro e che sono stati usati per ripianare in parte il deficit, ma ne sono restati da reperire circa altri 400, come dichiarato in marzo dall’assessore Donini, che entreranno nel deficit 2023. Vi è stata la richiesta da parte della R.E.R.  al governo centrale di un aiuto per ripianare il deficit, ma quest’ultimo sembra che abbia fatto le orecchie da mercante. 

–  Un altro problema serio nella sanità metropolitana sono stati gli interventi per recuperare le liste di attesa per le visite specialistiche, diagnostiche e strumentali, ritardate notevolmente a causa della pandemia. Non sono stati riconfermati per il 2023 i fondi ad hoc previsti dal precedente governo, mentre i tempi per visite ed esami sono diventati sempre più lunghi e vedono una progressiva fuga dal pubblico dei pazienti più abbienti, mentre molta parte della popolazione resta spesse volte in vana attesa. Poi Le agende chiuse, per mesi e mesi fitti, fanno impazzire molta parte della popolazione.

– Sappiamo che il governo nel 2022 aveva stanziato 500 mil. per il recupero delle liste di attesa e che alla R.E.R. ne erano pervenuti 37,743 mil., ma che la nostra Regione ne ha spesi quasi 51 mil. sforando di circa un 35% rispetto al ricevuto. Per le prestazioni ambulatoriali la R.E.R. aveva ricevuto circa 18,870 mil. per il recupero di 1.026.795 liste di attesa, di cui sembra che ne siano state recuperate circa un 90% a maggio 2023 – A fine di ottobre 2023 però l’Assessore Regionale alla Sanità Donini ha affermato in un convegno che il recupero delle liste di attesa per le specialistiche sarebbe già stato praticamente attuato.

–  Qualche mese fa abbiamo imparato da più fonti che la R.E.R. ha chiesto formalmente alla nostra Sanità Metropolitana di tagliare dal proprio bilancio circa 9,5 – 10 milioni di euro. La nostra AUSL aveva assunto ultimamente circa 900 persone e ora la Regione sembra che voglia tornare agli organici del 2019, togliendo le unità aggiuntive. – È ovvio che tutto ciò vada a confliggere con la Specialistica, con la sanità e il sociosanitario territoriale, con la sanità di emergenza-urgenza e spiega in parte (ma solo in parte) anche quel che sta accadendo sulle liste di attesa per le visite specialistiche e diagnostiche-strumentali.

– Per evitare richieste di visite specialistiche e diagnostiche-strumentali ritenute non necessarie o doppie o triple richieste spesse volte fatte dall’utenza e accordate dal Medico di Base, in sostanza per stimolare l’appropriatezza dei M.M.G. onde risparmiare finanziamenti ed accelerare il rientro delle lunghe liste di attesa, è stato varato un nuovo programma nel software aziendale, da più di un anno a questa parte, voluto dalla nostra Regione. Ora la priorità non ce l’ha più la richiesta del medico con la crocetta che metteva sulla richiesta, bensì la precedenza spetta alla diagnosi che lo stesso MMG inserisce nella griglia del programma, in base ad una serie ben precisa di variabili. In sostanza vi è un algoritmo che stabilisce se l’utente ha diritto ad una prestazione urgente o differibile. – Quindi può capitare che se il MMG sbagli a scrivere la diagnosi e metta comunque la crocetta di urgente sulla richiesta, il sistema entri in contraddizione e la visita venga ugualmente differita sine die e sbatta contro le agende chiuse, che rimangono spesse volte un mistero nel loro funzionamento e sulle quali si desidererebbe avere maggiori informazioni.

– Il problema è che questo sistema, non spiegato sufficientemente alla popolazione, non fa passare praticamente più nessuna visita che non sia veramente urgente, o meglio stabilita veramente urgente dal MMG.

In sostanza oggi occorre essere stesi su un letto, oppure mezzi moribondi o essere in pericolo di malattie gravi per poter accedere a visite specialistiche e/o strumentali. Se tu hai un gran mal di schiena, ma cammini, sono problemi tuoi. La prescrizione del medico non ti farà mai accedere alle visite specialistiche e analisi richieste. Forse riuscirai ad avere dopo un po’ la visita da un fisiatra, magari presso una struttura accreditata, ma per una visita per ulteriori accertamenti diagnostico-strumentali passeranno molti mesi e vi saranno quasi sempre le agende chiuse. Potrai chiedere di essere presa/o in carico, oppure di essere messa/o in lista di attesa presso una struttura, ma sappi che passeranno mesi prima che tu sia chiamata/o.

Quindi se un tempo le richieste dell’utenza erano eccessive e intasavano i servizi di prenotazione (a sentire l’AUSL), oggi si è passati letteralmente dall’altra parte, e i medici stanno abbottonati, forse per paura o per eccessivi controlli e non ti fanno passare in sostanza più nessuna richiesta che non sia per loro urgentissima.  PREPARANO SOLTANTO UNA RICHIESTA DI VISITA GENERICA E DIFFERIBILE che sbatterà sempre contro le agende chiuse, che vanificano sempre i tempi massimi previsti dai codici delle prescrizioni.

I codici delle prescrizioni: U – URGENTE con attesa massima 72 ore; B – BREVE con attesa massima 10 gg; D – DIFFERIBILE con attesa massima 30 gg per le visite e 60 gg per le prestazioni diagnostico strumentali; P – con attesa massima 120 gg.

Ma alla nostra AUSL sta bene così. Anzi i responsabili dei servizi dicono che siano i cittadini che devono fare dei passi indietro, perché la Città Metropolitana Bolognese è tra quelle aree che in Emilia Romagna ha le più alte richieste di visite presso il Servizio Sanitario Pubblico.  Quel che è ancor più grave è che mettono sullo stesso piano le responsabilità degli utenti con quelle dei i medici di famiglia per quanto riguarda le eccessive prescrizioni. Spetterebbe invece al SSN e al MMG di educare i cittadini sulla fruizione delle prestazioni quando queste non sarebbero necessarie od eccessive.

Peccato che i passi indietro gli utenti li debbano fare di tasca loro o non curandosi o curandosi meno.

È evidente che con questo sistema si favorisce solo la sanità privata, perché le agende chiuse riguardano anche le strutture private convenzionate/accreditate. Se vi viene prescritta ad esempio una risonanza magnetica, al CUP risulterà tutto chiuso, mentre se siete disposti a pagarvela troverete posto sicuramente presso qualunque struttura, non solo nel privato puro, ovviamente, ma anche presso le private accreditate.

La situazione finanziaria della R.E.R. risulta quindi non subito rosea per i 400 milioni di deficit sul sanitario da ripianare, ma per converso sembra che sulle liste di attesa siano stati effettuati AD OGGI praticamente tutti i recuperi necessari. Ammesso e non concesso che la stretta micidiale nelle liste sopra esposta si sia resa necessaria per ripianare il deficit finanziario di circa 900 mil. del 2022, quando per di più vi erano ancora circa 1.027.000 liste da sistemare, non sarebbe ora necessario allentare la morsa visto che la situazione complessivamente sta migliorando?

– Ma intanto la signora Presidente Meloni afferma che il SSN pubblico va bene così ed i finanziamenti stanziati sono sufficienti, mentre vengono tagliati i fondi per l’inclusione sociale dei disabili del PNRR per 420 milioni e sostituiti con un Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità con una dotazione di euro 231,800 milioni annui. I tre miliardi tanto decantati aggiunti al finanziamento complessivo per il 2024 alla Sanità Pubblica andrebbero per 2,3-2,4 miliardi all’aumento degli stipendi dei dipendenti del SSN e ALLA FINE per circa 500 mil. alla specialistica convenzionata. Ancora una volta si finirà quindi per favorire la sanità privata specialistica, seppur convenzionata.

–  Dalla bozza della Manovra – afferma Cartabellotta (vedi documento allegato) – emergono più ombre che luci per la sanità pubblica. Accanto al doveroso riconoscimento economico al personale sanitario che si concretizza con i rinnovi contrattuali 2022-2024, la Manovra non lascia affatto intravedere un rilancio progressivo del finanziamento pubblico del SSN, né interventi in grado di ottimizzare la spesa sanitaria». A tal proposito diverse Associazioni Socio-Sanitarie del CMSSA hanno condiviso la proposta di legge della Regione Emilia Romagna, insieme ad altre Regioni, che prevede un incremento del Fondo Sanitario Nazionale di 4 miliardi all’anno per i prossimi 5 annicon l’obiettivo di attestare lo stesso al 7,5 % del PIL nazionale. Da tener presente che lo stesso Ministro Schillaci aveva richiesto per il 2024, uno stanziamento di almeno quattro miliardi, poi sconfessato dal proprio governo.

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